domenica 20 maggio 2018

DOPODOMANI PRIMA DELLE 13

Dopodomani prima delle ore 13 entrerò e sarò ospite per diciotto giorni della MEDIAN Park-Klinik a Bad Dürkheim per una breve ma intensa cura di riabilitazione (REA), in seguito alle mie due operazioni che mi hanno -come si dice a Roma- abbastanza allazzito. 
Quando trovate il nome di di una località preceduto da "Bad" è come trovare in Italia il nome di un paese seguito da "Terme": significa che ci sono acque particolari, termali, come ad Aqui, ad Abano a Montecatini; così qui a Bad Dürkheim, Bad Kreuznach, Bad Bergzabern, una cosetta carina, si spera.
Dice che il personale della Median Park Klinik sia particolarmente accogliente ed ilare anche quando tengono e maronne stuorte o magari pure dopo che hanno trovato il marito a letto con la loro migliore amica.
Dice che sono molto freundilisch, amichevoli, anche se a te girano gli zebedei e le mandi a cagare.
Dicono che ti portano pure la colazione a letto se vuoi anche se non le ringrazi mai. Tutta questa grazia di Dio è concentrata in questa clinica situata in una zona bellissima, detta la Toskana tedesca, in mezzo ad una Weinstrasse -via del vino- famosa per un Riesling aspro e dal fondo di bosco.
Poi magari ti vengono a tirare per i piedi se non sei già pronto alle sette, se non fai una corsetta in Sportanzug di almeno dieci minuti e magari cinquanta flessioni in apnea.
Beh, ragassi e ragasse, se mi fanno questo scherzetto, magari al primo giorno gli andrà bene, poi la smetteranno i tapini perché ignorano che sono stato per anni campione europeo di lancio della scarpa " a coje".
NON posso portare il mio portatile. Subodoro il motivo. Pensano che me ne starei tutto il mio tempo libero a scrivere ed a colloquiare con voi. E pensano giusto.
Invece c'è un programma riabilitativo severo ma equo ed uguale per tutti, che speriamo funzioni. Non dovesse funzionare la clinica garantisce la presenza di tutto il personale per i funerali. È già onesto. 
Tutto sto bordel per dirvi che vi lascio soli per diciotto giorni. Poi vi racconto come è andata.
Mi accompagna mio figlio Alessandro, perché è Selbstständig, cioè lavora in proprio e può prendersi libero quando gli pare.
Mi verrà anche a riprendere al ritorno.
Per Anna Maria un ottima prova di vedovanza. Vediamo un po' se le conviene.
Sogghigno: lei non ha la patente. Al secondo giorno la immagino che gironzola in tutta la casa cercando i siti dove abbiamo fatto le nostre migliori litigate.
Non scaricate sui vostri maritini la rabbia di non potervi sfogare con me. Coraggio, il tempo passa comunque. E per i maschietti dico: leggetevi un buon libro guardando attentamente la punteggiatura, tanto c'è sempre un Editor che la mette a posto.
Ciao bella gente e state tranquilli: dopo questa bella esperienza (per loro) a nessuno verrà mai in testa di offrirmi un soggiorno in una clinica specializzata.
Ciao.
  

martedì 15 maggio 2018

MI FAI SAPERE

Mi fai sapere
cosa sarebbe se ti chiedessi
di liquefarti per una volta
dentro di me?
Se ti chiamassi a governare i giri
del mio motore saltabellante
da dentro le mie costole?
Sforare dall'interno i miei pensieri
che ancora nemmeno conosco,
approfittando che incomincio
a decrepitarmi di ora in ora
in una sorta di liquido acido
nel quale accoglierei anche te?
Murati piedi e caviglie
fino alle ginocchia
in blocchi di acciaio fuso,
per poi lasciarsi affondare nel liquame
nero e molle che chiamano mare,
dove non potresti affogare
nemmeno volendo
e farla finita.
Capisci adesso cosa voglia dire
vivere eternamente da morto?
Respirare, sognare,
scrivere racconti, dipingere quadri,
magari anche sorridere
sempre da morto?


*****
Maximiliansau, 14 maggio 2018

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sabato 5 maggio 2018

VENTIMILAOTTANTOTTO

Dimmi la verità, signorina: ci avresti
mai creduto di potermi sopportare
così a lungo? 20.088 giorni
sono tanti, per troppa gente un'infinità,
per te e per me un passo dentro il cielo, anzi
ventimilaottatotto passi. E poi di nuovo
si ricomincia insieme.
Dire che siano stati tutti straordinari,
tutti profumati di gelsomini
sarebbe dire una bugia grossa
come un castello: giorni straordinari
alcuni, da non poter dimenticare
e giorni comuni, quelli dei musi, tuoi,
e dei dispetti, miei; giorni dei "tirati più
il là", e quelli dei vaffa abbondanti, 
ma mai arrivati a pensare "adesso me ne
vado". Però a me mai è saltato in testa
di alzar le mani. Tu invece un cazzotto
me lo hai dato, a Offenbach.
Una tua idea, c'entrava una donna: tu furba
dormivi il pomeriggio quando io lavoravo
e poi di notte bella fresca e riposata
mi bombardavi di domande sperando
che io crollassi. Mai andata oltre 
a quel cazzotto però. Intanto me lo hai dato
e io niente, beccati questo Iacopò.
E a Civitavecchia, nella casa di Via Marconi
mi tirasti le scarpe cercando "de piàcce",
io te le ho ritirate indietro le scarpe tue
cercando "de nun còjece" per non rimanere
sotto ma da gentiluomo vero.
Stanotte ho sognato che ti scrivevo una poesia
lunga lunga su un vecchio quaderno
ma non sono riuscito a leggere nemmeno una parola.
Credo fosse bella perché mentre la scrivevo
ridevo come un matto, ma mi sembrava fosse scritta
in alfabeto indiano, e io non la conosco la lingua
dei Sirkh, solo in sogno.
Allora ricapitolando: mi hai generato quattro
figli pure troppo belli, poi sono arrivati sei nipoti
pure troppo belli, m'hai dato un cazzottone
io niente, m'hai tirato le scarpe a còjece
io solo simbolicamente sull'armadio per fare
due botti grossi. Conti alla mano sei in vantaggio tu.
Ma nella vita si dà il caso che c'è sempre chi vince,
però io non ci ho perso e volevo dirti sottovoce
che vorrei tornare cinquantacinque anni indietro
per rifarlo sto pangrattato, signorina, sì signorina
ancora per un'ora: ci siamo sposati alle undici e mezza,
colpa tua che arrivasti con mezz'ora di ritardo,
il primo dei tuoi ritardi, amore mio, che ribadisti
quasi ognuno dei ventimilaottantotto giorni che vennero.

*****
Cervignano del Friuli, 5 maggio 1963
Maximiliansau, 5 maggio 2018