12 febbraio ore08.00 -
Puntuale come solo lui sa essere arriva mio figlio Alessandro e si stupisce che io sia già a posto. Ho tutto pronto: un troller con ricambi vari; un Rücksack con dentro altri impicci e la mia borsa fatidica con i miei documenti personali ed i documenti fatti dal mio medico per l'ingresso in Ospedale.
Dieci minuti dopo partiamo ed abbiamo fortuna col traffico, poco dopo le otto e mezza sta parcheggiando -cum maximo culo- proprio ai piedi della scalinata che porta all'ingresso.
Mi presento allo sportello e in quel momento una lama gelata mi passa sulla schiena.
"Alles um sonst", dico all'impiegata che mi guarda e non capisce. Tutto per nulla.
Ho tutto, meno la borsa coi preziosissimi documenti, l'Einweisung, senza il quale non si entra.
"Torniamo indietro -dico a Sandro- non ho i documenti, mi sono dimenticato la borsa sulla mia poltrona". Appena in macchina gracchia il telefono ed è naturalmente Anna Maria che si è accorta del danno.
Un inizio da favola. I miei dubbi riaffiorano feroci: ma chi me lo fa fare? Comincia male e chissà come continua.
"Come deve continuare? mi chiede Alessandro, visto che io smoccolo a voce alta. Devi fare solo una Kolonsckopie, starai al massimo mezz'ora e fra tre giorni ti rivango a prendere".
Ma qualcosa mi gratta dentro le budella e non voglio nemmeno pensare al sogno di questa notte.
Anna Maria è venuta giù con la mia borsa e nemmeno la fatica di far le scale.
"Non fare quella faccia, mi fa, succede"
Sarà, ma non mi era mai capitato prima.
Seconda corsa e questa volta Alessandro nemmeno parcheggia perché deve pure andare a fare il suo lavoro.
Arrivo all'accettazione e dopo una ventina di minuti un'infermiera mi accompagna al reparto. Sto in E-0.11 una bella stanza con due letti e un vecchietto ciarliero, che in breve mi fa la storia di tutti i suoi guai. Quando si tace è per sempre: posso cantare e ballare ma lui nemmeno mi vede, accende la TV e guarda PER ORE E ORE solo programmi per bambini, cartoons, pupazzetti e affini.
Dopo pranzo mi portano un litro del liquido merdoide che conosco dal tempo della mia prima coloscopia. Mi esalta il solo pensiero di averlo in bocca.
13 febbraio ore 08.00
Qui non si mangia, solo si beve acqua ed un altro litro del liquame e si corre al cesso.
Alle 10.00 Ultraschall
Alle 14,30 mi portano col mio letto al quinto piano in Endoskopie, immediatamente in OP.
La prima impressione: un sacco di gente che si muove come le formiche all'ingresso del formicaio. Concitazione anche nelle voci. Boh.
Sono vestito come a Carnevale: un camicione a fiorellini azzurri, un paio di mutande molto sexi viste dal davanti, ma con un enorme spacco proprio lì sul culetto.
Mi distendono sul tavolo operatorio e un medico mi fa un'iniezione con il liquido che riconosco dal colore per essere quello che mi farà far la nanna. Guardo l'orologio in alto nella sala. Le 14,29.
Alle 15,09 Sono sveglio di nuovo. Così poco? Per due polipi calcolavo poco più di un'ora.
Nessuno nei pressi del mio tavolo. Tutti guardano da un'altra parte. Boh, doppio boh, triplo boh!
Finalmente arriva il mio operatore. Indossa ancora il grembiule di plastica da Metzger, da macellaio ed ha in mano un foglio da computer con tre foto.
"Tutto già finito?" chiedo.
"È successo qualcosa che a me non era mai successo in tanti anni di carriera"
Ahia!
