mercoledì 31 maggio 2017

LA MAGIA DEL SUDOKU


La fascinazione, l'equilibrio, l'alchimia perfetta,
la modulazione sonora
dei numeri da uno a sedici
magicamente chiusi in quadrati,
quattro per ogni lato,
complessivamente sedici quadrati  
contenenti ciascuno sedici numeri,
ecco, è il martellare di questa cifra -sedici-
che ossessiona,
in tutto duecentocinquantasei numeri
di cui centotrenta già stampigliati
e centoventisei da inserire,
spesso così imperviamente
da sfiorare la veemenza, da far
lacrimare gli occhi
questo è il senso della vita da scoprire,
dove i numeri sembrano infiniti,
nuovi ogni giorno e invece poi scopri
che sono sempre gli stessi
incrociati ogni volta in modo differente,
mai fidarsi degli accoppiamenti,
delle scale, dei contrasti
perché alla fine mancano sempre un paio
di numeri, magari in una colonna
non hai il quattro ma ben due volte il sei
e in una riga ti manca un dieci mentre
hai un nove di troppo.

Così funziona. Quando fai il conguaglio
dei successi e delle giornate sfortunate e infelici,
dei favori fatti e ricevuti,
dell'amore che hai donato e di quello
avuto in cambio
i conti non tornano mai.

Inutile rifarli, sbaglieresti anche
quelli che sembravano esatti.
Ma poi chi ha detto che i conti
alla fine debbano sempre tornare?
Lasciamoli tutti sospesi,
in un'eterna formula aritmetica
dove sottrarre, dividere, aggiungere,
moltiplicare beatamente e perché no
incoscientemente sia obbligatorio,
tanto alla conclusione il risultato
sarà sempre lo zero.

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Maximiliansau, 7 aprile 2017

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lunedì 29 maggio 2017

ROSSO


Rosso è il cuore trafitto, 
rosso il sangue che ne sgorga
come un fiume investito
da un tramonto d'autunno.

Rosse le gote di chi ha corso tanto,
o forse tanto amato,
oppure tanto odiato.

Rosso è il colore
della bandiera dei martiri.
Rosso anche quello del drappo
dei traditori.

Rossa è la rabbia,
rosso è l'odio,
rossa la speranza,
rosso tutto ciò che detesto
e tutto quel che amo.

Vedi quanto è facile
su questa minuscola crosta
in bilico nell'Universo
confondere il bene immenso
e il male senza fine?

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Scritta a Maximiliansau il 29 maggio 2017
Nata come un commento per una poesia postata
da Patricia Moll sul suo blog Myrtilla's house lo stesso giorno.
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sabato 27 maggio 2017

UN PASSO INDIETRO UNO AVANTI


Un passo indietro nella memoria,
un passo avanti nella fantasia;
quello che si credeva abbandonato ritorna,
quello che si pensava impossibile
galleggia sopra una superficie effimera
specchiata sul soffitto
che ti cola addosso goccia a goccia.

Ruminare il passato non cambia
cause ed effetti, ma solamente
la posizione degli schemi mentali:
due pagine più avanti
tre scaffali più indietro,
ma rimane tutto lì
seppellito sotto detriti polverosi
di lunghe giornate vive,
mai moribonde, solo assopite.

Fare esplodere schegge di futuro
non esalta, non deprime,
ma prolunga la vita
rimandando sempre
ad un provvido domani
il materializzarsi di ipotesi
di sogno, l'emergere
della parte sommersa
dell'iceberg,
immaginata liquida e trasparente
quel che basta
a conficcarcisi dentro come
lo sperone di un vecchio veliero.

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Maximiliansau  17 maggio 2017

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mercoledì 24 maggio 2017

SOLITUDO

Era bello ascoltarti parlare
guardandoti i limpidi occhi;
ora è triste il silenzio
e la casa non ode il tuo riso.
Trepidando aspettavo
ogni giorno il rumore
dei tuoi passi leggeri.
Entravi danzando
quando da me tu venivi,
e ti ridevano gli occhi;
la tua mano teneva
con garbo la gonna,
mentre lanciata alla danza
il candido petto anelava.

