martedì 27 febbraio 2018

ALL'INFERNO E RITORNO

12 febbraio  ore08.00 - 
Puntuale come solo lui sa essere arriva mio figlio Alessandro e si stupisce che io sia già a posto. Ho tutto pronto: un troller con ricambi vari; un Rücksack con dentro altri impicci e la mia borsa fatidica con i miei documenti personali ed i documenti fatti dal mio medico per l'ingresso in Ospedale.
Dieci minuti dopo partiamo ed abbiamo fortuna col traffico, poco dopo le otto e mezza sta parcheggiando -cum maximo culo- proprio ai piedi della scalinata che porta all'ingresso.
Mi presento allo sportello e in quel momento una lama gelata mi passa sulla schiena.
"Alles um sonst", dico all'impiegata che mi guarda e non capisce. Tutto per nulla.
Ho tutto, meno la borsa coi preziosissimi documenti, l'Einweisung, senza il quale non si entra.
"Torniamo indietro -dico a Sandro- non ho i documenti, mi sono dimenticato la borsa sulla mia poltrona". Appena in macchina gracchia il telefono ed è naturalmente Anna Maria che si è accorta del danno.
Un inizio da favola. I miei dubbi riaffiorano feroci: ma chi me lo fa fare? Comincia male e chissà come continua.
"Come deve continuare? mi chiede Alessandro, visto che io smoccolo a voce alta. Devi fare solo una Kolonsckopie, starai al massimo mezz'ora e fra tre giorni ti rivango a prendere".
Ma qualcosa mi gratta dentro le budella e non voglio nemmeno pensare al sogno di questa notte.
Anna Maria è venuta giù con la mia borsa e nemmeno la fatica di far le scale.
"Non fare quella faccia, mi fa, succede"
Sarà, ma non mi era mai capitato prima.
Seconda corsa e questa volta Alessandro nemmeno parcheggia perché deve pure andare a fare il suo lavoro.
Arrivo all'accettazione e dopo una ventina di minuti un'infermiera mi accompagna al reparto. Sto in E-0.11 una bella stanza con due letti e un vecchietto ciarliero, che in breve mi fa la storia di tutti i suoi guai. Quando si tace è per sempre: posso cantare e ballare ma lui nemmeno mi vede, accende la TV e guarda PER ORE E ORE solo programmi per bambini, cartoons, pupazzetti e affini.
Dopo pranzo mi portano un litro del liquido merdoide che conosco dal tempo della mia prima coloscopia. Mi esalta il solo pensiero di averlo in bocca.

