sabato 29 aprile 2017

SCALARE LA MONTAGNA


Scalare la montagna
a cortissimi passi non è impossibile,
basta non guardare mai verso
la cima, basta non guardare mai in basso
e non fermarsi mai troppo a lungo.

La discesa ripidissima e infinita
mette paura perché il precipizio
ti avvinghia e ti avvince
come il fondo del mare quando stai
nuotando al largo e sei stanco.
È l'attrazione dell'amante immaginata
nei sogni che ti spalanca le braccia,
è il suo sorriso invitante,

la gioia di lasciarsi possedere da lei
che ti fa abbandonare,

e mentre alcuni ho visto scivolare
sul fondo dei pantaloni
tra spuntoni aguzzi di roccia
con gli occhi del terrore, altri
allargando le braccia
come ali che non possono
volare si lasciano precipitare
senza un lamento.

Così pure il fondo marino ti risucchia
come dentro uno scarico,
individuale ritorno
alle origini della vita,
nel grande finale pirotecnico
con lampi coloratissimi
ma senza botti, 
in un silenzio progressivo e assoluto.


***
Maximiliansau, 21 marzo 2017

***






16 commenti:

  1. C'è chi scala la montagna e precipita nel tentativo, chi scalandola decide di fermarsi lasciandosi precipitare in un oblio senza fondo e chi rinuncia in partenza perfino a cimentarsi a scalarla. E poi c'è chi arriva in cima con tanti calci nel sedere spesso (anche se non sempre - ci sono anche quelli, pochi, che ce la fanno in modo onesto) che è semplicemente uno stronzo. Bella lirica come sempre.

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    1. E tu come sempre hai azzeccato il senso. In fondo se le cose vanno come vanno è perché noi tutti -e non soltanto noi italiani, ma non credo nel mal comune mezzo gaudio- isolandoci da un'idea comune tentiamo di scalare la nostra montagna ciascuno a modo nostro, come tu hai detto.
      Il risultato sta davanti agli occhi di tutti, che però sono foderati di prosciutto, per cui ognuno col suo metodo, che sia pura ostinazione, mezzuccio della serva, lubrificazione linguale delle chiappe del potente di turno, cerchiamo di raggiungere la vetta agognata per trovarci poi nella necessità di ritornare al piano. E lì cominciano i dolori: chi non ha più fiato, chi ha paura, chi si affida al destino, alla sua buona sorte, chi resta sul cucuzzolo come uno stronzo. E le cose continuano ad andare come vanno, cioè a schifio.

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    1. È un argomento che sento molto. Mi dà la sensazione dell'inanità di ogni azione umana. Ma io non demordo: non rimarrò seduto sul cucuzzolo della montagna, non mi lascerò precipitare come fanno certi uccelli, ma scenderò guardando a dove piazzo i piedi per poi risalire di nuovo.
      Non è inutile, è la mia sfida alla vita.

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    1. Bello il tuo commento. Parole di miele per chi scrive versi. Non mi auguro altro. Ti ringrazio.

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  4. Che dirti Vincenzo che non ti abbiano già detto gli altri?
    Complimenti! Tocchi sempre corde tese, che tagliano la pelle, che feriscono. Verità che pochi dicono.

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    1. Ecco, Pat. L'ultima frase del tuo commento soddisfa le mie vanità. Quello che per tanti è un difetto per me è un pregio: urlare la verità in faccia anche a dio, n'import pas quello che scatenerà. Io dico quello che tanti altri sottintendono.
      Ma un poeta, un letterato non deve fare politica nel senso peggiore di ipocrisia velata e condita di salamini teneri; deve affermare verità, le sue e quelle di tutti. Che mi porti vantaggio o danno questo mio atteggiamento non mi interessa.
      Grazie Pat del tuo intervento.

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  5. Ciao. Bellissimi quanto significativi questi versi che stanno ad indicare il senso della vita.

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  6. Grazie per il tuo commento e per la tua visita. Come si dice in questi casi? Ben arrivato.

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  7. Vincenzo grandioso. Ciao!
    Mi piace ciò che hai scritto, ammetto che alcune cose non le ho comprese (come il paragone all'amante immaginata) Ma questo è solo un mio limite...qui c'è un'istigazione profonda e sentita al non mollare, al dire sempre ciò che si pensa, nel bene e nel male, all'essere veri. Assolutamente mi piace!
    Amico speciale, potresti essere la mia ispirazione di vita.
    Abbraccio grande e buon I Maggio. Ciao!

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    1. Proprio perché sei tu, sorellina di Maria, ti spiego il paragone dell'amante immaginata. Dicono che quelli che stanno per affogare dopo avere strenuamente ed inutilmente lottato per la sopravvivenza avvertano un mortale sfinimento. In quell'istante dal fondo del mare gli appare una visione: un'amante immaginata nei sogni (chi non l'ha sognata questa donna bellissima pronta solo per te?) gli spalanca le braccia sorridente. Allora dicono che tutti si lascino andare.
      Buon primo Maggio a te, Pia.

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    2. Ora ho compreso...grazie. Smack!

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    3. Non avevo dubbi...prego. Doppio smack!
      A proposito: io non mi sono mai trovato in quelle estreme condizioni in acqua. Un po' mi dispiace: avrei voluto vedere quale delle tante che sogno di amanti immaginarie mi avrebbe spalancato le braccia, magari dopo una zuffa con le altre la vincitrice coi capelli strappati e graffi in faccia...ahahahahah!

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