Dicevi che mai m'avresti lasciato:
e tu sei morta
senza dirmi nulla.

Ora senza di me
che farai? Dove andrai?
Nessuno udrà più la tua voce
e forse pel freddo
i tuoi candidi denti tintinnano.


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Questa poesia fu da me scritta nell'aprile del 1951 in occasione della morte improvvisa della
migliore amica della mia infanzia, diciassettenne come me, per setticemia.
Si tratta della mia prima poesia da adulto.
Solo per questo la ripropongo oggi, con un po' di nostalgia ed in memoria di Elena.

domenica 21 maggio 2017

RINASCERE DONNA

Di essere nato uomo
non posso ritenermi appagato e felice:
mi manca la gracile grazia
di sapere scegliere
tutti i simboli della mia
sfrenata sensibilità,
riconoscerne i sintomi
per cogliere ogni sospiro della mia
tiepida anima,
per illuminare ogni angolo cieco
della zona femminea del mio
emisfero cerebrale.

Mi manca il calore liquido
dell'umore amoroso che penetra in me,
che mi immobilizza i muscoli,
che brucia i contenitori di sangue;
la sessualità agli albori che inizia
a evaporare dalla fantasia,
scende attraverso le palpebre dentro gli occhi,
irrigidisce le dita e i capezzoli,
fino all'esplosione nel ventre
là dove ogni centimetro di epitelio sussulta.

Poi la calma sovrana della risacca
quando l'onda rifluisce
sciabordando e raschiando i fondali,
con sè trascinando detriti
e schiume.

Posso immaginare che allora
inizi l'attesa di quello che adesso
nel mio guscio di uomo
più intensamente e inesorabilmente
mi manca: il primo movimento
della vita nuova, il primo
rollio, il primo fatidico capovolgimento
che inonda di gioia
e di sudore.
Il respiro si arresta per permettere
di cogliere ogni fremito dell'individuo nuovo,
ogni sua recondita membrana.

Da quell'istante è deciso: vivere
nell'ansia della composizione, 
nel tormento creativo.

Cosa ci perdiamo noi uomini!
Come scambierei venti anni
della mia vita per cinque
di quei primi minuti
da madre, 
incredibilmente eterni.

Per giungere poi alla lotta finale,
alla volontà del sacrificio supremo
per spingere fuori il piccolo dio
come un uovo divino da sotterrare nel
fango caldo perché continui
a rimanere protetto,
incontaminato e spoglio di qualsiasi morbo
e quindi lasciarlo cadere
nel mondo.

Rinascerò, perché questo sta scritto
nel mio destino;
rinascerò donna e già naviga nel cielo
la microscopica cellula che
renderà eterna la mia vita.

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Maximiliansau, 12 aprile 2017

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giovedì 18 maggio 2017

ESCURSIONE DA ME ALL'ETERNITÀ

Dirimpetto al cielo,
balaustra del mio balcone,
vetrata della mia finestra,
immagine del mio procedere silenzioso
mi riproduco
in un vitreo percorso futuro.

Potrei rimanere in equilibrio coi trampoli
su una fune tesa da me all'eternità senza
accorgermi del decadimento di questa
civiltà e della prossima,
con interiezioni continue e assenza
totale di punteggiatura,
ascoltando i singhiozzi del tempo
e il suo continuo inciampare.

Laggiù dove stai trapuntata,
agitati i capelli da un vento leggero,
limpida come un disegno di Mino Manara,
là verrò a scoprirti e a toccarti
seguendo il ritmo di uno strumento
a percussione dove da tempo
mi stavo esercitando.

Sarà come rivivere giorni trascorsi,
sarà come riprodurre emozioni già avute:
il profumo del tuo respiro,
l'imprimersi delle tue soffici labbra sulle mie
mentre il mio desiderio non viene più trattenuto.


