mercoledì 27 giugno 2018

DÜW 221 DOMENICA GIORNO SPECIALE

La domenica è un giorno speciale, perché arrivano in visita gli amici, le mogli, i figli adulti che portano i loro marmocchi. Tutti vogliono vedere dove alloggio, cosa si vede dal mio balcone, dove mangio ogni giorno e dove faccio le mie passeggiate. Ci vado per la prima volta alle Salinas perché finora l'ho ammirate dal balcone, ma non glielo dico, anzi faccio il cicerone raccontando a pappagallo quello che ho letto nel depliant che ho in Zimmer.
Bene: allora lo avevano scoperto i Romani, gli stessi che piantarono i vigneti, poi una tromba d'aria mandò tutto all'aria. I Romani non c'erano più e così passarono più di 400 anni prima che qualcuno si accorgesse delle proprietà teraupetiche di quelle acque. Nell'Ottocento andò a fuoco pr via di un fulmine. Fu ricostruito, ma era un posto sfigato, infatti ai primi anni del Novecento andò nuovamente a fuoco ma non accidentalmente. Di nuovo rifatto e da allora gli incendi finirono, misteriosamente come erano incominciati. Fabio ed Alessia sapevano già tutto, perché erano schizzati via lontano da noi ed avevano letto una targa bronzea dove erano scritte le stesse cose che io avevo raccontate.
-Non le avevi ancora lette? Mi chiese mia madre.
-Passo di qua solo alla sera, quando è buio, rappezzai. Ma va, Iacopò! Qui fa buio alle ventuno; dì piuttosto che tu qui non eri mai arrivato. 


DÜW   221   XVIII

Verranno domani nel primo 
pomeriggio, a prosciugarmi la noia di dosso,
a soffiarmi dentro le orecchie
rumore d'erba appena tagliata,
a ruminarmi le ultime notizie
dei telegiornali, mitragliate rapidamente
da conduttori scaltri, sorridenti e di lingua
veloce. Mai lasciare riflettere: bombardare
a tappeto schizzando da un argomento
all'altro, senza requie.
Noi non si vuole pensare, noi non
si vuole capire, solo ascoltare
il martellare delle doppie, dei comgiuntivi,
l'equidistanza dei fiati dell'annunciatore,
i sorrisetti all'inizio di ogni sua 
frase, perché la gente pensi che tutto
vada bene. È ora di pranzo e siamo felici
e sazi. Che si veda.
Ma loro tre verranno dopo mangiato:
i volti tesi, la notizia mal digerita,
strapazzata dal lungo viaggio
come una borsa vuota.
Me la lasceranno ai miei piedi,
oggetto usato e sudicio, porcellana fesa,
lavandino sozzo
dove aggiungere vomito a vomito.
E poi se ne andranno
lasciandomi più abbandonato e solo
di quanto sia stasera.


30   05   18

4 commenti:

  1. Grande lirica che dipinge un quadro molto reale tra il silenzio ovattato del tuo luogo e la realtà tumultuosa e volgare che era ed è al di fuori dove la gente non ascolta e non capisce. E nonostante la visita di chi ti ama, forse il respirare l'aria del mondo fuori è la ragione per cui ti sarai sentito più solo quella sera.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perfetta la tua critica, come tuo solito. Non c'è da meravigliarsene dato che mangi a questa tavola anche tu, ma solo da notare la puntualizzazione dell'argomento principale, che tu sai fare melio di ogni altro, e di cui ti sono grato.

      Elimina
  2. Il piacere delle visite e della compagnia. Il mondo esterno che ci viene a trovare portato dai familiari con le loro chiacchiere.
    In mezzo, notizie spiacevoli. O spiacevoli solo perchè son al di fuori delle mura?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ragionevolmente pensandoci: hai ragione. Li aspetti con ansia e poi dopo ti ritrovi come sempre che alla fine non vedi l'ora che se ne vadano. E non è per cattiveria.

      Elimina