sabato 31 dicembre 2016

BUON 2017

AUGURIAMOCI  CHE....

...tutti  gli  uomini  rinsaviscano  e  la  smettano  di  accoppare  mogli  amanti  e  fidanzate...

...tutti  i  politici  la smettano  di  raccontare  balle  e  facciano  qualcosa  per  noi...

...Americani  e  Russi  la  smettano  di  mostrarsi  i  denti  e  facciano  qualcosa  per  la  Siria...

...Angela  Merkel  si  addormenti  in  un  bosco  e  vi  rimanga  per  dodici  anni...

...barconi  zatteroni  e  anfibi  libici  colino  a  picco  senza  nessuno  a  bordo...

...che  i  combattenti  dell'ISIS  si  sgozzino  fra  di  loro  gridando  Allah  akbar...

...che  le  tasse  diminuiscano  improvvisamente  del  10%...

...che  chiudano  i  caselli  autostradali  lasciando  gratuiti  i  passaggi...

...che  Carlo  Conti  si  converta  al  Buddismo  e  se  ne  vada  in  Nepal  per  sempre...

...che  alla  TV  venga  proibito  per  legge  interrompere  le  partite  per  la  pubblicità...

...che  Maria  Elena  Boschi  si  ritiri  in  un Convento  di  Clausura  in  Bavaria...

...che  mia  figlia  Stefania  mi  telefoni  dicendo  "ciao  papà" e  non  "c'è  la  mamma ?"...

...e  sì  lo  so  che  questa  è  dura  ma  qualche  volta  i  miracoli  avvengono...

...e  se  tutto  questo  avvenisse  io  sarei  soddisfatto  del  2017 ,  voi  no ?...

COMUNQUE

TANTI  MA  PROPRIO  TANTISSIMI  AUGURI  PER  IL  NUOVO  ANNO


DAL  VOSTRO

VINCENZO  IACOPONI  MALAVISI

  








sabato 24 dicembre 2016

BUON NATALE

A TUTTI, MA PROPRIO TUTTI I MIEI AMICI,

A TUTTI I MIEI FOLLOVERS,

A TUTTI QUELLI CHE NON HO POTUTO RAGGIUNGERE TELEFONICAMENTE,

A QUELLI CHE ESULTANO TANTO,

A QUELLI CHE ESULTANO UN PO' MENO,

A QUELLI CHE NON ESULTANO PER NIENTE,

A QUELLI CHE HANNO VOTATO NO AL REFERENDUM,

A QUELLI CHE HANNO VOTATO SÌ,

A QUELLI CHE NON HANNO VOTATO,

INSOMMA A TUTTI



AUGURO UN FANTASTICO NATALE 

E TANTA MA PROPRIO TANTA SALUTE.



ENZO, VIN, VIC COME VOLETE VOI

E IN PAROLE SEMPLICI



VINCENZO IACOPONI MALAVISI

martedì 20 dicembre 2016

KURFÜRSTENDAMM ORE 20,30 DEL 19. 12. 2016

Ieri sera alla TV nazionale, ed anche su Mediaset a dire il vero, ho ascoltato le tante inesattezze sulla vita all'estero che qualificano come pessima la nostra informazione. Parlavano di "mercatino di Natale" come fosse un assemblaggio di bancarelle di africani e di cinesi nelle nostre periferie, e qualcuno dei giornalisti si è chiesto come fosse possibile che ci fosse tanta gente a quell'ora.
Mai stato a Berlino in questo periodo, signore? Oppure a München, a Köln ad Hamburg, oppure a Frankfurt o in qualsiasi paese tedesco sotto Natale? 
Si chiamano Weihnachtsmarkt, mercato natalizio e sono una delle più vecchie tradizioni tedesche. Ho letto che risalgono al primo medioevo. Non si tratta di bancarelle mobili ma di vere e proprie costruzioni fisse, in legno, solidamente piantate per terra, di solito quattro metri per quattro metri e tre di altezza, con tettino a spiovere, che vengono preparate una settimana prima del 24 novembre, quando vengono inaugurate e rimangono aperte fino al 24 dicembre, la Vigilia.
Nel pomerigio ed alla sera -fin oltre la mezzanotte il venerdì e il sabato e poco oltre le ventidue i giorni lavorativi per ovvie ragioni- sono stracolme di gente che compera ricordini e robe varie, ma soprattutto mangia e beve, beve, beve. Glühwein in abbondanza, cioè vino speziato e bollito che riscaldi, graditissimo in questa stagione e poco alcoolico; ma naturalmente anche birra, birra, birra. E poi salsicciotti in varie salse, e Kartoffel in tutte le maniere e Pommfritt e insomma si pappa a volontà. 
Berlino a Natale conta un quattro milioni di gente che se la vuole godere. Di giorno fanno quel che vogliono e di sera vanno in uno dei dodici Weihnachten e ci restano per ore.
Chi conosce Berlino sa che Charlottenburg è il cuore della città, il quartiere nobile. La attraversa un'arteria enorme, che si chiama Kurfürstendamm, dove si erge la Erinnerungskirche, la Chiesa del Ricordo, un dente cariato che spunta da una boccaccia spalancata. Era una delle più belle Chiese di Berlino. Durante la seconda guerra mondiale fu praticamente rasa al suolo. Rimase parte dell'abside e quasi intera la torre dell'orologio. I Berlinesi non l'hanno mai ricostruita: la tengono a memoria di quella che è stata non solo la più grande tragedia della loro storia, ma di quella del mondo.
In quella piazza sorge la sede del quotidiano locale, il Berliner Montagspost; non è distante che poche centinaia di metri dallo Zoo. Chi ricorda il bellissimo romanzo autobiografico di Christiana F. Wir Kinder von Bahnhof Zoo, da cui fu fatto un celebre film? Un paio di chilometri dall'altro lato c'è la Alexanderplatz, resa famosa da uno dei migliori romanzi della letteratura tedesca Berlin Alexanderplatz, di Alfred Döblin, da cui la serie TV bellissima del 1980 diretta da Reiner Werner Fassbinder. Insomma un posto che più famoso non si può.
Il Weihnachtmarkt del Kurfüstendamm è il più grande ed il più frequentato mercato natalizio della città, soprattutto a quell'ora. 
Ieri sera alle 20,30 circa un TIR con targa polacca si è lanciato contro la folla facendo fino all'ultima relazione della Polizei 12 morti e una sessantina di feriti, più o meno gravi. Le costruzioni ben piantate a terra lo hanno frenato, altrimenti la strage avrebbe incominciato a somigliare nella consistenza a quella di Nizza.
L'autista polacco, che non dava più sue notizie alla sua Direzione dalle 15, giaceva morto nel lettino dove di solito si dorme, ucciso da uno dei due attentatori. Quello che guidava il mezzo era un Pakistano da un anno entrato in Germania con i fuggiaschi dalla Siria. Grazie Angela. Lei adesso piange e commenta che era assolutamente imprevedibile. TUTTO oramai si deve prevedere, anche che ti nascondono una bomba sotto il letto. Soltanto tre sere fa a Ludwigshaven, vicinissima a casa mia, un poliziotto dalla vista buona ha capito dal modo di camminare e di guardarsi intorno che qualcosa non quadrava in quel ragazzino, che sembrava ogni tanto zoppicare. Fermato, il moccioso -12 anni siriano- balbettava qualcosa di incomprensibile ed il poliziotto pensando che si fosse perduto lo ha preso per mano per portarlo alla sua Stazione. Ma il ragazzino si è impuntato gridando nella sua lingua e in tedesco tutte le parolacce che poteva. Arrivano altri due poliziotti e scoprono che il moccioso era fasciato dal collo alla pancia con una cintura esplosiva a tempo. Ancora una diecina di minuti e avrebbe fatto una cinquantina di morti, anche quelli in un Weihnachtsmarkt.
Il camion omicida veniva dall'Italia, dove aveva caricato acciaio da recapitare in un Baustelle di Berlino. Combinazione forse, ma sostenere come faceva la faccia da pesce lesso di Alfano -lo stesso che sostiene il nuovo inquilino del Viminale e tanta, troppa stampa di parte- che questo in Italia non è mai avvenuto perché noi siamo i migliori -da morire dalle risate- è assolutamente sbagliato.
Siamo rimasti esenti da attentati perché casa nostra è il loro rifugio e la base di partenza ideale. Perché l'Italia, a differenza della Francia non li ha mai attaccati, e perché tremilaottocento chilometri di coste sono ottime per fare arrivare clandestinamente uomini e materiali.
Io comunque un risultato l'ho ottenuto, per quest'anno ho detto a chiare note alle mie tre donne, madre, figlia e nipote, che di visitare qualsivoglia Weihnachtsmarkt non se ne parla proprio. Che non rompano e stiano zitte. Non c'è due senza tre e dopo Ludwigshaven e Berlino non si sa dove possano colpire.
Capisco che è uno schifo e che questo significa darla vinta ai terroristi, ma posso fare io l'eroe se ne ho voglia, non portandomi dietro tre donne cui voglio un bene dell'anima.













