lunedì 24 luglio 2017

BUONA LA PRIMA

Allora questa è andata. 
La cosa più rognosa si è rivelata essere lo sgombero dell'intestino, che, come è facile comprendere, deve essere assolutamente trasparente perché la coloscopia abbia successo.
Facile adesso fare dello spirito, ma il MOVIPREP è una polvere bianca dall'aspetto innocuo ed innocente, ma che una volta mescolata con un litro (capisciammè) di acqua si trasforma in un beverone dall'aspetto ancora amichevole. Deve essere totalmente ingurgitata nello spazio di un'ora. Appena l'avvicini alla bocca ti aggredisce col suo odore dolciastro prossimo al nauseabondo, e non vi dico quando tenete l'orrido liquame dentro il palato: pensate all'acqua di una latrina pubblica con l'aggiunta di escrementi di vacca gravida ed un paio di carogne di topi di fogna e avrete grosso modo il sapore con cui ieri sera ho brindato a Matteo Renzi. Solo il mio proverbiale dispregio del dolore e delle nausee mi ha consentito di versare dentro il mio stomaco quella schifezza, pensando in sovrappiù che un'altra litrata di veleno avrei dovuto ingozzarni il giorno dopo e cioè stamattina dalle cinque alle sei. 
Questo come pensavo era solamente l'inizio della cavalcata delle Walkirie. Arrivato infatti a mezzo litro più un litro di acqua perché dovevo e perché volevo togliermi quell'immondo sapore dal palato, ho ricevuto la prima chiamata in correità, direzione toilette. 
Accorcio per pietà. A mezzanotte avevo raggiunto la quattordicesima visita. Una parte delicatissima del mio corpo bruciava come i boschi di mezza Italia di questi tempi. Stanotte ho appena dormicchiato, alternando al sonno altre cinque stazioni della mia privatissima via crucis. Stamattina altra bevuta di fiele fuso a purissima merda di gabbiano, e natutalmente altre diciotto brevi soste nella mia toilette. La zona anatomica cui sopra ho accennato sembrava un pozzo di petrolio iraqeno incendiato dalle truppe americane di George Bush.
Un totale di due litri di schifosissimo liquido più all'incirca sette litri di acqua minerale non gasata.
Arrivato puntuale all'appuntamento nella clinica privata, accompagnato da mio figlio Alessandro, che doveva firmare l'impegnativa di non lasciarmi guidare e di non perdermi d'occhio, come se io potessi avere la voglia di fare cos'e pazzi con quella roba in corpo, dopo un breve colloquio informativo sono stato introdotto in uno spogliatoio, dove ho lasciato scarpe, pantaloni e mutande, indossando in cambio uno splendido paio di pantaloncini assai leggeri aperti dietro con un leggiadro taglio verticale assai poco suadente.
Dallo spogliatoio alla sala di tortura il lampo di sette-otto metri.
-Si sdrai qui, Herr Iacoponi, si metta sul fianco sinistro; mi dia la mano che la trafiggo con codesto ago, da cui lei suggerà un'infusione e una narcosi totale.
Vena trovata. Bucolino. Infilato tubi e tubetti dal significato oscuro. Altri aggeggi per misurare la pressione arteriosa, la temperatura ed il battito cardiaco, poi ricevuto dentro le froge nasali due tubicini graziosissimi per l'ossigeno e una maschera aerodinamica per la narcosi.
-Tief einatmen, tief ausatmen, Herr Iacoponi.
Inspiri a fondo ed espiri a fondo
-Quanti minuti dura, Doc?
-Minuten? Sekunden!
Inspiro una, due, tre volte.
Fine delle trasmissioni in rete.
Un'ora e mezza dopo mi risveglio sollecitato da un'infermiera con schiaffetti su un braccio. Non avverto nulla, solo benessere e voglia di scappare via.
Mi tolgono metà dell'attrezzatura, controllano qualcosa che a loro interessa, poi mi aiutano a camminare per qualche metro fino ad una saletta con un lettino.
Lì resto una buona mezz'ora con facce sorridenti di fanciulle e medici che vengono a controllare se ancora respiro, suppongo.
Mi invitano a rivestirmi. 
Passo in fine nello studio del Primario che mi spiega tutto.
-È escluso che lei abbia un tumore, né benigno né tantomeno maligno. 
Mi mostra lo schermo del suo PC.
-Questo è il suo intestino, Herr Iacoponi. Ci sono una diecina di polipi, di cui tre sono grossi e densi di sangue. Entro sei mesi lei dovrà entrare in un ospedale per togliere questi tre, che non sono cattivi, ma potrebbero diventarlo
-Entro sei mesi?
-Meglio entro ottobre.
Mi chiedo perché non me li hanno tolti loro, ma forse questa è la prassi
Mi prepara una carta da presentare all'accettazione dell'ospedale.
C'è scritta la diagnosi ed una frase finale, che mi fa sgranare gli occhi:
"EMR unter stationäre Bedingungen bei Hochrisikopatient"
Cioè, intervento operativo da stazionario per un paziente ad alto rischio.
Ehilà, sono un paziente ad alto rischio.
Vede la mia faccia, capisce e chiarisce.
"Lei ha 83 anni, Herr Iacoponi, nessuna struttura NON ospedaliera può assumersi il rischio di un simile intervento come ambulante.
Conti alla mano.
Cancro negativo, solo polipi da amputare alla base; godo di ottima salute.
Brutta cosa pensare che dovrò ingozzarmi di nuovo di due litri di schifosissimo puzzolente liquame e dovrò passare dalle otto alle dieci ore chiuso dentro un cesso. Poteva andare molto peggio però.
Mi devo accontentare così




  

16 commenti:

  1. In primis sono felice che non ci sia alcun tumore, mi spiace che dovrai subire una operazione è ti sono sinceramente vicino. Aggiungo soltanto che solo tu potevi raccontare una tale vicenda anche con sapiente ironia.

