venerdì 21 aprile 2017

FUMO DA DUE CIMINIERE

Un uomo siede sulla riva di un fiume.
Non guarda scorrere l'acqua, guarda il cielo
scolorire verso la sera, fin quando annotta;
poi le luci dalla sponda opposta
di una centrale elettrica gli lasciano
vedere il fumo bianco, fitto, da due ciminiere
che non aveva visto di giorno.

Quell'uomo resta tutta la notte
ad osservare il fumo mutare direzione
assecondando il vento.
All'alba lui dorme stremato sulla riva del fiume
e non può vedere il sole che gli sorge
di fronte, proprio tra le due ciminiere.

Quando si sveglia è già alto,
gli ferisce gli occhi coi suoi raggi diretti,
stringe allora le palpebre e non vede
il fumo, non vede
le due ciminiere, solo i riflessi trascinati
via dall'acqua.

Se ne va via da quel suo mondo fermo
nello spazio tra le due sponde
dove scorre l'acqua e tutto il resto ristagna.

***
Maximiliansau, 19 marzo 2017

***





8 commenti:

  1. Non vede ma soprattutto rimuove e dimentica quelle due ciminiere dove scorre l'acqua (inquinata?) ed il mondo intero ristagna nel suo immobilismo e nella sua cecità. Una lirica colma di una amara rassegnazione che ti pervade. Come sempre fai centro.

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  2. Hai perfettamente interpretato il senso del testo.
    Potrei a questo punto citarti letteralmente: "come sempre fai centro".

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  3. Sai, fa parte della condizione umana, meglio sarebbe dire della realtà nuda e concreta, questo senso di impotenza rispetto all'immobilismo, senso di impotenza che mi viene di definire "doloroso, sofferto"...del resto, dove non c'è abulica rassegnazione c'è sempre dolore, il dolore della coscienza (quando c'è la coscienza, come nel tuo caso).

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    1. Credo che tanti come me abbiano oramai preso coscienza di un immobilismo che non può più essere considerato una posizione mentale di soggioganza difronte al sistema, che ci impone di non reagire, di lasciare le cose come stanno di non increspare le acque. Ma non ci si deve rassegnare. Mai dire che non resta altro da fare che osservare la barca che affonda. Remare, remare tutti e tutti insieme, perché anche con la stiva piena d'acqua si può raggiungere un porto di emergenza o anche una spiaggia dove arenarsi e quindi non colare a fondo. Noi non siamo né i buoni né i cattivi, noi siamo l'Umanità.

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  4. Fumo di ciminiera tra il crepuscolo e l'alba. E l'impasse di uno sguardo. Ma l'acqua scorre, il vento devia le direzioni. Forse c'è speranza. Che l'acqua corroda, che il vento disperda.

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    1. "La speme, ultima dea lascia i sepolcri, o Pindemonte". Foscolo lo sapeva che si vive sperando, quello che forse ignorava è che alla fine si muore disperati. Cercherò di rimanere lucido fino all'ultimo secondo. Non mi voglio perdere niente di questa battaglia infinita tra bono et malo.

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  5. Non è immobilismo, è impotenza.
    Remare contro chi? A un mondo che tenta di sovvertire i moti della terra, come la studentessa islamica che afferma che la terra è piatta?
    Contro una Le Pen che spera in altri attentati a spese degli altri, ma a suo favore?
    Cri

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    1. Non voglio essere impotente, intendo reagire violentemente se necessario.
      La studentessa islamica che sostiene che la terra sia piatta non mi scandalizza: è un dato di fatto che l'Islam sia fermo alle origini -vedi la Sharia e le loro costumanze antidiluviane- e con quel testo barbaro come principio e fine di ogni cosa e di ogni schifezza (sto parlando del Kuran se non si fosse capito)- non potevano progredire di molto.
      Qualcuno informi la tapina che Galileo dimostrò col suo pendolo e le sue leggi che la terra fosse inesorabilmente sferica.
      Fatica sprecata. Se non fosse che ammazzano al grido di Allah akbar, sarebbero da usare come giocattoli per i nostri bambini da un mese a sei mesi.
      Scriverò un post futurista su questi escrementi di vacca.

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