lunedì 12 dicembre 2016

SANTO SUBITO


Negli ultimi giorni  dalle parti del Nazareno e da tutte le trasmissioni TV, dove i baldi Pidiessini proliferano come funghi. si innalza al cielo un coro belante di pecoroni che inneggiano al gran sacrificio dell'uomo della provvidenza, che -unico esempio in Italia- si è dimesso mostrando dignità, correttezza morale ed amor patrio. Un'autentica beatificazione, dove quella che è la norma in altri paesi per chi esce sconfitto dalla competizione dove ha affidato il suo scarso passato nonché il fulgido futuro, sembra essere una rarità a disposizione di un unico eletto, lui  il santone di Pontassieve. l'unico in possesso di questa dirittura morale.
Ricordo sommessamente a questo branco belante un solo esempio: Giuseppe Pella, che il 12 gennaio 1954 si dimise appena approvata la legge di bilancio dalla carica di Primo Ministro cui era stato chiamato dall'allora Presidente Luigi Einaudi. Se ne uscì tranquillamente dal Quirinale e al suo autista che gli apriva la porta dell'auto presidenziale obiettò che lui non era più il Primo Ministro, rifiutando il passaggio; attraversata invece a piedi la piazza si fermò alla prima fermata di un autobus e con quello se ne tornò a casa come un cittadino qualsiasi. Altri Presidenti della Repubblica, altri Uomini di Stato, altri giornalisti. La RAI-TV stava in fieri e non era diventata il carrozzone mediatico pro Renzi e suoi seguaci come quella attuale.
Adesso invece siamo in clima di "SANTO  SUBITO", già sentito in questi anni alla morte di Giovanni Paolo II.
Siccome qui in rete c'è chi mi accusa di essere un  populista che si abbevera di fole e dato che trattasi di persona assai educata ed intelligente ma, ahimé, nessuno è perfetto e ce n'è molti che soffrono per il ruzzolone del futuro santo e già  piangono l'assenza dei suoi mirabolanti miracoli, vedrò di constatare fatti, cercando di essere sobrio, non alterato dalla rabbia, non accecato dal livore, né soffocato dalla gioia di non saperlo -almeno per adesso- in sella al suo destriero bianco col capo eretto e con la bazza in fuori a scodinzolar giulivo.

Come sindaco di Firenze non mi sembrava male, anzi ne ho auspicato uno simile a Roma. Diceva pane al pane, e tanto esempio nella nostra italiuzza del compromesso era già degno di nota. Nel merito mi esimevo dall'esprimermi perché non conoscevo a fondo i problemi della capitale toscana. Se andava bene ai suoi concittadini, devo aver pensato, deve essere vino buono.

Poi c'è stato il primo tentativo di scalata al soglio di Segretario del suo partito. Sconfitto da Bersani e dalla vecchia guardia si ritirò momentaneamente dalla lotta leccandosi le ferite e preparando la rivicita. Più che legittimo. Il tono mi lasciava però perplesso: in contraddizione alla pacatezza di Bersani il nostro eroe coniava l'espressione rottamazione politica di una classe di uomini e donne che avevano fatto la storia del suo partito, senza rispetto per nessuno, lui che ancora non aveva fatto proprio niente.
Forse è questo il nuovo linguaggio, mi suggerivo; forse per edificare nuove mura occorre abbattere le vecchie fin dalle fondamenta. Che sia veramente costui l'uomo della provvidenza?
Quando fu chiaro che Bersani con la sua flemma non avrebbe ottenuto niente da una striminzita vittoria elettorale il nostro eroe tornò alla carica rottamandolo e diventando il capo del nuovo nel suo partito. Dopo, molto tempo dopo, sapemmo che si era autoproclamato montone ben fornito di corna e di campanaccio per guidare il suo branco di pecore, ma all'inizio tantissimi -me compreso. perché tacerlo- credettero che l'uomo avesse meriti grandi, anche se non tanta esperienza che si manifestava in un linguaggio troppo crudo, ma vivaddio era ora che l'Italia nostra avesse un Capo in grado di decidere da solo e di andare avanti come un buldozer fregandosene di tutto e tutti.
Fu quello l'inizio di una primavera in cui ci si aspettava ogni giorno qualcosa di nuovo, con Letta primo ministro già tremebondo ed il nostro "enricostaisereno" in cattedra. Ma che qualcosa bollisse in pentola era chiaro a tutti.

Questi sono fatti, signori e signore che non sopportate gli -ismi, fatti che ognuno di noi ha soppesato senza conoscere il metodo di misurazione della bilancia usata, ma questi sono fatti e non fole.
Tanto per prendere fiato e chiarire.

