sabato 29 aprile 2017

SCALARE LA MONTAGNA


Scalare la montagna
a cortissimi passi non è impossibile,
basta non guardare mai verso
la cima, basta non guardare mai in basso
e non fermarsi mai troppo a lungo.

La discesa ripidissima e infinita
mette paura perché il precipizio
ti avvinghia e ti avvince
come il fondo del mare quando stai
nuotando al largo e sei stanco.
È l'attrazione dell'amante immaginata
nei sogni che ti spalanca le braccia,
è il suo sorriso invitante,

la gioia di lasciarsi possedere da lei
che ti fa abbandonare,

e mentre alcuni ho visto scivolare
sul fondo dei pantaloni
tra spuntoni aguzzi di roccia
con gli occhi del terrore, altri
allargando le braccia
come ali che non possono
volare si lasciano precipitare
senza un lamento.

Così pure il fondo marino ti risucchia
come dentro uno scarico,
individuale ritorno
alle origini della vita,
nel grande finale pirotecnico
con lampi coloratissimi
ma senza botti, 
in un silenzio progressivo e assoluto.


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Maximiliansau, 21 marzo 2017

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mercoledì 26 aprile 2017

NON ABBIATE PAURA


Non abbiate paura di noi,
soltanto i più deboli uccidono le donne
soltanto i più vigliacchi le picchiano,
la scelta quindi non è poi così difficile.

Non dipingeteci come mostri affamati di sesso
brutali e incivili,
che popoliamo i nostri sogni
di gesti scurrili, di camicette strappate,
di mutande portate via coi denti
mentre le nostre mani vi si avvinghiano
alla gola, il nostro ansimare
si fonde alle vostre urla di terrore.

Non vi regaleremo sempre un fiore,
è vero, tornando a casa affamati
ma non lasciate scuocere la pasta
per il troppo telefonare con le vostre amiche,
e se qualcuno di noi bestemmia
fate finta di niente, sorelline,
e ricordate che un sorriso a volte è meglio
di roventi repliche e di musi
trascinati per ore.

Mai dimenticare che un uomo
rimane dentro un ragazzo
proprio sotto le rughe e la calvizie,
ma attenzione
l'eterno ragazzo soffre la sindrome
della presa in giro, perché ognuno di noi
sa di non potere mai indagare
su cosa si nasconde
dietro il vostro mezzo sorriso beffardo
che vi incurva le labbra,
allora chi non possiede lo spirito
sufficiente a contenere la superiorità
del vostro intelletto
più rapido e rapace, potrebbe alzare
le mani se è un vigliacco,
come ho detto all'inizio,
oppure peggio, se fosse un debole, 
non riuscirebbe a trattenere il treno
sul binario straziando
il vostro collo con le sue mani adunche.

Proteggete voi i vostri uomini
evitate loro il male estremo.

Un sorriso breve, una carezza leggera
e poi aspettare che l'eterno ragazzo venga
a cercarvi nel grembo la sua tranquillità
e vi chieda perdono con uno sguardo
senza nemmeno aprir bocca.


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Maximiliansau, 20 marzo 2017

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lunedì 24 aprile 2017

OSCURO ANONIMATO


Ho imparato a sottrarre ogni giorno
un trucciolo dall'albero della mia vita,
strapparne un grumo di fango,
una scaglia di roccia,

e se un giorno ti dimentichi di farlo
dovrai lavorare il doppio l'indomani.

Fatica senza compenso, pura 
routine, magari lavoro in nero
che nessuno si prende cura di lodare,
di classificare, donandogli un titolo
né ponendo un commento finale
in calce all'opera.

Tutto nel più oscuro anonimato.

Mai aggiungere, soltanto togliere
come fa uno scultore,

e alla fine lasciare l'opera incompiuta
sperando che acquisti valore
col passare degli anni.


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Maximiliansau, 20 marzo 2017

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venerdì 21 aprile 2017

FUMO DA DUE CIMINIERE

Un uomo siede sulla riva di un fiume.
Non guarda scorrere l'acqua, guarda il cielo
scolorire verso la sera, fin quando annotta;
poi le luci dalla sponda opposta
di una centrale elettrica gli lasciano
vedere il fumo bianco, fitto, da due ciminiere
che non aveva visto di giorno.

Quell'uomo resta tutta la notte
ad osservare il fumo mutare direzione
assecondando il vento.
All'alba lui dorme stremato sulla riva del fiume
e non può vedere il sole che gli sorge
di fronte, proprio tra le due ciminiere.

