mercoledì 20 giugno 2018

DÜW 221 SALINAS

Avevo già sentito parlare delle Salinas, le terme di Bad Dürkheim, ma non avrei mai pensato ad una parete lunghissima -oltre 400 metri- di una costruzione di mattoni e legno con radici mai viste prima, che la ricoprono da entrambi i lati, lungo i quali scorre in continuo acqua salatissima di sali assai vivaci. Anna Maria aveva una vecchia cicatrice accanto ad un occhio che continuamente perdeva la crosta per riformarla di nuovo. Qualsiasi medicinale non aveva sortito effetto. Ha bagnato la superficie della vecchia ferita con quell'acqua ed il giorno dopo ha cominciato a star meglio. Adesso è liscia come il culetto di un bebè. Non solo, per tutta la settimana dopo avermi fatto visita ha respirato a pieni polmoni -lei è asmatica da quando aveva poco piú di un anno- senza bisogno di inalatore ogni sei o sette ore. Da parte mia, forse a causa di una rinite o qualcosa di simile io ogni mattina appena alzato e poi schizofrenicamente ogni pomeriggio a casaccio piazzo lì da una vita una serie di starnuti giganteschi ad imitazione di quel nanetto di Biancaneve, Eolo, che faceva volare via tutto. Nel periodo passato lassù non è successo mai una volta. Incredibile no? Penserete che sono oramai guarito e invece appena tornato a casa ho ricominciato a sternutire.


DÜW  221   XI


Sulla nudità della parete del buio
vedo scritto il mio nome in trasparenza.
Le mie generalità, la mia razza,
il colore degli occhi, una data,
forse due. Riconosco la prima. Vorrei
riuscire a leggere l'altra, ma è come
se qualcuno versi in continuazione
un liquido caldo e detergente
sopra una pittura fresca
che poi scola in fondo dove presumo
ci sia un pavimento, e dove i diversi segni
e le parole si assorbono
in un unico impasto illegibile
come un liquame organico
che galleggia sopra una superficie
liquida, che si muove appena.
Giusto così.
Potrò cenare tranquillamente stasera
senza dover singhiozzare,
tendendo orecchie a passi inesorabili
in avvicinamento.


27  05  18

12 commenti:

  1. Ho le lacrime agli occhi, stupenda, straziante, commovente, una delle poesie più belle che tu abbia scritto. Il voler conoscere l'ora della propria fine e non riuscire a leggerla ed al contempo farsene una ragione, accettarlo, e prendere questa accettazione come forza di vita e non paura ed incertezza. Vorrei scrivere tanto altro ma le mie emozioni si affastellano una sull'altra freneticamente e faccio ancora un po' di fatica a separarle per dare loro una immagine nitida. So che già i primi due versi sono un capolavoro.

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    1. E tu le fai venire a me, perché conosco ed apprezzo il pulpito da cui predichi.
      Ste poesie le ho scritte, quasi tutte di sera e mai rilette.
      Adesso ci sto capendo qualcosa. Mi sembra evidente che si snodi partendo dalle mie sensazioni del momento, un concetto vivente, forse un assemblaggio, esclusivamene basato su un'idea fissa cui non intendo soggiacere -esattamente quel che hai detto tu in modo così perentorio e brillante- e mi rendo conto mio malgrado di aver preparato durante tutta la vita me stesso e le mie risorse per quell'unico momento. Forse la mia natura è gioviale e "risarola" per quello: perché riesco giorno dopo giorno a dribblare la paura, ad esorcizzarla conoscendo la conlusione del percorso. Si chiama anestetico, ammortizzare, non volergliela dare per vinta. Tu lo hai capito benissimo. Di fronte ai tuoi commenti a volte, spesso, mi sento nudo e di questa nudità ti sono debitore.

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  2. Wow!!!!!!!! Chapeau, Vincenzo!
    Qui parli di una paura umana che tutti hanno ma nessuno rende pubblica e lo fai con una sorta di curiosa (conoscendoti) rassegnazione perchè sai che non saprai mai quello che vuoi sapere.
    Giusto così scrivi. Sì, giusto così. SE conoscessimo quella data vivremmo molto male per conto mio. Meglio lasciar fare al destino.
    Bacio Poeta!

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    1. "Curiosa....rassegnazione" l'hai chiamata. Perché mi conosci, dici poi. Immagino tu abbia letto prima la risposta a Daniele. Io queste poesie le sto leggendo adesso, la prima volta dopo averle scritte e quindi scopro un aspetto di me, del mio carattere, della mia essenza, xhe proprio non conoscevo. Ignoravo che una parte così importante di me si interessasse così intensamente a quell'ora, a quel momento. Penso altresì e non mi dispiace prenderne atto di avere trovato la soluzione, in fondo la scoperta dell'acqua calda: me ne infischio e son contento, non potendo in alcun modo modificare quello che qualcuno dice sia già scritto, ma che scritto o già scritto non dipende da me.
      Eh eh eh. Ci avresti mai creduto "che io si loico fussi"?

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  3. I boschi sono belli
    oscuri e profondi
    ma HAI miglia da percorrere
    e promesse da mantenere
    prima di dormire.
    E' il mio mantra e ne ho fatta anche una versione canina.
    Cri

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  4. Miglia ne ho percorse a migliaia, promesse ne ho fatte, soprattutto a me stesso, e tutte mantenute, tranne una, ma non dirò quale.
    No, non fare la maliziosa, niente a che vedere con AM e corna. Tutt'altro. Una questione che riguarda il rapporto privato tra me e Dio: non l'ho mantenuta, non aveva senso, era da ipocriti.
    Mi piacerebbe conoscere il tuo mantra in edizione canina.
    Buh, buh buh,
    buh buh buh,
    buh buh,
    buh buh buh,
    buuuuuuuuuuuuuuuuuhhh!
    VIN

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  5. Il mio mantra dice che hai ancora tante miglia da percorrere, delle promesse fregatene.

    I cani sono belli
    solari e profondi
    mantengono le promesse
    ma hanno poche miglia da percorrere
    poche miglia da percorrere.
    Spero che Robert Frost non mi mandi maledizioni dall'aldilà.

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  6. Concordo: me ne sto fregando.
    Poche miglia da percorrere perché te li porti in macchina, pelandrona.
    E perchè dovrebbe? Gli fai pubblicità anche adesso che è morto.

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  7. Ti rendi conto che il cane vive, mediamente, 12 anni?
    Questa è una punizione della natura.

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    1. Non direi: è un favore della natura a te che te ne troverai un altro ancora più affezionato, come capitava a mio fratello e adesso a mio nipote, suo figlio, che non starebbe mai da solo con sua moglie.

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  8. E credo sia molto meglio non riuscire a leggere la seconda data...come vivremmo il tempo che da lei ci separa...esaltandolo o piangendo per tutto ciò che lasceremo?
    La forza delle tue immagini buca la carta, lo schermo...wow Vincenzo!
    Certo che di emozioni ne hai vissute tante in quelle terme, anche quasi inconsapevolmente, queste poesie sono una sorta di "appunti per te" oltre che un dono per noi, ti ci ritrovi dentro, ti conosci...sono di quelle che "si scrivono da sole", così le chiamo io quelle scritte di getto, non rilette perché non c'è bisogno in realtà di farlo!

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    1. "La forza delle tue immagini buca la carta. lo schermo".
      Come su può lasciare senza stupore di leggere osservazini come questa?
      Piesie "che si scrivono da sole", altra immagine fondamentale e preziosa.

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