13 febbraio ore 08.00
Qui non si mangia, solo si beve acqua ed un altro litro del liquame e si corre al cesso.
Alle 10.00 Ultraschall
Alle 14,30 mi portano col mio letto al quinto piano in Endoskopie, immediatamente in OP.
La prima impressione: un sacco di gente che si muove come le formiche all'ingresso del formicaio. Concitazione anche nelle voci. Boh.
Sono vestito come a Carnevale: un camicione a fiorellini azzurri, un paio di mutande molto sexi viste dal davanti, ma con un enorme spacco proprio lì sul culetto.
Mi distendono sul tavolo operatorio e un medico mi fa un'iniezione con il liquido che riconosco dal colore per essere quello che mi farà far la nanna. Guardo l'orologio in alto nella sala. Le 14,29.
Alle 15,09 Sono sveglio di nuovo. Così poco? Per due polipi calcolavo poco più di un'ora.
Nessuno nei pressi del mio tavolo. Tutti guardano da un'altra parte. Boh, doppio boh, triplo boh!
Finalmente arriva il mio operatore. Indossa ancora il grembiule di plastica da Metzger, da macellaio ed ha in mano un foglio da computer con tre foto.
"Tutto già finito?" chiedo.
"È successo qualcosa che a me non era mai successo in tanti anni di carriera"
Ahia!
"Tolto il primo polipo, nel discendere si è verificato uno strappo dell'intestino che ha provocato questo" e mi mostra le tre foto. La prima a sinistra è l'horror vision, il peggio che potessi aspettarmi  di vedere: un cordone grigio -il mio intestino- con nel mezzo un buco dal diametro di otto millimetri.
Pericolo immediato di peritonite, di setticemia o di tetano. Tifo per la peritonite anche acuta perché ci sono gli antibiotici necessari. Se va sul tetano mi sono rovinato il resto della mia vita; se butta sulla setticemia posso cominciare a contare le ore che mi restano da vivere.
Lui sta parlando ma quasi non lo ascolto. Si sta scusando.
"Lasci perdere, Doc, può capitare. Solo: warum ich ? Adesso mi dica: cosa fate?"
"Abbiamo tentato di ricucire i lembi perché...
"Fatica inutile e tempo sprecato. Va tagliato via un pezzo di intestino, lo so. Quanto e quando lo farete?"
"Adesso la mandiamo a Chirurgia. Là le diranno loro. Le faranno una tomografia per vedere se la nostra cucitura regge e in caso negativo opereranno subito."
Esattamente il mio sogno della scorsa notte: taglio nell'intestino provocato per troppa fretta e asportazione di un bel pezzo di intestino. Il sogno finiva qui. Peccato! Avrei voluto vedere il finale.
Venti minuti dopo più o meno sono nel tubo della tomografia.
Risultato negativo, come previsto; mi preparano per la seconda operazione della giornata.
Dottori e personale intorno a me come fossi il messia. Quanti sorrisi ho visto...quante iniezioni mi hanno fatto...quante cose in genere, ma io sto ancora qui e dentro di me i vermetti si agitano.
Mi trasportano in OP.
Minimo quattro dottori quattro, sono tutti quelli con le tute verdi. L'anestesista che mi fa mille domande verrò a sapere che è italiana e amica di mia nuora Sara. Le racconterà poi tutto dettagliatamente.
L'Oberarzt mi fa il quadro della situazione: da spararsi. Tolto il pezzo di intestino ( saprò dopo che si tratta di 30 centimetri) ricuciranno insieme le due estremità, poi richiudono (con 25 punti) Controllano con tomografia se tiene bene. Qualora non tenesse altra operazione immediata: taglio di olte 80 centimetri con bypass da una parte all'altra e SACCHETTO esterno. Vita da uomo normale finita. Sempre che non arrivino compliacanze nuove.
Mi concentro su me stesso. Non vedo più nessuno, solo ombre. Gente, per la prima volta nella mia vita mi sento molto vicino alla morte. Faccio una cosa che NON AVREI MAI CREDUTO POSSIBILE: mi metto a parlare con quello che chiamano Dio. 
Può darsi che tu veramente esista, anche se ho dubbi; ma facciamo che tu esisti. Se così fosse ti prego di farmi tornare a casa mia ancora da vivo. In cambio ti prometto, anzi ti giuro che non bestemmierò più.
Non mi sento un vigliacco, solo mi sento meglio, liberato di un peso che mi opprimeva da anni.
A un tratto vedo davanti ai miei occhi la mia tribù al completo, una trentina di visi attoniti. In mezzo quello di Anna Maria. Quanto avrei potuto darle di più e non l'ho fatto e adesso chissà se ci sarà più il tempo. 
Poi in un gruppo vedo tante altre facce, anche se alcune sono quelle che mi sono immaginato che così fossero: sono le vostre facce ragazzi e ragazze. Fate parte della mia vita. Spero proprio di poterle rivedere.
L'anestesista mi dice che fra una diecina di secondi dormirò un po'.
Guardo automaticamente l'orologio in alto proprio davanti a me: segna le 16,55
Buio.

Mia figlia telefonerà alle 22,45 per l'ennesima volta. Le rispondono che è finita e che mi stanno preparando per l'intensive Station.

Un'ora dopo, alle 23,40 mi risveglio nella intensive Station carico di cateteri: nove. Dal naso all'ano, uno enorme. 