Quando si sveglia è già alto,
gli ferisce gli occhi coi suoi raggi diretti,
stringe allora le palpebre e non vede
il fumo, non vede
le due ciminiere, solo i riflessi trascinati
via dall'acqua.

Se ne va via da quel suo mondo fermo
nello spazio tra le due sponde
dove scorre l'acqua e tutto il resto ristagna.

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Maximiliansau, 19 marzo 2017

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martedì 18 aprile 2017

DORMIRE SENZA SOGNI


Descrivere un sonno profondo
senza sogni in più di tre parole
è impossibile, si può solo ripetere all'infinito
il predicato "dormire".

Cosa resta nella memoria del sonno, del dormire
senza ombre né colori né suoni
né spettri di immagini?

Un cuscino bagnato di sudore,
un lenzuolo stazzonato
e un pulsare alle tempie doloranti.

Almeno soltanto l'urlo della curva degli Ultras
allo stadio come sottofondo
e l'ombra di una coscia lunga
che esce di scena dietro un angolo incolore,
o un ghirigoro della spuma
sull'onda che dilegua verso
un orizzonte che di colpo
è sotto di te.

Dormire senza vedere,
intuire senza pensare
respirare senza vivere
come un motore che gira a folle.


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Maximiliansau, 18 marzo 2017

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sabato 15 aprile 2017

CONTINUA SOPRAVVIVENZA


Gli alberi del nostro giardino
hanno tutti ancora pendule dai rami
le foglie bruciate e secche
dell'ultima estate.

Resistono come soldati avvizziti
dal freddo che non hanno abbandonato
il loro posto,
ma adesso che arrivano le foglie nuove
a dare il cambio
dove andranno a finire?

Perché sono anni che questo succede:
la sera al tramonto le foglie vizze
sono ancora aggrappate ai loro ramoscelli,
al mattino dopo sparite
e al loro posto le nuove piccolissime
e verdi. Nessuna traccia delle antiche.

La natura sembra ribellarsi
alla violenza dell'uomo,
ci confonde le idee,
ci sbeffeggia sparigliando
le carte a suo piacere,
ogni volta un gioco diverso
con regole sempre nuove inventate
lì per lì. Un nuovo e originale
metodo di sopravvivenza
ai tentativi di distruzione che ogni
stagione noi gettiamo sul tavolo
della nostra vita giocattolo.

Anche io incomincio adesso a sentirmi albero,
a sentirmi foglia bruciata dello
scorso anno perché mi accorgo
di sopravvivere a me stesso
e alla mia sopraggiunta aridità
in attesa che nuova linfa
miracolosamente dia il cambio
a quella esausta
restituendomi integra la voglia di vivere.


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Maximiliansau, 17 marzo 2017

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mercoledì 12 aprile 2017

GELIDE ALTERNANZE


Alternanze di pieni e di vuoti
come le rigature della canna di un fucile
perché vi si incastri un proiettile destinato
ad uccidere uno sconosciuto appena
intravisto in un mirino telescopico.

Alternanze di silenzi e di suoni
che da lontano sembrano canti e mano a mano
che si fanno vicini lasciano sentire
il pianto.

Altre alternanze sono di aggressioni
subdolamente mistificate, fatte passare
come interventi riparatori da parte
di Istituzioni, di giudici spietati che tolgono
una bambina a genitori oramai troppo vecchi
per regalarla a due giovani estranei.

Alternanza di mani adunche svolazzanti
su teneri corpi infantili e di baci
impudichi dei pedofili
nascosti dentro centinaia di pagine truccate
di facebook.

Alternanza tra speranza e disperazione
di chi già morto dentro aspetta che qualcuno
stacchi la spina di una macchina impietosa
che si accanisce a farlo respirare.

Alternanza tra il dolore dei pochi direttamente
trafitti da un evento disperato
ammutoliti in uno sgomento senza fine
e l'indifferenza dei tanti
che sanno, che vedono, che sentono
ma fanno finta di essere ciechi
e muti e sordi.


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Maximiliansau, 16 marzo 2017
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domenica 9 aprile 2017

TI ASCOLTO DIO


Ti ascolto Dio, 
se sei tu che mi parli
oppure il tuo
compagnuccio di merende
poco importa, io ascolterò
senza storcere la bocca, tanto
finora mi avete
ingannato entrambi con le vostre
promesse dorate, i vostri
racconti romanzati di lotte
per la conquista dell'Universo.

Volete che vi dica che penso
che proprio voi avete
inventato l'inciucio
e tutte le porcherie 
di gestione del potere,
i favori di scambio,
il do ut des,
l'arroganza e l'arbitrio?
L'ho appena detto.