Il giorno in cui Letta già teneva in mano il campanellino per consegnarlo ad enricostaisereno, proprio quella mattina si verificò una cosuccia strana, indicativa del carattere dell'uomo nuovo.
Attraversata Roma velocissimamente a bordo della sua SMART infilò il portone posteriore di palazzo Chigi a quaranta orari, laddove è consentito il passo d'uomo, cioè dieci-quindici all'ora. In quel momento un'auto blu stava uscendo. Lo scontro fu evitato per miracolo, ma quando i questori fecero notare al nostro che la macchina blu aveva la precedenza, un paio di telecronisti eternò e mise in scatola gli occhi levati al cielo ed il labbiale dell'irrenzi, incazzato nero come un toro nell'arena.
Questa scenetta solo adesso s'è potuta mostrare. Lo ha fatto Gazebo su RAI TRE e io ancora mi scompiscio. Il classico ma lei non sa chi sono io, maremma maiala. Ma i questori non si commossero, rimasero nell'assoluta ignoranza e lo facero retrocedere riluttante e spruzzante saliva.

Afferrato il campanellino con entrambe le mani enricostaisereno deve aver pensato di procedere come uno tsunami nel nostro panorama politico immobile nella sua pochezza. Bel oltre la metà del popol nostro aspettava gli eventi col fiato sospeso.

Ed egli iniziò l'iter della promessa grossa e fantasiosa, provocando una sparatoria di grandissime cose e progressive che sommersero ognuno di noi, colti oppur inclita che fossimo, lasciandoci tutti col naso in su ed una grande curiosità: vediamo un po' home la si rottama la nostra patria, oh via. Ed arrivò il decreto degli 80 euro al mese. Un po' a tutti, sembrava in un primo momento, poi invece no, solo a quelli che stavano meglio mentre quelli che crepavano di fame non ne avevano diritto. Eppoi gli 80 erano lordi e non netti, per cui rimanevano una cinquantina di euro scarsi per poco più di otto milioni di gente, ma comunque almeno c'era qualcuno che dava e non chiedeva, maremma maiala.
E venne il voto per il Parlamento europeo, che fu naturalmente giudicato un trionfo della nuova epoca renziana. Pensate il 40% votò PD.
E adesso chi lo reggeva più? Moltiplicò le passeggiate fuori di Palazzo Chigi per andare a bere un caffettino, lui e i quindici della sua scorta, ma che importa tanto tutti stavano lì in quel tratturo di strada con qualsivoglia tempo per veder lo nostro eroe attraversar con passetti molleggiati, le manine nelle tasche della giacchetta sempre più attillata, e il passo di una salsa brasilera, che gli era tanto bellino, gesummaria, che lo si poteva mangiar di baci, suvvia.
E poi volete mettere il nostro campeon che se ne va a Bruxelles a colloquio privato con Angela la tedescona e Holland, quel signorotto di campagna bretone o del golfo di Biscaglia, insomma francioso presidente dei franciosi. E parlava inglese il nostro, un inglese tutto suo altro che il Berlu che sapeva esprimersi solo in meneghino.
Non s'è capito molto bene, ma si mormora che da quei colloqui sia partita la spinta a forzare la mano della storia.

Hambieremo la hostituzione de sto paese vecchia e hollassata, maremma maiala, io e la toscanina bellin bellina che gli altri partiti se la sognano na ministrina hosì bellina e simpatiha e piena di vigore. Ma un l'avete vista quando ha giurato nelle mani di Re Giorgio fedeltà alla Repubbliha, hon indosso quella giacchettina blu hortina in vita e quei pantaloni sempre blu col havallo bassino bassino ché quando lei s'è 'hinata per firmare le sono scesi di molto mettendo in mostra il suo bel tanga e il suo bel hulo? Ma home l'era bellina la Maria Elena, da mangiare.

E fu così -per via del tanga o della Banca Etruria, di cui il babbo della bella Maria Elena era un pezzo grosso assai e che fu mandato a fondo e riacciuffato per i capelli forse perché scucisse ancora soldoni utilissimi alle mire del satrapo nostrano- che al nostro omo de la provvidenza venne in mente la trovata vincente.
Ma un la vogliamo fare io e te, ministrina del mio cuor, sta riforma?
Gli ballava nella testa l'ideona: si sa che gli italiani son tutti guardoni arrapati. E noi gliela mostriamo in tutte le salse la ministrina che il mondo ci invidia. Oh vai l'è andata. L'ho avuta io l'idea del millennio.
Peccato avesse dimenticato tra le chiappe delle bella ministra tutti i problemi impellenti della nostra nazioncina di guardoni arrapati certamente, ma che a  casa avevano moglie e figli che non avevano più niente da mangiare. Quattro Banche salvate dal fallimento con la più bella trovata di questa Unione Europea del cazzo, l'uso cioè dei soldi dei correntisti e dei risparmiatori, sì quei poveracci che avevano risparmiato una vita per trovarsi una casa e una vecchiaia serena; e poi la Nazione invasa da giovanottoni neri neri con cellulare e orologino nuovo, tutti bei maschioni in cerca di lavoro, come sostenevano e di chissà cosa altro, non certo profughi da nessuna guerra come il ministro pescelesso, quello a capo del minipartitino delle poltrone incollate al culo andava predicando. Ma si sa che il pescelesso se non ci metti un pizzico di sale non sa di nulla.
E poi per il Sud vennero trovate le bufale più eterogenee, le barzellette più mitiche: per esempio il PONTE SULLO STRETTO, e già i mammasantissima e i pezzi da 90 si fregavano le mani. Ma sembra che lo maggior ponte d'Italia porti una sfiga maledetta: ogni volta che un primo ministro ne parla parte un siluro da non si sa dove e gli entra nel culo. Fu il cavallo di battaglia del Berlu e tutti sanno che subito dopo crollò, ne profetizzò la costruzione il grande pallonaro e PUM gli esplosero i coglions, o quel pocolino che gliene restava.
Aggiungeteci il contratto leasing di un aereo da duecento milioni, con camere da letto e salotti e una sala per discussioni amene tra uomini del destino, divinissimi culi e pescelessi al di sopra delle nuvole, libreria e impianto stereofonico e tutti i drum e dram, compreso naturalmente l'equipaggio altamente addestrato e selezionato, il tutto al modico costo di  ottantamila euro al giorno, carburante escluso -tutto naturalmente a carico del popolo italiano. Insomma un brodino.
Con quell'aereo ed un superveloce elicotterone si spostava il nostro da un capo all'altro della penisola, per diffondere il nuovo vangelo in attesa del suo personale Natale, scadente il 4 dicembre, tanto per dire: la mi figliola, LA RIFORMA DEL MILLENNIO, nasce un po' prima di Gesù di Nazareth.

Sappiamo tutti come sia finita: in MERDA.

Ora si è esiliato a Pontassieve, come Camillo nella campagna romana. Aspetta che giungano i messi inviati dal Senatus Populusque Romanus a chiedergli ginocchioni di tornare a governare il Paese, andato in malora dopo che lui se n'era andato pien di cruccio, come Dante a Ravenna.
Oh grullo.