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Maximiliansau, 10 aprile 2017

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lunedì 15 maggio 2017

VISITA AL MIRAMAR BEI WEINHEIM


Hai passato tutto il giorno al Miramar
il Freizeitzentrum di Weinheim,
otto piscine all'aperto e due al chiuso
tra i platani e la riva sabbiosa del Waldsee.
Novanta chilometri da qui
con nostra figlia e nostra nipote.

Ti sei abbronzata e mi dici che non
sei mai stata tanto bene, forse perché
io non c'ero. Cosa hai fatto? Vuoi sapere.
Per lo più ho dormito, poi sono uscito
ho camminato, parlato con amici; 
non mi capitava più. Niente male, 
ogni tanto ci vuole, ognuno per conto proprio.

Ma ti brillano gli occhi e mi vuoi ancora
dire qualcosa. Faccio finta di niente
ma tu attacchi. Un signore sui cinquanta
mi ha corteggiata e altri mi guardavano.

Non rispondo. Hai capito cosa ti ho
appena detto? Ma sicuro: un tizio attempato
ti ha fatto la corte e gli altri stavano
ad osservarvi. Guardavano me col mio
costume nuovo. Quello che ti ho comprato io?
Non girare il discorso. Ma cosa vuoi?
Ti ho mai detto che sei brutta?
Ti ho mai detto che sei vecchia?
Nemmeno un complimento però.
Sei abbronzata, stai meglio adesso.

Una pausa, poi prima che riprenda fiato.
A me nessuna ha fatto la corte, nessuna
si è curata di sapere dove andassi.
Contenta? Porta il suo bel culo altrove.

Adesso fino a tardi, forse fino a domani
non mi rivolgerà la parola. A volte
un piccolo trucco di esperienza
ti aiuta a passare indenne la giornata.

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Maximiliansau, 12 maggio 2017

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venerdì 12 maggio 2017

ALTISSIMO IL COSTO


Uomo,
gigante o nano
solo per le statistiche,
forse evoluto,

vivo questa agonia
di paure
abbracciato al mio scheletro.

Altissimo è il costo
di una vita
vissuta sotto vuoto,
ma rifiutarmi
non posso.

In conclusione
non lascio tracce
del mio passaggio;
dubito,
non mi accorgo
di respirare.

Unico segno
di vitalità
il mio sguardo calmo.

Reagisco di apnea in apnea
senza muovere un dito.


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Maximiliansau, 27 marzo 2017

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giovedì 11 maggio 2017

DOMANI NASCERÒ


Domani nascerò.
Domani, certamente.
Ora mi basta sapere che è iniziato
il conto alla rovescia di cui mi aveva
parlato qualcuno, là da dove vengo,
quando mi sono capovolto
a testa in giù
dentro la buccia di questa ragazza,
dove ho imparato a pensare e a ridere
e a piangere da solo.

Qui si conclude il racconto
di chi sapeva, là da dove vengo;
non ricordo più niente
di allora, solo questo vaticinio,
solo questa voce che mi sussurra che tutto
avrà inizio quando infilerò
capovolto con la mia testa immobilizzata
e il corpo tutto un fremito
un tunnel odoroso
senza potermi più muovere,
e dipenderà tutto da lei,
da questo mio guscio
improvvisamente silenzioso
denso di questo profumo
che ora sento.

Finora tutto è andato come mi è stato detto:
come posso dubitare del resto?
Lei. Farà tutto Lei,
mi ha detto il mio suggeritore,
io dovrò solo assecondarne gli sforzi
e il dolore fino alla libertà.
Poi cesserà il suo odore nel mio sangue,
io smetterò di pensare,
di ricordare,
di gioire beatamente spensierato;
incomincerò a vivere.

Vivere,
capirò poi cosa significa.
Mi han detto:

"afferrerai la vita col pianto.

Fidati, andrà proprio così,
pianto e sorriso combinati in modo
che tu non possa mai
riconoscere dove l'uno comincia
e l'altro ha fine.
Fidati e adesso vai da Lei."

Sono andato,
ho fatto il bravo
e tutto si è avverato
come promesso.

Adesso aspetto domani
immobilizzato e attento.

Domani quando nascerò.