Che potevamo fare noi
se non copiarvi?
Che poi era quello che volevate
andandovene a spasso
tra i vostri mondi ad inventare
le vostre future
porcherie. La più grossa
l'Inferno, quel bel soggiorno
dove voi ipocriti ve la spassavate
tra mangiate, bevute
e ragazze, le più belle di tutte,
che fornicavano con voi
ad ogni vostro schioccar di dita,
mentre qui tutti gli Adami
e tutte le Eve si spaccavano
la schiena sotto il sole
per mettere insieme pranzo e cena,
schizzando fuori figli
come vermi da una mela marcia.

E poi la guerra,
altra sporca invenzione
di quelle bisbocce vostre
quando, esauriti i trucchi
di prestigio con le vostre concubine
e i vostri angeli con e senza ali,
vi siete accorti
che vedere schizzare sangue
e volar via braccia gambe e teste
era un divertimento
della madonna.

Adesso pensate di avere inventato
qualcosa di nuovo e di fantastico.

Andatevene via, scemi, 
noi siamo nel frattempo diventati
più bravi di voi nel fare
porcherie, siamo maestri;
cominciamo da piccoli
col bullismo, i furti, le droghe
leggere, poi pian piano
passiamo al killeraggio seriale,
al femminicidio, allo stupro
di gruppo, alla pedofilia,
alla politica,
che è il massimo gioco al massacro
inventato da noi.

Io non vi ascolto più.
Andate a farvi fottere, pagliacci:
quando mai si è visto 
che i maestri imparano
dai loro allievi?


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Maximiliansau, 18 marzo 2017

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venerdì 7 aprile 2017

LA CONGIURA DEI PAZZI

Questa notte, alle 20,30 ora di Washington, da una portaerei degli USA sono partiti 59 missili Tomwak, che hanno bombardato la base siriana da dove sarebbero partiti  gli aerei che avrebbero portato e sganciato le fatidiche bombe al gas nervino sulla popolazione siriana provocando una sessantina di morti, tra cui decine di bambini, e una moltitudine di feriti.
Di fronte all'esecrazione del mondo cosiddetto civile, un presidente americano, senza accordarsi con i suoi alleati, senza chiedere il permesso dell'ONU, senza il preventivo appoggio del suo Congresso ha ordinato il lancio dei missili, presumibilmente, data l'ora, tra un boccone e l'altro della sua cena. Così, einfach so, come se giocasse alla play station, come se fossero fuochi di artificio, come se non avessero altra conseguenza che un po' più di inquinamento dell'ambiente.
Possiamo fare alcune considerazioni.
Appare evidente che a questo signore prudevano le mani da tempo, dato che da quando ha giurato fedeltà alla Costituzione del suo paese, alzando la manina sinistra mentre poggiava la destra sulla Bibbia, e dopo uno sguardo amoroso alla sua bellissima moglie, non ha fatto altro che abbaiare contro tutto e contro tutti, mettendosi a sottoscrivere decreti di espulsione e di blocco delle entrate di cittadini di sette paesi musulmani -decreto bocciato- poi facendo minacce terrificanti alla Corea del Nord, che ha non solamente i missili, ma le testate atomiche, e gode della protezione di staterelli come la Repubblica della Cina e la Russia di mister Putin. Fino ad arrivare all'attacco alla "arrivano i nostri" che tanto deve piacergli contro la Siria dell' alleato di Putin Assad, che in questo momento sta combattendo contro il Califfato dell'ISIS, nemico di tutti noi occidentali, tenendolo in scacco e salvando a tutti noi il culo.
Bush padre e figlio attaccarono Saddam, che teneva in qualche modo in pace la regione ed era stato il miglior alleato degli USA contro l'Iran, con la scusa di fantomatiche armi di distruzione di massa, mai ritrovate in quel paese; un idiota e arrivista di un francese allupato di petrolio iniziò una notte una guerra contro Gheddafi, aiutato da Obama, mentre il resto del mondo leggeva giornali sportivi fischiettando motivetti in voga, e che ci ha rimesso siamo stati noi che abbiamo visti invase le acque del mare notrum di profughi e profittatori, adesso questo parvennu della politique ci viene a raccontare che i siriani hanno armi chimiche e che vanno eliminati in toto, cancellati dalla scacchiera internazionale e quell'antichissimo paese posto sotto il protettorato di Israele come gendarme degli Stati Uniti.
Ma cosa hanno cercato gli emissari dell'ONU in quattro mesi nel 2014? Arsenali di armi chimiche. E cosa hanno trovato? Nulla di nulla. E adesso dove le hanno costruite ste bombe che le loro fabbriche, da tempo inattive. sono state smantellate definitivamente?
Mi sembra possibile che si sia ripetuto in scala minore e su suolo non amico quello che successe a New York l'undici settembre 2001. Sempre la stessa tattica: si produce ad arte un grossolano imbroglio, poi come reazione si aggredisce l'avversario, il nemico numero uno, allora si chiamava Saddam Hussein, oggi Assad ma fa lo stesso, la tecnica è provocare un precedente, il resto vien da sé.
Il guaio è che, per quanto stupido, Bush secondo sapeva che attaccando Saddam avrebbe al massimo avuto una lavata di testa dal Consiglio dell'ONU e la deplorazione -verbale- di Putin. Il grosso pazzo con la scimmia trapiantata in testa non tiene presente che la Russia è alleata di Assad, mantiene e vuole mantenere il controllo di quell'area fondamentale per le sue strategie e sopratutto non può perdere la faccia trascurando di occuparsi a fondo, ma proprio a fondo, della nuova situazione creatasi.
Il bullo che non stringe la mano ad Angela Merkel, l'idiota che mentre ordina il lancio dei 59 Tomwak 59 ha ospite in Florida il presidente della Repubblica della Cina, col quale ha già fatto la voce grossa e che sicuramente adesso ha capito che di questo pazzo non ci si può fidare, alludendo alla Corea del Nord, cosa crede di ottenere?
Quello che finora ha ottenuto è stato il guaire dei cagnolini della NATO, accoccolati ai suoi piedi, che adesso hanno i pannolini tutti intrisi di piscio, e i ringraziamenti di Notarniau, che altro non aspettava. Ma sentiamo da domani quale sarà la reazione di Putin e dei cinesi.
Disarmiamo questo sciocco, togliamolo di peso dalla stanza ovale, da quella rotonda, da quella quadrata e infiliamolo di testa in una camicia di forza, tenendogli ben lontana la valigetta delle armi atomiche. Adesso o sarà troppo tardi per tutti.