Il governo del grullo è durato qualche giorno più di mille. NIENTE di quello che ha promesso è stato in grado di mantenere: ha spaccato il paese, ha spaccato il suo partito, ha condotto da presunto DUX la cosa pubblica, accumulando disastro a disastri, ha innalzato il tetto già pesantissimo del debito pubblico a cifre insostenibili, ha fatto politica sporca da prima repubblica putrefatta curando i propri interessi e quelli della sua parte politicante ma non quelli del paese. Nessuno lo rimpiange all'infuori dei suoi adoratori somari e pecoroni.
Cercherà di rientrare dopo essersi mondato come la zoccola che va in chiesa per rifarsi la verginità e poi aspira a sposare il povero scemo del paese. Qui però non ci sono poveri scemi e se ne accorgerà alle prossime elezioni politiche, che -malgrado la benedizione di una mummia al Quirinale- dovranno essere fatte. Vinca chi vinca sarà sempre meglio che avere uno sbruffone toscano capace di camminate alla paraculo come il più squallido dei bulletti di periferia coi calzoncini ben tirati sul culetto e l'ormai incipiente panzetta sempre in mostra. È facile: basta comprare vestitini un numero inferiore del dovuto. Solo alla fine per commuovere le folle si è fatto vedere insieme alla moglie.
Troppo tardi. Dopo avere cercato di riempire gli occhi con le chiappe della sua fedelissima e non esserci sufficientemente riuscito, voleva ritornare al quadretto famigliare, il padre di famiglia, la casta moglie Agnese ed i suoi bambini, cui ha rimboccato le coperte a Pontassieve, tornando a casa dopo aver gridato con voce tremante il suo "Viva l'Italia".
Oh grullo, il popolo d'Italia ti conosce ormai. Non si farà ancora una volta inculare.

Per adesso teniamoci sto governicchio gentiloniano. Turiamoci il naso, chiudiamo gli occhi, facciamo finta di credere che sia una cosa seria, che la Boschi sottosegretario non sia la sentinella dell'irrenzi, che sto cambiamento non sia ispirato alla famosa frase del principe Salina del Gattopardo, cambiare tutto per NON cambiare niente, che Mattarella non sia un pupazzo parlante, contenti almeno che Gentiloni non abbia usato nessuno degli sproloqui del bischerone decaduto.
A volte per vivere bene bisogna anche fingere di stare bene.






























venerdì 9 dicembre 2016

L' ATTENTATRICE È IN FAMIGLIA

Questa  ve la devo raccontare e vi garantisco che non è un sogno e non mi invento una virgola.
Proprio ieri sera, telefonando a mio figlio Federico, venivo a sapere della gravissima infermità che si sta portando via il padre di sua moglie Sara, che è un mio caro amico. È già da un paio di giorni ricoverato in ospedale, adesso lo passeranno nella Intensive Station e di lì difficilmente uscirà vivo.
A parte il personale dispiacere per la perdita di un vecchio amico, mi sono venuti in mente pensieri cattivi.
Cazzo gente, è dieci anni più giovane di me e già se ne va. Mi sono sentito un previlegiato con i miei oramai prossimi ottantatré in perfetta salute, tranne quelche bagatella. Ho pensato che si muore troppo facilmente ed inaspettatamente per cantare vittoria. Mi sono incartato in questi pensieracci ed ho dormito malissimo, facendo anche sogni schifosi. E questa mattina mi sono tirato fuori dal letto con la luna storta.
Poco dopo le dieci, come promesso, sono arrivati mia nipote Cristina col suo fidanzato Kim e mia figlia Stefania, la mamma di Cristina. 
Durante la settimana erano arrivati cinque o sei pacchetti, intestati a me ma appartenenti tutti a Cristina, che usa il mio recapito per comodità, dato che lei abita in Francia e non è mai in casa.
Ha incominciato ad aprirli. Uno dei primi -uno piccolino- conteneva tre bombolette, che a me sono sembrate quelle che si usano per profumare gli ambienti. Lei se ne è andata nell'altra stanza dove erano già la mamma e la nonna, mentre io e Kim siamo rimasti nel mio studio perché volevamo vedere qualcosa su Internet.
Dentro la testa avevo sempre il cattivo umore dovuto alla brutta notizia della sera prima, e l'idea che si potesse alla fin fine morire da un momento all'altro.
Mentre pigiavo sui tasti all'improvviso una morsa mi ha stretto alla gola impedendomi di respirare: non riuscivo più ad emettere né ad immettere aria, ero completamente bloccato. 
Ho pensato: ecco, sto morendo e non mi sono affatto sorpreso della mia calma. Un attimo dopo ho iniziato a tossire come un malato polmonare acuto. Sentivo i polmoni stretti in una morsa, ma non mi infastidiva il dolore muscolare bensì l'idea di dovermene andare senza salutarli tutti. 
Attimi in cui ho pensato che non ero affatto fortunato.
Poi Kim mi fa: "Da quanto sei malato"
Ma io non sono malato, io crepo cazzo dello stracazzo.
E lui mi porge un bicchiere d'acqua e io penso che non ha capito niente sto francese.
Poi lui incomincia a tossire come me...e io allora penso...no, non può capitare anche a lui che ha trentun anni...e allora mi alzo e spalanco la finestra perché adesso ho sentito un sapore in gola, proprio lí dove qualcosa me la chiude...e la prima aria aumenta la tosse, la compressione del torace ed il dolore. Ma ancora non respiro come si deve, E soprattutto ancora non ho capito che cavolozzo fritto stia succedendo. Ma continuo a bere dalla bottiglia che mi ha portato Kim.
Esco dalla mia stanza e per poco non mi congelo: qualcuno ha spalancato tutte le finestre, la porta di ingresso e quella del balcone. Sono tutte  lì le tre pie donne: figlia, mamma e nonna, che respirano aria gelida con facce congestionate, e a me comincia a frullare un'idea per la testa.
Oramai sono in grado di sopravvivere, penso. Comincio a chiudere finestre perché fuori stiamo vicino allo zero, non c'è da scherzare.
Vedo abbandonata a terra una di quelle tre bombolette che stava nel pacchetto più piccolo portato dalla UPS. Leggo e ho la conferma del mio sospettone: c'è scritto a caratteri cubitali

PFEFFER KO

Insomma peperoncino spry, da usare contro animali selvatici e violentatori di donne solitarie.
In piccolo le istruzioni per l'uso.

Da NON usare in luogo chiuso.
Da NON usare controvento,
Da NON usare a meno di un metro, preferibilmente da quattro metri.

Esattamente la distanza cui mi trovavo io dalla...spruzzatrice.
Si avvicina con fare contrito la mia prima nipotina, quella che mi ha fatto diventare nonno a 54 anni e mi fa: "Scusa nonnino, volevo provare se funzionava".

Capito che roba?