14 febbraio
Inizia una settimana di passione di cui sorvolo tutti i particolari, altrimenti si ridurrebbe tutto ad un gelido bollettino di guerra. Al centro della scena uno straccio d'uomo che ha avuto la fortuna in dotazione di un fisico di acciaio. Sono pieno di sonde e quella che mi dà più fastidio la porto dentro la narice sinistra fino allo stomaco -90 centimetri- con la quale è difficoltoso anche inghiottire liquidi, addirettura respirare e che, quando me la toglieranno, lascerà un ricordo che speriamo non sia perenne ogni qualvolta cercherò di inghiottire.
La temperatura sarà costantemente intorno ai 37 gradi, il polso, arrivato a 84, scenderà ai valori soliti intorno ai 60 con punte al mattino fino a 68. La pressione del sangue arriverà i primi giorni fino ad un massimo di 180 sistolica e 90 diastolica.
Il peso -orribile- aumenterà fino a sette chili plus. Un edema di liquidi acquosi dovuto anche all'Eiweiss, l'albumina, presente nelle urine. Al momento in cui scrivo si è ridotto a circa due chili tendenza discendente.
Il 19 febbraio mi tolgono il tubo dal naso, con cui sono tre le sonde asportate.
Di notte non riesco a dormire non prima delle quattro, poi tirerei fino alle otto e forse più se non venissero ogni venti minuti dalle sei in poi a scassare la beata minchia, che tanto beata non è con quel cateterone inalzatole a prua.
La pressione del sangue sta scendendo costantemente ed adesso i massimi sono160 80 tendenza al basso.
Il 21 torno nel Darmspiegelung, dove tutto il merdaio ebbe inizio, perché ho constatato tracce abbondanti di sangue nelle feci. Vedo tutto nello schermo stavolta, compreso il polipo superstite, bello in alto. Il sangue era solamente residuo dell'operazione. Nessun rischio.
Il 22 febbraio Riesige Überraschung, gigantesca sorpresa: colazione da essere umano e non da polpetta. Pane, burro, marmellata, jogourt, caffellatte. Finora tre tazze di broda al mattino a pranzo e a cena, con il mio stomaco che suonava la marcia dell'Aida.
Il 23 mi tolgono l'ultimo catetere, il nono.
Guizzo nell'aria come un pesciolino.
Vedo la fine del tunnel, vedo la luce, vedo la vita come una spiaggia di nuovo raggiunta.

25 febbraio, domenica (incredibile in Germany)
normalmente non si esce mai di domenica, ma Angela ha fatto cagate e adesso si deve risparmiare anche il fiato altrimenti salta definitivamente la GroKo grosse Koalition e lei è fottuta.
Alle 11,15 esco dalla porta principale con le mie gambe. È venuto a prendersi suo nonno mio nipote Alessandro, il secondo degli Ale, con la mia macchina.
Ultime misurazioni:
Pressione 145-70
Polso 62
Temperatura 36°6
Peso 81,6 Kg
Da smaltire ancora circa tre chili. 

Ve lo dico con il cuore: non credevo fino al 15 di poter scrivere questo pezullo. Sono passati due giorni ma ero ancora troppo debole. Vi ringrazio di esistere. Poi leggerò con calma quello che mi avete scritto

Nota bene. Qualcuno che voleva telefonare col mio cell ma non aveva la password lo ha messo fuori e io non sapevo più dove fosse la carta col PUK. Ho dovuto cambiare numero, ma non so cosa cavolo sia successo per cui adesso  mi serve solo per guardare le figurine, non credo di essere online, almeno se avessi avuto questo cesso avrei potuto mettermi in contatto. Invece niente.
Cominciata male, finita bene...ma c'è mancato poco.
Non toglierò il restante polipo. L'ho giurato alle mie pulci: mai più in un ospedale.
Vi abbraccio tutti, ma proprio tutti.
VIN



















