martedì 31 gennaio 2017

ARRIVA SEMPRE


E arriva sempre il momento
di partire, e allora
tutto quello
che ti ha infastidito
lo rimpiangi,
come per esempio i tuoi silenzi
e i musi lunghi
che tenevi giornate intere.

Telefona, se vuoi,
io resto sempre in piedi
fino a notte inoltrata.


Maximiliansau
settembre 2016 - gennaio 2017

***

mercoledì 25 gennaio 2017

QUANTE COSE

Quante cose tu non sai
di me,
quante cose non so
io di te,
perché stiamo ancora insieme
questo proprio non lo so,
ma se tu ti svegliassi
domani
e non trovassi me
lì accanto a te
credo ti perderesti
ma non so dirti perché.
Io ti dico invece quello
che succederebbe a me:
non vedendoti più lì
non saprei nemmeno piangere,
e terrei gli occhi ben chiusi
per non vedere 
più niente.


***
Maximiliansau, 24 gennaio 2017

*

lunedì 23 gennaio 2017

NON ABBIAMO BISOGNO DI EROI MA DI NORMALITÀ

Non ci servono eroi, ne abbiamo avuti sempre troppi.
Ci serve la normalità.

In Italia avvengono sempre tragedie perché qui ci sono gli italiani ed i nostri governanti 

sono italiani.

Potessimo cambiare certamente avverrebbe qualche miracolo, per esempio si incomincerebbe a iniziare lo studio di un piano per mettere in sicurezza un territorio per natura già impervio, ridotto allo stremo dall'incuria, dall'incompetenza, dall'improvvisazione, dalla corruzione, dalle mafie e mafiette, dall'incapacità di

cercare almeno di fare qualcosa. 

INVECE NON SI È FATTO NIENTE E NIENTE SI FARÀ

all'infuori di chiacchiere, dove siamo maestri.

RIGOPIANO

Non dimenticheremo tanto presto questo nome.
Significa vergogna, significa disastro annunciato, significa gente lasciata morire senza fare niente altro che chiacchiere, senza che nessuno senta il bisogno di togliere il suo ignobilissimo culo dalla poltrona che occupa. E quando mai ci si è dimessi in Italia per una simile sciocchezza?

1. Chi ha dato il permesso di costruire un albergo di extralusso lungo un canalone di scarico di una montagna imponente come il Gran Sasso?
Adesso si viene a sapere che l'albergo era stato costruito sui sedimenti di altre frane , adesso lo dicono, quando per giorni avevamo sentito spergiurare sindaci ed esperti che mai si fossero verificate frane in quella zona.

2. Chi si era preoccupato di sgomberare le strade dalla neve abbondantissima che stava cadendo da giorni -si parla di 20 milioni di tonnellate- senza aspettare che si accumulassero tre e quattro e fino a cinque metri di neve? Senza andare all'estero avrebbero potuto informarsi nella italianissima regione del Trentino per sapere che quando il Servizio Meteo annuncia abbondanti nevigate si inizia lo sgombero delle strade quando incomincia a nevicare e non dopo ore e ore. Ma c'era stato qualcuno competente che aveva letto quei bollettini? Oppure li tenevano lì come ricordo?

3. Chi si è preoccupato di controllare lo stato delle turbine? Di procurarsi la benzina necessaria a farle funzionare? Almeno informarsi dove stavano? Si è allertata una turbina a Chieti, mentre ce n'era una a pochi chilometri inutilizzata.

4. Chi in tanti anni si è preoccupato di garantire che l'erogazione di elettricità in quelle zone fosse assicurata? E in che modo? Possibile che in Trentino -sì, sempre lì- non manchi mai la corrente anche con quattro metri di neve mentre in Abruzzo basta un niente e la corrente li molla? Ma conosce questa gentaglia l'uso dei tralicci di 40 metri di altezza per garantire che la corrente non si estingua?

Chi deve pagare adesso? Il solito povero minchione e non qualche ministro di questo governo fantoccio, pessima copia di un pessimo governo Renzi, il cosiddetto Renzi bis, della cui continuità si vanta lo scopiazzatore di turno Gentiloni?

Questi caporioni del PD proprio non capiscono un tubo. Non hanno capito il significato di quel 

NO

urlato in modo inequivocabile dal 60% di coloro che votarono il 4 dicembre dell'anno scorso.