"Tolto il primo polipo, nel discendere si è verificato uno strappo dell'intestino che ha provocato questo" e mi mostra le tre foto. La prima a sinistra è l'horror vision, il peggio che potessi aspettarmi di vedere: un cordone grigio -il mio intestino- con nel mezzo un buco dal diametro di otto millimetri.
Pericolo immediato di peritonite, di setticemia o di tetano. Tifo per la peritonite anche acuta perché ci sono gli antibiotici necessari. Se va sul tetano mi sono rovinato il resto della mia vita; se butta sulla setticemia posso cominciare a contare le ore che mi restano da vivere.
Lui sta parlando ma quasi non lo ascolto. Si sta scusando.
"Lasci perdere, Doc, può capitare. Solo: warum ich ? Adesso mi dica: cosa fate?"
"Abbiamo tentato di ricucire i lembi perché...
"Fatica inutile e tempo sprecato. Va tagliato via un pezzo di intestino, lo so. Quanto e quando lo farete?"
"Adesso la mandiamo a Chirurgia. Là le diranno loro. Le faranno una tomografia per vedere se la nostra cucitura regge e in caso negativo opereranno subito."
Esattamente il mio sogno della scorsa notte: taglio nell'intestino provocato per troppa fretta e asportazione di un bel pezzo di intestino. Il sogno finiva qui. Peccato! Avrei voluto vedere il finale.
Venti minuti dopo più o meno sono nel tubo della tomografia.
Risultato negativo, come previsto; mi preparano per la seconda operazione della giornata.
Dottori e personale intorno a me come fossi il messia. Quanti sorrisi ho visto...quante iniezioni mi hanno fatto...quante cose in genere, ma io sto ancora qui e dentro di me i vermetti si agitano.
Mi trasportano in OP.
Minimo quattro dottori quattro, sono tutti quelli con le tute verdi. L'anestesista che mi fa mille domande verrò a sapere che è italiana e amica di mia nuora Sara. Le racconterà poi tutto dettagliatamente.
L'Oberarzt mi fa il quadro della situazione: da spararsi. Tolto il pezzo di intestino ( saprò dopo che si tratta di 30 centimetri) ricuciranno insieme le due estremità, poi richiudono (con 25 punti) Controllano con tomografia se tiene bene. Qualora non tenesse altra operazione immediata: taglio di olte 80 centimetri con bypass da una parte all'altra e SACCHETTO esterno. Vita da uomo normale finita. Sempre che non arrivino compliacanze nuove.
Mi concentro su me stesso. Non vedo più nessuno, solo ombre. Gente, per la prima volta nella mia vita mi sento molto vicino alla morte. Faccio una cosa che NON AVREI MAI CREDUTO POSSIBILE: mi metto a parlare con quello che chiamano Dio.
Può darsi che tu veramente esista, anche se ho dubbi; ma facciamo che tu esisti. Se così fosse ti prego di farmi tornare a casa mia ancora da vivo. In cambio ti prometto, anzi ti giuro che non bestemmierò più.
Non mi sento un vigliacco, solo mi sento meglio, liberato di un peso che mi opprimeva da anni.
A un tratto vedo davanti ai miei occhi la mia tribù al completo, una trentina di visi attoniti. In mezzo quello di Anna Maria. Quanto avrei potuto darle di più e non l'ho fatto e adesso chissà se ci sarà più il tempo.
Poi in un gruppo vedo tante altre facce, anche se alcune sono quelle che mi sono immaginato che così fossero: sono le vostre facce ragazzi e ragazze. Fate parte della mia vita. Spero proprio di poterle rivedere.
L'anestesista mi dice che fra una diecina di secondi dormirò un po'.
Guardo automaticamente l'orologio in alto proprio davanti a me: segna le 16,55
Buio.
Mia figlia telefonerà alle 22,45 per l'ennesima volta. Le rispondono che è finita e che mi stanno preparando per l'intensive Station.
Un'ora dopo, alle 23,40 mi risveglio nella intensive Station carico di cateteri: nove. Dal naso all'ano, uno enorme.