Più tardi AnnaMaria mi ha raccontato di avere visto una enorme nube biancastra uscire dalla sua mano destra protesa in avanti. La bomboletta non l'aveva veduta. Non ci aveva capito niente ma la nipote le era saltata addosso spingendola fuori sul balcone. Si rendeva conto del pericolo mortale in cui aveva messo sua nonna, che soffre di asma bronchiale cronica.
Siamo usciti e c'era quella roba anche per le scale. Tossivamo da matti. Sembravamo tubercolosi in libera uscita.

Vatti a fidare delle nipoti del cuore.










martedì 6 dicembre 2016

AIUTO GENTE ! CI STA FREGANDO

Non credo sia tanto intelligente, ma una dote ha in abbondanza: è un furbo della madonna, un toscano bastardo che ti costringe a camminare sempre con le chiappe ben strette e incollate ad un muro.
Lo guardavo attentamente mentre alla mezzanotte di lunedì scorso -guardate il complicato cammino mentale del furbastro di paese, non il lunedì non il martedì, ma un tempo sospeso- con voce querula ammetteva la sconfitta e annunciava le sue dimissioni. Rideva il cornutazzo. Nemmeno scosso dalla solennità del momento rideva mentre pronunciava questa frase: "Volevamo eliminare poltrone e l'unica che salta è la mia". Qualche scemo avrà pensato -e come, il palazzo ha risuonato dei belati di questi scemi tutto il giorno dopo- qualche scemo dicevo avrà immediatamente pensato alla dignità di un simile atto, compiuto solamente un'ora dopo l'inizio dello spoglio.
Questa risata del furbastro mi ha irritato e confuso. Ma cosa c'è da ridere? Mi sono detto. E poi la rapidità dell'accettazione della sconfitta. Discorso già preparato.
Dunque se lo sentiva? 
NO. ERA QUELLO CHE VOLEVA.
L'ho detto prima: è un furbo della madonna.
Pensateci bene.
Quali pesantissime patate bollenti sono in attesa del prossimo primo ministro?
1.La  manovra del bilancio di fine anno, con sicuro sforamento dei parametri EU.
2.La nuova legge elettorale, che DEVE essere cambiata a meno di regalare il governo ai Pentastellati,
3,La situazione delle maggiori Banche italiche in profondo rosso.
4.La situazione delle casse dello Stato, maledettamente vuote e quindi il bisogno di nuove tasse.
5.L'emigrazione di massa.
6.Lo sfascio del Paese, lasciato per tutto sto tempo allo sbando.
E voi pensate che lui si sarebbe sentito tranquillo a governare sta scena?
Il furbo si ritira, lascia al successore le patate bollenti da pelare. Ad ogni grido del prossimo pelatore lui sarà lì a ribattere che l'abbiamo voluto NOI e che se avessimo votato SI questo non sarebbe successo.
Ricarica le batterie, si rifà una verginità e si ripresenta alle prossime elezioni alla testa del PD per stravincerle. Perché pensa che di quel 41% di SI almeno il 30% siano voti della parte sua del suo partito.
NON ce ne siamo liberati. Attenzione a gioire, gente.


lunedì 5 dicembre 2016

IL GUARDIANO DEI CANGURI

Quella che doveva essere la marcia trionfale del  Radames della Nazione si è rivelata la sua disfatta e la sua fuga a orecchie basse. Il grande pifferaio si è ritrovato il piffero infilato dove non lo poteva più vedere ed è stato costretto con le lacrime in gola a dare le dimissioni immediate.
Quello che a tutti doveva sembrare un grande atto di dignità in effetti, a conti fatti, si rivela essere la solita furbata di un uomo che ha rivelato eccezionale scaltrezza ma l'intelligenza di un passero, e chiedo scusa ai passeri.
Dirò poi. Adesso mi preme parlare di cifre, che sono scarne e definitive come la morte.
69.44% dei votanti, cifre da inizio di Prima Repubblica.
59% i NO, 41% i SI, compresi quella buffonata dei voti degli italiani all'estero, che come previsto o sono voti di disinformati, o di disfattisti, oppure frutto di grossi imbrogli. Sembra infatti che nel Consolato di Francoforte i SI raggiungano il 65% e oltre. Tutti gli italiani residenti nelle regioni del consolato di Francoforte su indagine fatta da giornalisti del Corriere degli Italiani davano possibile una previsione del 70% dei NO, tanto per essere precisi.
Solamente in tre regioni il SI ha avuto la maggioranza: risicata in Toscana ed Emilia Romagna, più consistente -intorno al 54%- nel Trentino o Südtirol, come lo chiamano i tedeschi e questo vi spiega tante cose. In tutte le altre regioni la maggioranza dei NO è tra netta e schiacciante.
Hanno votato NO il 51% degli uomini e il 49% delle donne.
Solamente la fascia degli anziani porta un risultato -54% i SI e 46% i NO- sfavorevole alla maggioranza, mentre la fascia del futuro -dai 18 ai 34 anni- ha votato per il 68% NO.
Questa, caro pifferaio, non è stata una confitta ma una disfatta, un tracollo.
Eppure lui fa ancora il furbo, o ci prova.
Con un discorso strappalacrime -nelle sue intenzioni almeno- si dimette. E che altro poteva fare? Ma non parla di abbandono della politica come invece aveva minacciato nel 2015. Lascia intendere che qualcun altro del suo partito resti nel SUO governicchio da nessuno eletto e dal Referendum schiantato, mentre lui -è notizia di questa mattina- resta Segretario del PD a ricaricare le batterie e quindi a fare da capolista nelle prossime elezioni. Infatti la conclusione del suo iscorso della notte è con le stesse identiche parole che usò quando il suo partito elesse Bersani a Segretario con un 60% a 40% ( a quanto pare il pifferaio è aduso a queste cifre ): anche allora fece capire che stava ricaricando le pile per il prossimo attacco. Qual favolosa idea, deve essersi detto il pifferaio, io resto Segretario e da fuori governo coi miei stessi ministri per altri due anni e poi faremo le elezioni, così rivinco.
Mi auguro, e con me il 60% della Nazione. che Mattarella non glielo consenta.
Elezioni il più presto possibile. Governo di scopo, misto, solo per l'ordinaria amministrazione e per fare la nuova legge elettorale. Lui fuori. Si parla di quasi un centinaio di milioni di euro spesi dal pifferaio ed i suoi accoliti per invadere di falsa propaganda le case degli italiani. Mentre famiglie con bambini vengono messe per strada dal Piemonte alle isole perché in totale indigenza e le case date ai profughi e agli illegittimi esuli africani a 35 euro al giorno per i proprietari.
Non si deve solamente dimettere, ma deve SCOMPARIRE dall'orizzonte. Il più lontano possibile.
Un mio amico che si trova in Australia mi raccontava di un'occupazione onorevole che trovano laggiù alcuni che cercano lavoro facile e di non troppo impegno cerebrale, eccellente per il nostro ex-pifferaio: laggiù ci sono famiglie intere di canguri, animali stupendi che puoi vedere solamente nei giardini zoologici qui in Europa, e che lì sono di casa. Gruppi di centinaia che occupano aree ben recintate e ampie. Ma vanno accuditi e protetti da certi visitatori che li disturbano, soprattutto le femmine per via del loro marsupio dove non tengono pacchetti di sigarette e di preservativi bensì i loro piccoli finché ne abbiano bisogno.
Ebbene questi gruppi vanno seguiti e accuditi da guardiani, meglio se non troppo intelligenti, che non si pongano cioè troppe domande.
Io penso che questa occupazione sia l'ideale per il nostro ex-pifferaio. 
Senza contare che per contagio potrebbe imparare a saltare usando la coda, quale che essa sia, come punto di appoggio.

giovedì 1 dicembre 2016

LA CENSURA DI RENZI COME QUELLA DI MUSSOLINI

Non mi interessa adesso commentare il provvido accordo coi sindacati per gli impiegati del Pubblico Impiego, buffonate propagandistiche, ma voglio dimostrare a chi ancora non ci credesse la malvagità di questo governicchio, e la situazione di Regime in cui l'Italia e gli Italiani si trovano.