giovedì 6 aprile 2017

SCRITTO E RISCRITTO


Ho scritto e riscritto le fasi salienti
della mia vita cambiando ogni volta i tempi
verbali. Al presente, al passato remoto,
al futuro mutava la sensazione degli
avvenimenti e l'involucro dove di volta
in volta li andavo inviluppando
come se fossi continuamente nuovo protagonista
e nuovo spettatore. E la storia sempre
identica, antica pergamena
che si srotolava nello spazio tra cielo
bassissimo e terre a perdita d'occhio.

Così sono riuscito a schedare gioie e dolori,
entusiasmanti slanci e depressive sindromi,
freddamente, come fossero avvenimenti,
sensazioni e cose di estranei, cui prestavo
la mia forma, il mio volto e la mia voce
senza aggiungere nulla di personale,
né una goccia di sudore, né di sangue,
né una lacrima e nemmeno un sorriso.

Questa la vita da vivere, con distacco,
alla me ne infischio, senza mai
tachicardie, né rimorsi: guardarsi
dietro soddisfatti per avere evitato
di sguazzare in una pozzanghera
e i prossimi passi più leggeri e sicuri
là dove gli occhi non arrivano
a vedere, ma che importa
non rimarranno le mie impronte
nel fango, e il cielo resta sempre basso
ma infinito e il mio respiro
prolunga comunque l'orizzonte.


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Maximiliansau, 15 marzo 2017