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    1. Sei molto buono e ti ringrazio. Sapiente ironia, dici tu. Mi torna in mente una storiella che raccontava mio padre a proposito di un marito becco che cantava giulivo sotto un albero tenendo d'ochio la porta di casa sua per vedere quando ne sarebbe uscito l'amante della moglie, onde poter rientrare a casa sua. Ecco, io mi sento così.

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  2. Di colonscopie dovrò farne una ogni due anni.. visto che i polipetti si riformano allegramente...durante l'ultima mi sono svegliato, ma per fortuna mani sapienti hanno avuto pietà.. certo la preparazione è la cosa più scocciante.. il bibitone rischia di farti vomitare a più riprese.. ma tant'è..

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    1. Sì, lo so purtroppo ch quello è il rischio. Ho un po' trascurato la cosa io. L'ultimo controllo dall'urologo l'avevo fatto cinque anni fa -risulta dalla memoria del computer- mamma mia come passa in fretta il tempo.
      Il bibitone è una cosa immonda, indecente. Da piccolo odiavo l'olio di ricino che tracannavo solo facendo fuori una montagna di caramelle. Ma l'olio di ricino era un nettare in confronto a sta schifezza.

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  3. Vincenzo mi dispiace, capita a molti di subire queste torture.
    Ma come sempre hai superato tutto egregiamente.
    Vedrai, dopo l'operazione starai meglio.
    Penso che l'ironia ti aiuti molto, abbraccio e bacio. Ciao!

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    1. È vero, io butto tutto in caciara quando la cosa riguarda me, mentre sono apprensivo il giusto quando riguarda Anna Maria, i nostri figli e i nipoti. Deve trattarsi di uno schermo protettivo, una parete di gomma edificata intorno a me: tutto quello che arriva, proiettili, pernacchie, palate di merda ributta indietro con le mie sghignazzate come coro.

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    2. Concludendo...ti amano tanto! Ciao!

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    3. Questo è sicuro, Pia, ringraziando Dio. Ciao!

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  4. Cancro negativo, questo è l'importante.
    Per il resto rimboccati le maniche, mostra i denti e picchia duro contro il nemico: sai bene come la penso per queste situazioni, le lamentele servono come il cactus al posto della carta igienica.
    Va fatto ciò che va fatto e poche storie.
    Sei un guerriero, non dimenticarlo.
    Scusa per la "strigliata", sai che è a fin di bene.
    Un abbraccio!

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    1. Non è una strigliata, la prendo come un complimento. L'ironia salva il mondo. Spero che mi segua quando partirò, così da dirne quattro sul faccione di San Pietro.
      Hai ragione io sono un guerriero.
      Buona quella del cactus al posto della carta igienica.
      Un abbraccio a te.

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  5. Sono lieta del responso positivo, "mache te lo dico a fare!2
    Gran prova di stomaco !
    Non si può certo dire che tu sia un PIANGINA!
    Cri

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    1. Lieto di averti rallegrata, Cris.
      Questa volta ho messo il mio stomaco a durissima prova. Adesso sono certo che non vomiterò mai.
      Un piangina proprio no. Li odio quei tipi che vanno in giro on le ginocchia piegate, sorta di perdenti nati, uomini senza palle.
      Anna Maria si preoccupava perché mi leggeva in faccia che non ero il solito -muso da carogna, disse- e conoscendomi pensava che stessi proprio male. In effetti quando hai un blocco là sotto e non riesci a mingere fa un dolore cane, ma allora ti isoli in modo che non si veda che hai male forte.
      La pisciata nei pantaloni all'inizio del racconto precedente era il mio modo di sfogarmi a parole.
      Un abbraccione. VIN

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  6. Tanto per cominciare la cosa importante è aver allontanato lo spettro del cancro, anche se dovrai sottoporti all'intervento per la rimozione dei polipi, ma con la tua grinta e tenacia ce la farai alla grande.
    L'ironia che hai messo nel raccontare il tuo giorno di "ordinaria follia" mi fa capire che hai preso in mano la situazione e che il guerriero che è in te non è disposto a farsi prendere a calci in culo, sei romano o no? Ti sono vicina.
    Un abbraccio!

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    1. Cara Ofelia io son romano de Civitavecchia, ma pure se fossi di Forlimpopoli o di Cariolone di sotto non la darei vinta ad una malattia finché avessi fiato da tirare in corpo.
      L'ho scamoata e adesso me li faccio amputare per non correre rischi. Ci sarà da tirare giù parecchi santi da Paradiso, ma ce la farò. Mi preoccupa quella povera donna di Anna Maria, che mi sopporta da oltre mezzo secolo, ma claudicante per un dolore o ingobbito da una malattia non mi ha ancora mai visto. L'ho pregata di starmi alla larga, perché sono acido quando le cose mi vnno non troppo bene. Spero che si adegui.
      Grazie Ofelia. Ti abbraccio.

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  7. La cosa importante è che siano polipi. Poi, tu che ti lasci far battere da un beverone immondo? Ma non ti credo...😆😆😆😆😆
    Scherzo, ovviamente. Coraggio dai che passerà anche questa.
    Bacione

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    1. Speriamo siano gustosi come i polpetti di scoglio. Me li faccio fritti dorati. Sai che spasso!
      Ci rivedremo sul tuo blog e sul mio quando il tempaccio sarà passato.
      Bacissimo.

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