14 febbraio
Inizia una settimana di passione di cui sorvolo tutti i particolari, altrimenti si ridurrebbe tutto ad un gelido bollettino di guerra. Al centro della scena uno straccio d'uomo che ha avuto la fortuna in dotazione di un fisico di acciaio. Sono pieno di sonde e quella che mi dà più fastidio la porto dentro la narice sinistra fino allo stomaco -90 centimetri- con la quale è difficoltoso anche inghiottire liquidi, addirettura respirare e che, quando me la toglieranno, lascerà un ricordo che speriamo non sia perenne ogni qualvolta cercherò di inghiottire.
La temperatura sarà costantemente intorno ai 37 gradi, il polso, arrivato a 84, scenderà ai valori soliti intorno ai 60 con punte al mattino fino a 68. La pressione del sangue arriverà i primi giorni fino ad un massimo di 180 sistolica e 90 diastolica.
Il peso -orribile- aumenterà fino a sette chili plus. Un edema di liquidi acquosi dovuto anche all'Eiweiss, l'albumina, presente nelle urine. Al momento in cui scrivo si è ridotto a circa due chili tendenza discendente.
Il 19 febbraio mi tolgono il tubo dal naso, con cui sono tre le sonde asportate.
Di notte non riesco a dormire non prima delle quattro, poi tirerei fino alle otto e forse più se non venissero ogni venti minuti dalle sei in poi a scassare la beata minchia, che tanto beata non è con quel cateterone inalzatole a prua.
La pressione del sangue sta scendendo costantemente ed adesso i massimi sono160 80 tendenza al basso.
Il 21 torno nel Darmspiegelung, dove tutto il merdaio ebbe inizio, perché ho constatato tracce abbondanti di sangue nelle feci. Vedo tutto nello schermo stavolta, compreso il polipo superstite, bello in alto. Il sangue era solamente residuo dell'operazione. Nessun rischio.
Il 22 febbraio Riesige Überraschung, gigantesca sorpresa: colazione da essere umano e non da polpetta. Pane, burro, marmellata, jogourt, caffellatte. Finora tre tazze di broda al mattino a pranzo e a cena, con il mio stomaco che suonava la marcia dell'Aida.
Il 23 mi tolgono l'ultimo catetere, il nono.
Guizzo nell'aria come un pesciolino.
Vedo la fine del tunnel, vedo la luce, vedo la vita come una spiaggia di nuovo raggiunta.
25 febbraio, domenica (incredibile in Germany)
normalmente non si esce mai di domenica, ma Angela ha fatto cagate e adesso si deve risparmiare anche il fiato altrimenti salta definitivamente la GroKo grosse Koalition e lei è fottuta.
Alle 11,15 esco dalla porta principale con le mie gambe. È venuto a prendersi suo nonno mio nipote Alessandro, il secondo degli Ale, con la mia macchina.
Ultime misurazioni:
Pressione 145-70
Polso 62
Temperatura 36°6
Peso 81,6 Kg
Da smaltire ancora circa tre chili.
Ve lo dico con il cuore: non credevo fino al 15 di poter scrivere questo pezullo. Sono passati due giorni ma ero ancora troppo debole. Vi ringrazio di esistere. Poi leggerò con calma quello che mi avete scritto
Nota bene. Qualcuno che voleva telefonare col mio cell ma non aveva la password lo ha messo fuori e io non sapevo più dove fosse la carta col PUK. Ho dovuto cambiare numero, ma non so cosa cavolo sia successo per cui adesso mi serve solo per guardare le figurine, non credo di essere online, almeno se avessi avuto questo cesso avrei potuto mettermi in contatto. Invece niente.
Cominciata male, finita bene...ma c'è mancato poco.
Non toglierò il restante polipo. L'ho giurato alle mie pulci: mai più in un ospedale.
Vi abbraccio tutti, ma proprio tutti.
VIN