giovedì 8 febbraio 2018

9 FEBBRAIO QUESTA VOLTA VE LO DICO SUBITO CHE SONO 84 SUONATI

Nessun segreto, siamo uomini non caporioni e ce ne freghiamo delle rughe e dei capelli bianchi.
Il primo pensiero va a mia madre che iniziò quel secondo giovedì di febbraio del 1934 alle cinque del mattino il suo travaglio. Tirò avanti con l'anima tra i denti fino alla sera tardi, mentre la "sora Tina", Assunta Guidi levatrice, la pregava di chiamare il chirurgo perché il bambino si era incastrato e non si muoveva più. Poco dopo la mezzanotte venne il dottor Siligato per...far fuori me. Allora mia mamma quasi gridando disse che io dovevo nascere. "Salvate lui", disse mia mamma lasciando di sasso il dottore e il mio papà.
In quel momento di disagio, presa dalla disperazione, Assunta Guidi infilò le sue dita lunghissime da pianista dove stavo io, mi afferrò e mi fece fare una rotazione. Un attimo dopo uscii fuori, viola come una melanzana, ma vivo.
Era esattamente l'una e dieci di venerdì.
Tanto per essere diverso io non sono nato da solo, ma almeno in tre: mamma, Assunta Guidi ed io. Di mio ci ho messo lo strillo acutissimo a fine corsa: il mio primo vaffanculo al mondo.
Di questa vita non posso lamentarmi davvero, proprio no. Ho vissuto come ho voluto io. Nessuno mi ha ostacolato, tranne mia madre, per ben due volte, per troppo amore. La prima volta vietandomi accanitamente di frequentare l'Accademia delle Belle Arti. La sua sentenza: i pittori sono tutti dei morti di fame! Tanti saluti, mammaré!
La seconda volta obbligandomi disperatamente a dimettermi da cadetto dell'Accademia di Aereonatica militare, dove ero stato preso dopo dodici esami di ogni genere, fatti di nascosto con la complicità di mio padre, uno dei 250 su novemila.  Arrivavano tutte le lettere all'indirizzo della Cassa di Risparmio di Civitavecchia, che io avevo dato all'Accademia, ma papà purtroppo dimenticò l'ultima con la mia nomina a cadetto nella sua borsa, da sempre terreno di conquista di sua moglie, e addio aviazione.
Ma come posso dare torto ad una donna che avrebbe dato la sua vita per far vivere me, a 34 anni?
Per il resto non posso lamentarmi. Ho fatto il pittore, non ho fatto il pilota. Ma posso scriverci su senza inventare niente.
Nel suo campo, la fotografia, mio padre era veramente un artista, quindi so chi devo ringraziare.
La vita mi ha messo davanti una donna che mi sarei dovuto costruire con le mie mani se avessi voluto che fosse meglio di come è. No se puede. Non è una martire, ma spesso mi vengono i sensi di colpa, se penso a chi ha detto di no per prendere me. 
Era mite, ora non più tanto, ma benedettiddio dopo quasi 55 anni di matrimonio, trovo fantastico che non se ne sia andata via strasbattendo la porta. Sarò fortunato io.
Figlie due, figli due e fanno quattro.
Nemmeno uno brutto, questione di DNH; nemmeno uno cattivo, questione di educazione riuscita, di buon esempio ricevuto da noi due genitori; quasi tutti rompiballe, marchio DOC paterno. 
Nipoti sei, equamente distribuiti, tre fimmene e tre masculi.
Nessuno da buttare. Le tre ragazze sono troppo carine e intelligenti per essere vere. I tre maschi hanno tutti qualcosa di particolare e sanno farsi voler bene.
I due gemelli hanno una particolarità: Alessia sembra -ripeto, sembra- dotata per l'Arte e questa volta se volesse la manderanno di sicuro a fare quel che non ha potuto fare suo nonno.
Fabio è l'unico Iacoponi, e l'ho sputato io come carattere: il che significa che è la peste bubbonica fatta persona, ma è un ragazzino molto assennato, se non lo si contrasta. Come ero io, tutto pappa e ciccia con mia madre e mio padre, nemico giurato di mia nonna che mi trascinava in chiesa ogni mattina. Risultato: ateo convinto.
Ma sono tutti nel mio cuore da Cristina, che tornerebbe assai volentieri a dormire nel lettone con me ed Anna Maria ogni fine settimana, ad Alessandro che ha il solo difetto di fare il tifo per la Juve. Da Ivan che me paresse il più bello, a Sofia che ha anche lei pretese artistiche, canto e ballo e sembra che vada bene, ma intanto fa l'Università, perché meglio avere i piedi per terra.
Di nuovo avremo casa piena e questa è una gran bella cosa. Qualcuno di voi già lo sa e quindi vedete che anche alla mia età si possono prendere le soddisfazioni che credevamo retaggio solamente dell'età più verde...e invece no, anche di quella color verderame.
Oltre tutto ho avuto il piacere e l'onore di conoscere nel web non i soliti webeti, ma persone del vostro livello, di cui mi vanto di essere amico.
Tutte e tutti, nessuna/o esclusa/o.
Notato il feminile davanti al maschile? E già SIAMO NOI UOMINI A DOVER DIFENDERE VOI DONNE, non il contrario.