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Maximiliansau, 26 marzo 2017

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martedì 9 maggio 2017

LA PAZIENZA


La pazienza di tentare ostinatamente
di cambiare ciò che è immutabile; 
cercare di arrampicarmi lungo le volute
del fumo di quella sigaretta
che ormai sono trentacinque anni che
non aspiro; il martellare
sul tamburo colorato della memoria, atono
da non emettere più ritmi,
il timbro caldo della canzone antica che  non
ricordo; l'odore acre della pioggia
sulla lamiera di una tettoia di notte
in un cortile di qualche posto;
la solitudine dentro un'imbottita di lana
nera con sopra stampati grandi fiori azzurri
in un atelier di Francoforte sul Meno
durante una notte di Capodanno mentre
esplodevano i cieli sopra casa mia.

E non saper nemmeno piangere.

Piove.


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Maximiliansau, 25 marzo 2017

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domenica 7 maggio 2017

PER UN ROCKPOETA AMICO


Ti ho riconosciuto da lontano,
e non ti avevo mai visto,
mentre con voce rauca urlavi il tuo tormento
e la tua rabbia dentro il megafono austero
che stringevi nella tua mano manca
e con la destra segnavi il tuo
livido cielo di sigilli e punti escalamativi.

Quanto vorrei poterti accompagnare
come una filastrocca da sottofondo,
ma ciò che esce dalla mia ugola non ha
lo spessore necessario
e pur violentemente raschiandomi la gola
non acquista nitore.

Ti ho seguito un giorno intero
non visto da te. Meglio. Non ho disturbato
la tua foga creativa, la tua passione
repressa, il ritmo martellante dei tuoi versi;
la tua anima ruggente sei così
riuscito a liberare senza virtuosismi,
ma come squilli di tromba 
le tue invettive hanno continuato
a scalfire le mura ottuse
di questa violentata città di pavidi esseri
alla ricerca di un rifugio sicuro.

Si tappano le orecchie e ancora non hanno capito
che crolleranno le mura al suono delle tue invettive
e tu entrerai trionfando nella città moribonda,
e io ti seguirò, ma da lontano,
per non rubarti la scena.


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Maximiliansau, 4 maggio 2017

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giovedì 4 maggio 2017

SIMILITUDINE DI CREPUSCOLO


S'aggrappa la luce della notte
sui muri delle case,
scivola fino a terra dai tetti;

si divincola il giorno soffocando
dietro la collina
la sua forza creativa.

Attraverso le finestre svuotate
di colore esce il fioco
chiarore delle lampade
al neon.

Tutto sembra immobilizzarsi,
ammutolire,
il calore si raffredda, si attenua
la foga del respiro,
il paese spalanca il guscio
delle sue difese, 
si abbandona al sonno
come un amante stanco.

Tra poco solo il latrato
di un vecchio cane nascosto
chissà dove
sarà un segno di vita.


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Maximiliansau, 24 marzo 2017

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mercoledì 3 maggio 2017

LO SPECCHIO GRANDE


In piedi di fronte
allo specchio grande del mio bagno
con una tazzina di caffè
nella mano sinistra.

Ma io non sono mancino.

Niente zucchero, puro aroma amarissimo,
è molto caldo il caffè, esce
vapore dalla tazza.

Mi gratto un orecchio, mi passo 
una mano fra i capelli,
sempre la sinistra;
insisto.

Dall'espressione della mia faccia
si nota che sono indeciso:
mi faccio la barba subito
oppure domani?

Adesso.

Mi insapono le guance, poi
incomincio a passarci
il rasoio.
Sempre con la sinistra.

Bevo il caffè che è diventato freddo,
tengo la tazzina con la sinistra.
Ricomincio a radermi.

Tutto faccio con la sinistra.

Ma io non sono mancino.

Mi guardo la mano che regge
il rasoio: è la destra.

Sto davanti allo specchio
come i due King di picche di un mazzo
di carte da ramino francesi,

sopra e sotto
capovolti
inesorabilmente.


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Maximiliansau, 22 marzo 2017

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