Significava:  

ANDATEVENE

E questo continueremo  gridare.

Ma prima tirate fuori quella gente, viva o morta.




mercoledì 18 gennaio 2017

COSA MI RESTA


Cosa mi resta di questo amore
così mutevole
e gaio
e profumato,
sorprendentemente sempre nuovo,
come una luce accecante
che irrompeva nel mio tunnel,
come una limpida acqua
di un torrente montano,
rumoroso e vociante ogni mattino
silente ad ogni tramonto,
cosa mi resta adesso
che non ti amo più?


I vagiti di un bambino mai nato;
un richiamo da un bosco
incantato
dove tracciavamo un sentiero
incidendo il tuo nome
ed il mio
sulla corteccia degli alberi;
il guaito di un cane che era il tuo
ma che era il mio amico
e adesso è triste perché
non mi trova più.

Niente altro,
nemmeno il tuo nome
tatuato all'interno di un mio braccio
perché allora non usava.

Sei proprio nata sfigata, amore mio.




Maximiliansau, 16/17 gennaio 2017

***

sabato 14 gennaio 2017

UNA CAROVANA DI MULI


Una carovana di muli
usciti da stalle diverse e subito
disposti in fila indiana
trasporta gli avanzi.

L'ultimo treno è passato da tempo,
sprofondato dietro l'orizzonte,
e non ce ne saranno più altri.

Non promette niente di buono
quel branco di nuvole nere
che vengono incontro
tumultuando tra loro.

I muli continueranno a marciare
fino a infilarcisi dentro
inghiottiti senza scampo.

Non c'è una nave in vista,
solo tenebre.
Tutto cola in un silenzio che urla.


Maximiliansau, 14 gennaio 2017

***

domenica 8 gennaio 2017

SINFONIA PER VOCE SOLISTA

Voi che credete in Dio
e non avete bisogno
di una lettera di raccomandazione
post mortem,
voi che non avete dubbi ma certezze
che fanno schifo perché l'angelo protettore
vi orina sulla testa ogni notte,
tracotanti perché ha pensato già a tutto
il vostro Dio fannullone
e il vostro sperma può annegare nel piscio dei santi,
voi che pensate che quelli come me
non siano mai nati mentre io penso
che voi siate morti al concepimento,
continuate pure a biascicare orazioni
abbracciati alle vostre acquasantiere di marmo
oppure ancora peggio a baciare luridi pavimenti
alzando il culo cinque volte al giorno
e leccate per terra e sculettate
perché i vostri dannati giustizieri
trovino molte vittime ignare e inermi
di fronte ai loro camion ed alle bocche
dei kalaschinkov che nascondono
sotto il burkha, voi a lavare a linguate
i luridi pavimenti delle vostre pseudo-moschee
loro a smerdare di sangue i parket
delle discoteche di lusso,
non crediate di avere ottenuto per l'eternità
niente altro che il nulla riempito di nulla
perché siete caduti nell'inganno
di chi più furbo di tutti ha messo insieme
sogni, immondizia e putride menzogne
per impantanarvi monaci e studenti,
suore, puttane  e penitenti appena usciti 
di galera e chi si batte il petto
pentito delle mille peccata giornaliere
dal canto del gallo ai dodici
tocchi del vetusto orologio
delle proprie torri comunali.