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domenica 4 febbraio 2018

4 FEBBRAIO E NON DICO QUANTI SONO

Cominciamo col chiarire un concetto, bella mia: non devi fare confusione tra innamoramento e amore.
L'innamoramento è prologo della passione: dura un attimo, oppure due ma dopo 'sti due attimi tu sei innamorato e non vedi l'ora di fare quella cosa là. E non fare quella faccia.
Che poi quella cosa là ai tempi nostri fosse un tabù non è stata colpa mia e nemmeno tua. Oggi se ne sbattono le chiappe della verginità, anzi, se ne vergognano e se una ragazza arrivasse intatta a 16 anni andrebbe in crisi, perché tutti la scanserebbero. In quei tempi là invece era una cosa da conservare con l'anima tra i denti.
Quindi la passione era sempre fuori dalla porta o dentro le scarpe, tenuta ben nascosta.
Poi finalmente è arrivato il momento di consacrarsi l'uno all'altra, ma ci siamo accorti che eravamo già sposati.
Quanto è durata la passione? Un sacco di tempo, e ogni tanto rifaceva capolino, quando forse nemmeno te l'aspettavi più.
Tatà! Son qua!
Ma col passare delle stagioni, tra un bamboccio nato e un altro, io e te ci siamo resi conto che di questa passione era rimasto l'Amore. Come avrai capito anche tu, malgrado le tue smorfie, l'Amore o c'è oppure non arriva mai. A casa nostra è arrivato tanto tempo fa e non se ne è andato più via.
Oggi che entri nella schiera degli ******enni -guai scriverlo, guai pronunciarlo per intero- ti accorgi che noi diversamente ragazzi non puzziamo e non abbiamo i vermi. Visto? Che ti dicevo? Si sta bene quassù, si vedono le stronzate altrui con altri occhi.
Ieri sera con quasi la famiglia al completo -mancavano Ivan e Sofia, Mauro e Cristina, Enrico, Daniela e figlie, ma eravamo ugualmente un battaglione di casinisti e meno male che eravamo a cena dal Greco, e i greci sono proprio come noi- io mi sono detto che abbiamo messo su proprio una bella famiglia, dove nessuno, ma proprio nessuno è brutto e stupido, magari scelleratamente facilone, ci capiamo io e te, ma brutti no, li abbiamo lasciati agli altri e cattivi nemmeno. Magari troppo buoni, ma noi non siamo politicanti e non vogliamo fregare nessuno.
Vieni qua bellezza e non ti lamentare troppo.
Cosa io ti auguro lo sai, lo hai capito da un pezzo e non voglio ripetere, sai come sono.
Mantieniti così come sei con tutti i tuoi difetti ed io manterrò i miei, perché è più comodo.
Un pacco grosso di questi giorni, signora Iacoponi.