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domenica 2 aprile 2017

PARIS, PARIS


L'autostrada francese A4 che da Strasburg porta a Parigi è di una noia mortale: attraversa le colline dei Volsci ma le guarda da lontano mantenendosi nel piattume più desolato possibile. Mi domando come i francesi durante la prima guerra mondiale abbiano lasciato massacrare a Verdun e su la Marne il loro esercito, dato che oltre quel fiume niente affatto imponente non c'erano altri ostacoli naturali. Ma si sa che entrambi gli alti Comandi francese e tedesco amavano queste ammucchiate ingloriose con tanti morti e moltitudini di amputati. I moderni invece hanno imparato a fare bene i loro affari. In 552 chilometri, attraverso il pedaggio pagabile in quattro diverse stazioni, incassano 57 euro e 50. più di dieci centesimi a chilometro. Ci guardano dall'alto con falsa modestia.
La prima impressione che ho avuto da Paris è stata l'esaltazione della "grandeure": una marea di piazze intitolate a tutte le loro battaglie, archi ed obelischi a profusione, cupole dorate in oro fino da quella della Cattedrale Saint Louis des Invalide, dove è sepolto Napoleone, alle statue doratissime del ponte Alessandro III fino alle due piazze più famose, Place de la Concorde e Place de l'Etoile poste di fronte e separate dall' Avenue des Champs Élysées, forse e senza forse il viale le plus grand, le plus beau e le plus prestigiese du mond. Detto fra noi i Campi Elisi e Notre Dame mi hanno impressionato assai di più della Torre Eiffel, un uccellaccio senza ali borioso e tronfio di ferraccio aggrappato al suolo, attraente certamente più di notte che di giorno, illuminato a luci intermittenti ad ogni inízio di ora. 
Il palazzo del Louvre ti arriva addosso dopo avere girato intorno al Palazzo dell'Opera, anche questo carico di ori come una vecchia signora imbellettata.
A me è piaciuto il contrasto tra la piramide di 673 pezzi di cristallo voluto da Mitterand e il palazzo del secolo XIV che fu reggia di Louis XIV per poi diventare dopo la rivoluzione quello che è adesso.
Io sono rimasto mezzora a guardare la Nike di Samotracia, e mentre tutti i cinesi e gli inglesi fotografavano la Gioconda corazzata e inattaccabile, io me ne stavo a guardare la magnificenza de "Le nozze di Cana" di Paolo Veronese.  
Tanto più che nella sala vicina c'era "La vergine delle Rocce".
Montmartre, Moulin rouge, Pigalle, la chiesa del Sacro cuore posta in cima alla collina tutto bellissimo, ma sarebbero occorsi non quattro giorni ma due settimane per vedere e visitare tutto ciò che di bello ha questa città. Ci torneremo Anna Maria ed io, anche perché ho visto che il francese non l'ho dimenticato del tutto, anche se approfittavo del fatto che Kim è francese e Cristina lo parla benissimo.
Però bisognerà allenarsi un po' di più perché si cammina troppo e alla sera si crolla a letto. Si fanno tanti chilometri a piedi, tanto per dire gli Champes Élysées sono una passeggiatina di quattro chilometri, così per gradire.
Insomma, valeva la pena.
Ieri sera a cena in un ristorante vicino alla Torre facevano il Karaoke. Una stranezza tipicamente parigina, in un locale ricercato dove puoi bere vino solo in bottiglia, vedere loro come si divertono cantando i motivi di Charles Aznavour.

In Hotel ho scritto questa poesia.


PARIS

Il contatto fisico con una città
millenaria che non ti
accoglie a braccia aperte
ma nemmeno ti sbrana,
indifferente
ti annovera tra le sue
rotture di coglioni quotidiane,
dovrebbe esaltarti nella misura in cui
ti enumera tra i mali
minori, e inghiotte
la tua bocca aperta
e il tuo stupore di vecchio contadino,
che oltre le sue zolle niente conosce
che sia degno 
di ricordo.

Passano bus di diciotto metri rapidi
come l'acqua di un torrente,
schivando motorette di giovani
fornitori di pizze al taglio
e minuscole auto in successione
a Place de l'Etoile, tu solo sperando
che il taxi che velocissimo si è mosso
non debba raggiungere l'angolo
dell'angusta via da poco asfaltata
di lato dei prodotti Vitton
per poi di colpo fermarsi a raccogliere
il villano rifatto carico di dobloni
disceso da una Ferrari rossa
come fosse il cassero
di un galeone inglese a Trafalgar.

Tutto stravolge il rumore cupo dei motori
come se fosse la partenza in corsa
di Le Man,
dove tutto è concesso e niente
viene lasciato al caso.

Si chiude il giorno nel meriggio
avanzato senza chiedere a nessuno
se il gioco nuovo imposto
dai fannulloni che succhiano selfie
a josa possa
sostituire con la nuova religione
quella antica dei padri
oramai taccagna 
di valori.

Questa è Parigi, la mia Parigi
col suo centro storico
già avvizzito che grida al mondo
la grandezza che fu,
dove i turisti giocano
a fare i parigini
e i nativi fanno i turisti:
fotografano tutto, 
fanno i selfie
e siedono nei bistro
godendosi il traffico con mezzo
calice di bianco davanti.

Domattina ricominciamo
a bordo di bigbus scoperti che risalgono
la Senna senza porre domande
né tentare soluzioni a problemi
che non si possono risolvere
se non inventando bugie,
e corte diaspore
di intelligenza.


***
Paris, 30 marzo 2017