Questa mattina alle ore 08,30 il telegiornale del Bayerisches Rundfunk ha mandato in onda la notizia dell'avvenuto incendio nella raffineria di Pavia. Nessun morto ma inquinamento dell'ambiente e questo per mancanza di controlli. Il commento è della rete tedesca che se ne assume la responsabilità.
Immediatamente siamo passati sulla RAI, e il nostro telegiornale del TG1 NON ha dato nessuna notizia in merito. Nemmeno Mediaset, nessuno.
Abbiamo aspettato i successivi telegiornali, quello importantissimo delle 13 sul TG2, quello delle 13,30 del TG1. 

SILENZIO ASSOLUTO.

L'ARD alle 13,00 metteva in grande risalto l'incendio della raffineria pavese.
Soltanto pochi minuti fa, al telegiornale delle 20,00 del TG1 la prima volta che la nostra TV nazionale si degna di dare la notizia, dicendo che l'incendio si sia verificato nel primo pomeriggio.
Peccato che la luce del sole trionfante nell'azzurro sia mattiniera e non pomeridiana, e peccato che noi avessimo visto le stesse immagini dodici (!) ore prima.
I magnifici cialtroni che ci governano hanno avuto bisogno di dodici ore per trovare una scusa che non coprisse il governicchio di vergogna, ma sono caduti nella loro stessa merda.
Questa gente dimentica -per questo li ho chiamati cialtroni- la potenza della rete ed il fatto che oltre quattro milioni di italiani soggiorna fortunatamente all'estero. Sono certo che TUTTE le altre televisioni abbiano dato tempestivamente la notizia, tutte meno quella asservita al grande pifferaio.
Fatevene una ragione.

Su Facebook circola un'intervista di quell'esimia nullità del poco onorevole Casini, uso a scaldar poltrone da ogni parte, che ci rende noto che dovranno essere abbattuti in Puglia quasi 500 ulivi secolari per fare posto al gasdotto che arriverà dall'Ucraina, contratto che lui ha personalmente firmato in quanto presidente della Commissione degli Esteri.
La notizia si commenta da sola. Il miserello non aggiunge che così facendo dà una spallata al nostro pregiatissimo olio di oliva e spalanca le porte al mercato dell'olio tunisino. È evidente che lui e il suo partito e quello del suo mandante, il solito pifferaio, abbiano un forte interesse personale allo sviluppo del commercio di quell'olio.
Se qualche dubbio avevate, ora avete un motivo in più per votare    NO


lunedì 28 novembre 2016

GRAVE PUZZA DI BRUCIATO

Contrariamente alle mie idee ed a quanto già ampiamente dichiarato non spedirò i miei tre voti per il Referendum di domenica prossima. Non servirebbero a niente quei tre NO scelti legittimamente e democraticamente da me e dalla mia famiglia. Hanno già deciso tutto loro cosa farne dei nostri voti.
È in atto una farsa incredibile e una buffonata che batte tutte le precedenti. Lo si deduce dalla sicumera con cui soprattutto la Boschi si dichiara sicura della vittoria del SI.
Facciamoci un paio di conti.
Gli italiani residenti all'estero iscritti all'A.I.R.E. sono circa quattro milioni e duecentomila. Tenuto conto che il 50% non partecipa al voto rimangono due milioni e centomila votanti. Il voto viene raccolto dalla Sedi Consolari sparse per il mondo dove arrivano buste già indirizzate, non affrancate, che contengono il certificato elettorale anonimo, ma con una serie di numeri corrispondente ad un preciso nominativo e una busta bianca chiusa dal votante con dentro la scheda elettorale.
Fin qui sembra tutto perfetto.
Le Sedi Consolari non hanno da fare altro che inviare in pacchi sigillati le buste a loro pervenute. Non possono contarle né verificarne il contenuto. Quindi non è nei Consolati che possono essere manipolate, troppo casino e troppo rischio.
Tutti i pacchi vengono inviati a Roma. Dove? Nessuno lo sa. Un Centro di raccolta.
Allora, visto che con la percentuale di voto ci siamo, come detto il 50%, andiamo adesso a vedere cosa succede.
Semplicissimo. Nel famigerato Centro di Raccolta di Roma sono già pronte le buste bianche contenenti i voti "nostri", prefabbricati con un 90% di voti per il SI e un 10% per il NO.
Gli originali vengono facilmente messi al macero.
I conti si fanno in fretta: il 90% di due milioni e centomila fa un milione e novecentomila.
Rapportando questa cifra ai 23 milioni di votanti -corrispondente al 50% degli aventi diritto- che è la media nazionale, si ha un 9% abbondante, capace di far vincere qualsiasi Referendum.
Hanno già deciso tutto e noi non riusciremmo MAI a dimostrare l'imbroglio.
Prodi vinse col voto degli italiani all'estero, dichiarazione ufficiale del Ministero degli Interni di allora -col ministro del governo Berlusconi-; il Referendum dei pozzi petroliferi nell'Adriatico non raggiunse il quorum ed ebbe un bassissimo contributo degli appartenenti all'A.I.R.E. vedi caso.
Questo vorrebbero vincerlo coi nostri voti.
Oltre la metà dei nostri connazionali in Germania, telefonicamente contattati da me, non ha ricevuto la scheda elettorale, me compreso nonchè mia moglie e i miei due maschi e le loro consorti. Mia figlia Stefania ed i miei due nipoti suoi figli invece sì. Questo conferma la discriminazione originale.
Perché altrimenti alcuni ricevono ed altri no? Addirettura dallo stesso Consolato di Francoforte dove tutta la mia famiglia è registrata?
Noi non possiamo fare niente.
Voi invece potete fare molto, perché le vostre schede NON le possono far sparire come faranno con le nostre. Per cui andate a votare, andate a votare, andate a votare.
E votate NO, perché questa gentaglia altrimenti vi toglierà ogni possibilità di esprimere la vostra volontà in futuro.