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giovedì 1 febbraio 2018

NOI ITALIANI GLI UNTI DAL SIGNORE HALLAH DIO NOSTRO

Sembra che la CIA da parecchio tempo abbia mandato ai servizi segreti europei una informazioncella così così, da prendersi per buona, come tutte le informazioncelle che mandano quelli dall'altra sponda dell'Oceano Atlantico.
A sentire i soliti bene informati in questa informazione segretissima. che tutti sembra conoscessero già, stava scritto -perché era cifrata non cantata- che continuamente sulle coste della Sicilia e della Calabria, le più nascoste e le meno accessibili da terra, arrivassero quasi quotidianamente ma almeno con regolare scadenza barconi veloci ed in ottimo stato, che scaricavano sulla spiaggia una cinquantina di ex combattenti dell'ISIS dell'oramai demolito Califfato del Menga, e che tutti costoro sparissero velocissimamente certo aiutati da elementi locali a questa bisogna addetti.
Insomma ora se ne parla e si parla di alcune centinaia di combattenti stranieri (non userò quel termine in lingua albionica nemmeno se mi pagate, in omaggio alla nostra quasi obsoleta amatissima lingua) quasi tutti tunisini ma non solo, che qui in Italia troverebbero alloggio sicuro e vettovagliamento e magari pure qualche scopatina pagata.
E che ci vengono a fare?
Ma a riposarsi e ritemprarsi in primis; poi a pianificare attentati sanguinosissimi nel resto del mondo, mentre qui da noi nulla di questo farebbero per non rovinarsi il soggiorno.
Credo che questa gente sia arrivata ed arrivi quando a loro faccia comodo. Ci sono infatti filmati, ma chi li ha girati, dal mare per giunta?
Credo che qui non organizzino attentati né ora né in seguito, perché non si distruggono le basi di partenza e di ricovero. 
Mi pongo alcune domandine facili facili:
come è possibile che con un satellite USA piantato su di noi non si localizzino financo le caccole del naso di questi ex combattenti, dato che è possibile leggere le targhe delle macchine da oltre 35.000 metri, tale sembra la distanza dell'orbita del satellite?
Come mai quindi non si possano fermare ancor prima dello sbarco questi natanti misteriosi?
Come mai proprio in Italia, sede del Vatik-ano, loro eterno nemico, sede di migliaia di templi sacri intitolati a Madonne e Santi e Redentori vari, gli idoli degli infedeli, questi scimuniti che distruggono le vestigia dell'antico impero romano dovendo effettuare marce nel deserto per trovarne tracce, quando a Roma sputi per terra, si buca l'asfalto e salta fuori una colonna, un capitello, un cesso istoriato, lo zoccolo di uno dei cavalli della quadriga di Adriano, o un preservativo istoriato di un antico lagionario, beh come mai sti sudicioni non fanno uno di quegli attentati che li hanno resi famosi ululando a tutta bazza HALLAH  AKBAR?
Posso umilmente formulare un'ipotesi? Grassie siori.
E se il nostro nobilissimo e previdentissimo governo avesse fatto un patto di non aggressione tipo l'abbraccio mortale che Molotov e v. Ribentrop sottoscrissero a Mosca nel 1938? Se oggetto di questo patto fosse per entrambi i contraenti salvarsi il culo reciprocamente? Io ti ospito, ti foraggio, ti faccio fare il tuo comodo e in cambio tu non mi rompi le palle coi tuoi botti?
A me sembra di avere scoperto l'acqua calda.
Che ne pensate voi?
E come giudicare secondo voi chi fa patti col diavolo e gira la faccia da un'altra parte mentre centinaia di gente indifesa viene quotidianamente massacrata?
E la CIA? E il MOSSAD?
Che ve ne pare amici?
La solita porcata all'italiana oppure sono cattivissimo io?