venerdì 25 gennaio 2019

LA CITTÀ PREME

La città preme, un tremito disperato
il suo abbraccio; il mondo rimpicciolisce,
si riedifica in linee guida per ora rette,
poi ancora oblique a realizzare
un reticolo angusto, ove volutamente
restino ignoti Nord e Sud, angoli
gravi e acuti, divenuti
ipotenuse distese nell'infinito spazio.

Pochi comprendono questo linguaggio,
eppure è come aprire una scatola vuota
non riempirla di nulla e abbandonarla 
all'arrembaggio di tutti quelli che cercano
nel vuoto delle illusioni
una vita nuova e più remunerativa.

Mai più dragare il fondo del mare
come fosse il bianco degli occhi di un neonato,
che nulla tiene impresso ma è pronto ad assorbire
qualunque cosa come un fascinoso mistero.

Un leggero alito di vento, il tempo dell'inizio
è già passato, gli occhi pieni di sabbia
e di avventure vissute con noncuranza
e subito dimenticate.


06  gennaio  2019


*****

14 commenti:

  1. Bellissima questa serie di immagini quasi geometriche che si rincorrono le une con le altre. Il primo gruppo di versi sembra un tornado di linee e curve che formano figure di una città irriconoscibile. Poi stupendo, l'amaro senso di quel "linguaggio", quel vuoto lasciato tale affinché in esso l'uomo si rispecchi tuffandosi in un oceano di illusioni. E poi sempre questo tuo lirismo così moderno ma al contempo lieve con cui chiudi le tue liriche da un po' di tempo a questa parte. Insomma un altro capolavoro!

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    1. @ DANIELE. Sempre quando leggi un tuo commento ad una mia poesia mi emoziono e mi commuovo, sia perché tu immancabilmente peschi il jolly nel mio pensiero, sia perché leggendo i tuoi commenti è come se io la riscrivessi da capo. Ho notato anche ui che,salvo poche eccezione ultimamente i miei componimenti defluiscono tutti in una forma di lirismo che tiene circondata di sé la mia ispirazione. che tu naturalmente cogli e meti in evidenza.

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    2. @ IRENE. Effettivamente trovo bello che tu concordi senza aggiungere una virgola. Non si può dire meglio di quel che ha scritto Daniele.

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  2. Oggi in più faccio miei questi tuoi versi, che con me, come figura individuale, probabilmente non c'entrano nulla - si evince quale sia l'intento e l'umanità di cui parli - ma che, proprio oggi, mi toccano.
    Mi rimbomba il cuore nel vuoto lasciato dalle illusioni di ragazzina quando dal paesello sudista mi volli trasferire nella capitale. Uuuuuhhh LA-CA-PI-TA-LE

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    1. L'ho già scritto, ma la maggior soddisfazione che tocca un autore è quella di provocare riflessioni che poco abbiano a che fare col testo, ma che molto hanno a che fare con le emozioni di ciascuno di noi.
      Ho provato a mettermi nei panni di quella ragazzina che provava a comparare le illusioni della sua infanzia con la realtà di una città estranea ancora a lei, una città metropolitana. A me è capitato quando non ero più un ragazzino, ma un adolescente che tentava di affrontre il nuovo mondo a petto in fuori, bellicosamente.
      Io capisco quello che hai provato leggendo questa mia poesia e ne sono appagato.

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  3. La città superficiale. Pronta a circuirti e poi ad abbandonarti.
    E tu resti lì, esausto, a cercare risposte ai tuoi sogni che si sono appiattiti tra corse inutili e vuote come scatole.
    Lucido.

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  4. Lucida la poesia, ma adesso sono in mezzo ai guai, perché ho pasticciato e il mio blog non mi riconosce come amministratore.
    Ieri sera ti ho mandato una mail, che ancora evidentemente non hai letto. Prova a vedere se puoi darmi una mano. Grazie

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    1. Falso allarme: mi sono fatto riconoscere. Grazie lo stesso, bacio.

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    2. Enzo scusami , l'ho letta solo adesso. Meno male che è andato tutto a posto, sono in giro e non avrei potuto aiutarti prima di questo pomeriggio.😘

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    3. Scusatisima perché NON hai da scusarti. Buona domenica.

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  5. Quando smetterai di superare te stesso?
    Bellissimi questi versi che rispecchiano la società odierna in cui molti dragano il mare , aggiungendo poi altre scatole vuote e inutili.
    Cri

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    1. Sto superando me stesso? Siete in diversi a dirlo e dovrò cominciare a preoccuparmi.
      ahahahahahahah
      Di certo sto affogando i miei principi di non mescolare mai arte e politica, che in effetti insieme non si sostengono, ma si danneggiano. Non ho la temperanza e la struttura di Daniele: non lo voglio imitare, a ciascuno il suo muro e la sua cazzuola. Lo ammiro e apprezzo molto e questo mi basta.

      PS: è da lontano 2018, un secolo, che non ti fai sentire?
      Que pasa?

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  6. L'eleganza della geometria che lotta contro il vuoto assoluto, ontro l'apparire senza mai essere.
    Che ti devo dire, Vincè? Sei bravo eh...

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