giovedì 10 novembre 2016

FRANGAR NON FLECTAR

Facile da intendere per i tanti che sanno di latinorum. Traduco per chi se lo sia dimenticato oppure ce l'abbia sulla punta della lingua ma non gli riesca di farlo schizzare fuori. Equivale al nostro "mi spezzo ma non mi piego".
È sempre stato il mio motto fin da quando appena riuscivo a farfugliare mozziconi di italiano e mia nonna Michelina, l'abominevole colonnella come la chiamava il mio divin fratellone, pretendeva con la violenza che io ingurgitassi verdure cotte.
"MURF  KARF  GRUMM  PROTT" biascicavo allora, insomma appunto "FRANGAR  NON  FLECTAR" in enzese strettissimo e senza congiuntivi, ma cum abundantia di sputazzate in ogni direzione, con preferenza se capiss per la camicetta ben stirata di mia nonna.
L'effetto sputazzo funzionava sempre. Dopo un po' la colonnella mollava la presa, pardon la scodella, e si dileguava nel suo sancta sanctorum, la sua misteriosissima stanza dove a noi bambocci era severamente vietato entrare nonché transitare nei paraggi della porta, sempre rigorosamnte chiusa a chiave. 
Povera nonna quante gliene ho combinate, quanto l'abbiamo tartassata io e il mio fratellone. E pensare che quando lei trasse il mortal respiro -aveva un'insufficienza cardiaca e stava allettata oramai da un paio di mesi- mamma era in bagno a farsi bella non ricordo per cosa, papà era al lavoro nella sua Banca, il mio fratellone era ancora disperso in Russia, e a far la guardia a nonna c'ero solo io delegato da mamma. "Avvisami immediatamente se vedi qualcosa che non va", era stato l'incarico che mamma mi aveva dato. Leggevo Topolino ai piedi del suo letto. Un'occhiata e lei si faceva aria con un antico ventaglio. Due righe di Topolino, un'altra occhiata e lei giaceva con la testa rivolta al soffitto reclinata sui due cuscini. Un breve rantolo. Poi niente più.
"Mamma, guarda nonna" gridai, ma quando un attimo dopo apparve mia madre era già tutto finito.
Anche mia nonna si era spezzata e non piegata alla sua malattia. Insomma ce l'ho nel sangue, mi è chiaro.
Se adesso penso a tutte le volte che solo piegando la testa per un attimo avrei risolto sull'immediato e nei tempi a venire situazioni che poi si sarebbero incancrenite fino a distruggere di volta in volta, lentamente ma inesorabilmente quell'atmosfera di cosa bella, di cosa buona, che io ogni volta ricostruivo; se penso quante volte sarebbe bastato un va bene, un OK o magari un grugnito di assenso e non certe folli prese di petto, certi dinieghi con contorno di sorrisi di scherno sulle labbra che dispensavo magnanimamente a chiunque stesse a tiro mi verrebbe a volte l'impeto di sbattere la capoccia al muro. Poi mi dico che tale io mi sono e tale resterò anche probabilmente al cospetto di chiunque mi aspetti dall'altra parte e tiro avanti.
Non me ne sto vantando, gente, credete a me. Sto facendo una rapida confessione al muro che mi sta di fronte, a me stesso, a voi tutti che leggerete questo mio balzello, non per giustificarmi, certamente no, solo per documentare me e voi e chi lo volesse su quel che io in effetti sia.
Mi chiedo perché proprio adesso e non so darmi una risposta. Anzi no, credo di aver capito. Proprio l'elezione del 45° presidente degli Stati Uniti, cosa che a me non interessa proprio, dopo quello schifo di campagna elettorale fatta di odio e di accuse e controaccuse assurde, proprio il veder premiato uno scellerato borioso, un bullo del quartierino, un misogino presuntuoso che va in giro con un vagone di belle donne a bordo di un personalizzatissimo Boeing da 200 milioni di dollari, capace di sparare il doppio della cazzate che spara il nostro ducetto, il trumpino nostrano, accumunabile all'originale non solo per le stronzate che vende come oro colato, per il velivolo trasformato in villa e per il contorno di femmine dal culo prominente che accosta alle sue pietanze elettorali, ma appunto per il metodo che adesso scopiazza all'amerregano visto che a lui ha portato la Casa Bianca nella speranza che al nostro porti una vagonata di SI al referendum, proprio in queste serie e accozzaglia di circostanze mi sta venendo questo rigurgito di memorie, e sto facendo questo breve -vi garantisco che durerà poco- esame di coscienza. 
Ma io non posseggo né i soldi né il culo di Trump e forse sarebbe meglio dire che io non ho il pelo sullo stomaco che lui ha finora sempre mostrato e per arrivare là dove sta lui tanto ce ne vuole, ma proprio tanto. O forse è questo il tanto decantato senso degli affari? Allora no, non ce l'ho e forse non mi sarebbe bastato nemmeno essere un poderoso leccaculo. Ma poi che c'entra questo con me? Volevo forse diventare un politico amato e odiato? Io volevo essere proprio quel che sono: un individuo controcorrente non per elezione o per mostrarmi diverso dagli altri, ma solo per andare lungo la nia strada, lo Jack Frusciante che non esce dal gruppo perché nel gruppo non fu mai.
E allora? Allora è tutto OK ed io ho quello che ho sempre voluto. Di che blateri dunque Vincenzo Iacoponi Malavisi? Posta sto schifo e lascia in pace i tuoi amici.