Non mi risveglio più al suono delle
campane ammutolite del mio paese,
abbandonate da troppo tempo.
Ma esistono ancora campanili?
Nessuno mangia più olive verdi e mentuccia
seduto sugli scalini della sua parrocchia,
e i preti vestiti come commessi
viaggiatori, venditori di usato,
di magliette estive e album
di figurine osé,
che non si accoppiano a donne ma a fanciulli
rigorosamente di sesso maschile
e se ne fregano dell'evangelizzazione,
mentre quelli come me, liberi e strafottenti,
presi a schiaffoni da piccoli
e a calci in culo da grandi,
transfughi dalle loro paure in quelle 
altrui, entrando e uscendo 
sempre da paradisi artificiali
dove l'ignoto non è soltanto dietro l'angolo
né in fondo alla strada perché la luce
è guasta, ma anche e soprattutto
dietro di loro, lungo il cammino appena percorso;
uomini o quasi uomini degradati a manichini
insofferenti, insignificanti,
da donne con licenza di tradimento
senza finire sul rogo o lapidate
in ossequio a una delle tante e sante
religioni, avendo raggiunto la parità dei sessi
che poi è una bufala solenne
visto che ci sono sempre sette
donne per ogni uomo
e questo è forse il più grave motivo
dell'impotenza e delle debolezze del maschio,
Quante sono le vergini puttane
dai nove anni ai tredici?
Mille? Un milione? Centomila?
Tutte.
Sono stati aboliti i campi di concentramento,
negati, superati e archiviati
come i bordelli.
Meglio la strada, venti euro a marchetta,
trenta per un pompino, cinquanta
con l'ingoio. Cento la scopata senza preservativo.
La globalizzazione della fica
spadroneggia e lava le coscienze.
Possono fornicare anche i preti
e le monache si fanno
il segno della croce prima
di lasciarsi sodomizzare
per non rimanere incinte.

Che ci faccio io qui in mezzo?

Io mi sento come il rappresentante ufficiale 
della mia generazione al tramonto,
vissuta sempre dietro l'orizzonte
dove sprofonda l'acqua, 
limando i nostri progetti
come limassimo le unghie,
uscito da un corpo di donna
che si ostinava a non farmi uscire da lei.
Nato comunque e da allora vissuto
a ridosso di una scogliera antica
a guardare i sussulti del mare.

Sulla schiuma di quel mare che era  nostrum
galleggiano margherite nere, giacinti
anche neri, nere megnolie e ciclamini neri.
Noi che ogni giorno vi seminiamo cadaveri
non ce ne meravigliamo ormai più.
Non fa notizia un barcone che va a picco a poche
miglia da Lampedusa. Strani pesci
senza pinne nelle reti dei pescatori, ma raccontalo
sotto voce, tanto non fa più nessun effetto
e già molti sbadigliano. "Cambia canale, amore mio,
anzi no andiamocene a letto, che ce ne frega
di tutti questi fiori galleggianti?"
Prendiamo fiato e soffiamolo fuori
tutto il veleno succhiato dal vento;
inspiriamo aria acida
ma non ce ne importa più di niente.
a chi interessa se un uomo muore,
come è vissuto e quanto
a lungo fosse ammalato,
e di che cosa sia morto, se non ha un amico?

Ci vorrebbe un amico,
diceva una vecchia canzone.
Io avevo un amico,
gli facevo favori, lo lasciavo
passare avanti con le ragazze
perché era mio amico;
lo portavo sempre con me
nella mia macchina nuova,
pagavo tutto io ma lui era il mio amico; 
invece sparlava di me
con una mano sulla bocca
quando gli voltavo le spalle.
Mi sputtanava con tutti
perché nascondeva dentro la sua invidia
e il suo livore per me.
Brutti pensieri mi vengono
ogni volta che scopro
qualcuno che mi vuole come amico,
perché finora quasi tutti vogliono
sputtanarmi, portarmi via la donna
e spillarmi quattrini.


Così un giorno abbandonati gli amici
io e i miei figli raggiungemmo la vetta della collina
mentre arrivava la grande mucca,
una mucca muccante, mucchevole, muccosa,
una mucca boia, mucca ciminiera, 
mucca senza muggiti.
E io gridai ai miei figli:
"Guarda Alessandro, guarda Federico
questa è l'infinita spiaggia promessa
mucchevolmente mucca
come la mamma che io vi ho regalato".

E proprio allora ho guardato verso il cielo
e ho visto su in alto veleggiare
due nuvole, una accanto all'altra;
ho visto in un prato un cavallo brucare
tranquillamente l'erba, mentre
l'ombra delle due nuvole gli schermava il sole;
ho visto un nido di formiche
che lavoravano senza sosta
infischiandosene dell'ombra e del sole;
ho visto me, lungo e allampanato,
riflesso in una pozzanghera
grigio sul piano tremolante dell'acqua.

Nessun attimo passa senza
lasciare traccia,
perché quando un sogno muore
è il momento di incominciare a sognare.



Vincenzo Iacoponi Malavisi

Maximiliansau,  ottobre 2016 - gennaio 2017

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