mercoledì 9 novembre 2016

DA OGGI MI FIRMERÒ VINCENZO IACOPONI MALAVISI

Nel fottutissimo giorno in cui dall'altra parte del mondo una popolazione di trinariciuti e di guerrafondai orbati di materia grigia elegge al massimo potere un pazzoide misogino e ottuso maschilista furioso, buttando nel cesso un candidato antipatico soprattutto per essere di sesso femminile (bedda matri! Io amerrecano sottomesso a una fimmena, mai e poi mai) per fortuna dall'altra parte del mondo, proprio là dove non te l'aspetteresti, in questa nostra lingua di universo la Consulta dichiara anticostituzionale l'uso a prescindere del cognome paterno a discapito di quello materno. Ben arrivato questo rigurgito di intelligenza, tardivo e per questo assai ben accetto almeno da chi, come me, non considera la donna come un sottoprodotto, bensì come la parte dell'Umanità più importante sine qua niente avverrebbe, e non sto parlando esclusivamente della costituzione femminile atta alla procreazione, ma di tutto quel che avviene post partum, dall'allattamento all'edificazione del futuro individuo, che dura -ahimé- fino alla morte della madre.
Così siam fatti noi uomini: assatanati da quel che le femminucce nascondono in mezzo alle cosce, le consideriamo prima la migliore cosa al mondo, insostituibile, inarrivabile "intuttabile" se posso usare questa mia orribile invenzione nel senso che tutto il resto non conta più nulla, ma solo quella cosa dà un senso alla nostra vita. Ma appena abbiamo goduto il frutto e appagato lo sfrenato desiderio ci disinteressiamo -non tutti a dire il vero, ma in tanti, in troppi- di quello che succede a lei ed al baccello che sta mettendo radici profonde nel seno di lei, della nostra lei.
Così può avvenire quel che è successo a me, generato da un uomo libero -mio padre- e una donna sposata con un altro e legalmente separata -mia madre- che non poteva dichiararsi madre del rampollo se non a costo di una denuncia di adulterio con conseguente affiliazione coatta del nascituro -udite udite- ad un marito distante da anni di oltre 500 chilometri, perché questo prevedeva la iniqua legge fascista e vatikaliana uscita fuori dall'orrore del Concordato del 1929. Insomma il mio riconoscibile padre doveva avere un pisellone lungo quanto l'Autostrada del Sole da Roma a Milano cui era rimasta attaccata mia madre. 
Il 9 di febbraio di quell'anno il mio vero padre -l'uomo libero- andò a denunciare la nascita di un figlio maschio, nato da -e qui posero il suo nome e cognome bello in chiaro- e da "donna che non vuole essere nominata".
Quindi scomparso il nome anche ufficialmente da un documento di identità, il primo della mia vita. E come me un esercito.
Cosa fa in fin dei conti una madre? Quello che sanno far tutte: mette al mondo il bambino. Basta. Scompare immediatamente dopo, anche quelle regolarmente sposate secondo i riti di nostra madre chiesa, basta basta si tolga dai piedi, non conta più nulla, qui siamo in regime di patria podestà e che diamine, cosa vuoi tu femmina?
Questa sentenza, che farà raccapricciare i baciapile e leccapalle nostrani, mette finalmente un po' d'ordine e proclama una verità inconfutabile: la madre è tutto, prima durante e soprattutto dopo la nascita del nuovo giunto.
Penso a Picasso, che da buono spagnolo portava due cognomi di entrambi i genitori, Ruiz Picasso, ma scelse quello di sua madre per rivelarsi genio al mondo dai suoi giorni all'eternità.
E io ho deciso immediatamente: anche se la legge italica non si spinge tanto fino all'obbligo del doppio cognome ma lascia alla comune decisione dei coniugi la scelta di quello da imporre al neonato, io fin da subito mi firmerò con entrambi i due cognomi: Vincenzo Iacoponi Malavisi.
Sono sicurissimo che mio padre non avrà nulla in contrario e che mia madre ne sarà felice.











sabato 5 novembre 2016

ALLORA ANDIAMO AVANTI PIANO, MA ANDIAMO AVANTI COSÌ

Ho già detto nel mio commento al bellissimo post di Mariella che considero tutti questi guai dovuti alla vendetta di un Dio pagano di cui non sono devoto, ma in cui da un po' di tempo credo, che ha voluto vendicare i miei followers per i quali stavo preparando uno scherzetto bastardo, di quelli che piacciono tanto a me. Sarei sparito dal web per due o tre settimane e poi mio figlio -che di questo non avrebbe mai saputo niente, naturalmente- avrebbe dato notizia della mia dipartita, facendo anche un breve epitaffio. Volevo in fondo solamente distrarvi dalle schifezze di tutti i giorni, dall'imminenza del Referendum renziano, dalla lurida campagna elettorale americana, dagli sbarchi quotidiani di presunti esuli, dandovi modo di riflettere sulla caducità della vita, che si prende sempre i migliori di noi, me per intenderci (ah ah ah ah). Naturalmente "il terzo giorno resuscitò", quello originale benedicente, io naturalmente sghignazzante e ci saremmo fatti tutti una bella bevuta ed io una bella grattata di palle.
Ma mentre ero intento a studiare i particolari della "defunsione" questa cassetta malefica che attualmente sto spremendo cercava di fregarmi -prime avvisaglie della vendetta del Dio vendicatore- segandomi la connessione. Per primis diedi la colpa al sistema italiano -mi trovavo a Cervignano a casa di mia figlia- TIM, tre lettere malefiche che significano certamente Ti Impicchi Maledetto, che non ne voleva sentire di ascoltare i dettami del bon ton tipicamente crucco sollazzandosi con alzate e ricadute e mollamento di pappafichi. Un brutto, bruttissimo giorno mollai un poderoso cazzottone sulla cassetta nera proprio là dove, protetta da poco più di un millimetro di materiale plastico, stava il Disco Fisso, il cuore del computer. Immediato silenzio assoluto senza lamenti.
Fino a quando sono rientrato in Germany. Ho consegnato il PC ai tecnici competenti, e sono andato via. Un paio di giorni dopo -forse a causa delle arrabbiature, o sempre per via della permanenza nelle mie vicinanze di quel Dio pagano di cui sopra, ho avuto un improvviso calo di pressione dall'aspetto orripilante con velocizzazione del ritmo cardiaco e sono stato ricoverato in Ospedale per quattro giorni quattro nell'Intensive Station, dovendo per giunta traguardare attraverso le vetrate i musi consunti dalla paura di moglie e figli e nipoti in quantità. E non potevo nemmeno grattarmi gli zebedei visto che le braccia tenevo allargate come Cristo e piene di cannule. 
Finì e tutto tornò normale, ma quei cretini del Media Markt si erano nel frattempo persi il MIO computer e me ne volvano dare un altro. Così passò un'altra settimana.
Quando l'ho riavuto fra le mani lo si doveva riadattare a me, cosa cui è delegata la mia miglior nipote Cristina. Pasticciò alquanto la piccola, ne ho le prove. Tra l'altro scrisse come indirizzo elettronico enzoiacoponi@LIVE.DE al posto del giusto enzoiacoponi@live.de, ponendo nel blog come indirizzo enzoiacoponi@g.mail.com che non c'entrava proprio niente, perché -parole sue- non si apriva nulla.
Quando si è aperto sapete tutti con quale sorpresina.
Basta con le documentazioni. Per il momento ho deciso di rimanere qui, cercando di farvelo leggere a tutti. Poi vedremo se riagguanto Max, italiano quanto noi purtroppo.
Ora vi riabbraccio tutti e domani volevo, ma non so se riesco a completarla, postare una poesia mia nuova.
Insomma siamo di nuovo "auf die Bühne", sulla scena e contiamo di rimanerci insieme il più a lungo possibile.
Ciao bella gente. 






Qualcosa succederà

Solo che non so cosa. Se riuscissi a capire dove cominciano le canestre forse saprei come rattoppare questo schifo. Ho raccontato come sono arrivato allo sfacelo, ma adesso c'è il disco fisso nuovo, tutto funziona meno questo. Mia nipote fa gaffato un bel po' e deve avere mischiato tutto, perché in principio non potevo nemmeno commentare sugli altri, poi non mi dava nemmeno anonimo adesso commento ma non mi dà üiù la ma foto piccola, poi mi chiamoa iacoponivincenzo tutto attaccato e non Vincenzo Iacoponi. Io penso di non capire una mazza di questo, ma secondo me non mi riconosce.
Vediamo chi legge sto testo.
E che cosa ne pensa.