martedì 26 marzo 2019

DELLA TUA PRIMA MARLBORO


Venimmo in questi tre ettari di fave novelle,
adesso solo case popolari, le uniche col tetto,
a fumar la tua prima sigaretta -una Marlboro-
per i tuoi quattordici anni, io coi miei diciotto ero
un esperto in confronto a te; ingoiavo il fumo
a pieni polmoni. e tu tossisti disperata
alla prima boccata, rossa in viso fino ai capelli.
Potevi anche morire, pensai, per la paura,
ma tu eri tosta e mi strappasti di mano
la Marlboro continuando a tirare
e a tossire, e a tirare e a tossire,scoppiata,
ma l'avesti vinta tu; la cicca era oramai
ridotta a niente, solo fuoco fino al filtro
che bruciando puzzava, la tenevi tra i denti
per salvarti le dita. Te la fumasti proprio tutta
e scuri i denti davanti. Bevesti acqua minerale 
dalla bottiglietta e mangiasti il tuo panino
e uno dei miei, entrambi con formaggio
pecorino a fettine per succhiar via la puzza
del tabacco. Tua madre ti fiutava sempre tutta quando pensava fossi stata con me, ti fiutava
profondo come un cane da caccia,
ma non aveva prove perché tu eri tosta
e inventavi bugie da premio Oscar,
non ti imbrogliavi mai. Tra noi due quello
debole ero io che subito perdevo il filo
del discorso, mi si asciugava la gola,
claudicavo affannato mentre tua madre spietata
mi strappava frammenti di verità,
e io nuotavo nel sudore gelato, e tu ti mordevi
le dita, maledicendo colui che ti tradiva.
Ma in quel campo di fave sdraiati nessuno ci aveva mai trovato e l'idea fu mia, tra una Marlboro
e un bacio, ma troppo alto era il sole
per poter andare oltre tranquilli, sempre vigili
e pronti a saltare nel fosso che ci copriva
come una trincea. Poi di sera, sul lungomare
tra la scogliera non fumavamo, chè una sigaretta
che arde è come un faro ogni volta che aspiri.
Manca il fascio di luce ma l'effetto è lo stesso.
Una volta scoperto non hai più un metro nella
scogliera dove nasconderti. Allora niente mozziconi
ardenti: solo cercarsi sotto stelle che affondano
nella passione di baci silenziosi senza più respirare,
cercando con le mani pelle ancora innocente,
mai toccata, senza nulla pensare, nè capire.

Ora, passati anni a decine, a centinaia,
dimmi dove posso venirti a cercare.
Il sogno è terminato, ma io, chiudendo gli occhi,
potrei far sparire le case coi tetti e rinverdire
il campo di fave novelle e il fosso delle fughe,
mentre la scogliera, che ricordavo asciutta
adesso è allagata di mare vigoroso di schiuma.



09  marzo  2019



*****

















    

25 commenti:

  1. Bella. Molto bella.
    Ho fumato la mia prima sigaretta con mio padre, a 14 anni.
    Lui era convinto che più ai giovani venissero proibite le cose, e più queste li avrebbero attratti.
    Infatti, non ho mai più desiderato fumare.
    Eppure, oggi, accetterei persino un sigaro cubano, pur di poterlo aspirare con lui.
    Perdonami se sono andata fuori tema, ma mi hai regalato inconsapevolmente un'emozione.
    Buon pomeriggio

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    1. Anche questa è un ricordo della mia prima ragazza ed io ero sicuramente il suo primo perché non sapeva baciare: trovai i suoi denti serrati al primo assalto.

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  2. Risposte
    1. Ti do ragione. L'ho scritta, messa in stand by e mai più letta.
      Oggi l'ho riletta e mi è sembrata buona. Cavolozzo fritto, mi son detto, e questa? L'ho postata senza spostare una virgola.
      Mi capita coi quadri. Li lascio lì indifferente e non me ne curo, poi d'un tratto vado in cantina a cercare qualcos'altro;
      sposto un oggetto, due e salta fuori il quadro: proprio bello. Sicuro che qualcuno non ci abbia dipinto sopra qualche altra cosa?

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  3. Una poesia d'amore straordinaria!!!! L'ho divorata tutta in un unico boccone, assaporata con intensità e vigore. Amore e prima sigaretta in un connubio intenso ed infinito, ma quello che più mi ha colpito è il ritratto di voi due, e gli spezzoni di ricordi tra una tirata e l'altra. Davvero un capolavoro.

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    1. Scusa Daniele, ho pasticciato un po' ma non per farti arrabbiare.
      Sorry.

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    2. Non devi scusarti di nulla scusa tu se ho riscritto il commento c'erano degli errori di battitura.

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    3. Allora io dovrei riscriverli tutti, almeno tre volte.
      ahahahahahahah

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  4. Bellissima prosa Vincenzo.
    Un ricordo tenero ed un sognato desiderio di ricostruire quei momenti.
    Dolce ed ardente.
    Ti abbraccio, ciao.

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    1. Giuste parole hai trovato: un ricordo del mio primo amore non pensato ma reale, con nostalgia e col desiderio non nascosto di un rapido ache se momentaneo ricordo di quelle esperienze irripetibili.

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  5. Caro Vincenzo, se ti dicessi che non ho fumato mai una sigaretta!!!
    Provai quando avevo circa 50 anni a fumare la pipa, durò solo poche mesi!!!
    Ciao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ti risponderei che sei un uomo fortunato, che non hai sentito il bisogno di mettertene una in bocca. Forse il fatto che tu sei stato costretto a lavorare da quando eri molto giovane e non frequentavi un liceo elitario, dove se non ti allineavi agli usi ed ai consumi della media -tutti fumatori come camini- venivi deriso come un incapace di prendere iniziative personali e quindi un buono a niente.
      Io credo di aver dimostrato di essere capace di fare qualcosa nel momento in cui, dopo trenta anni di sigarette, ho deciso di colpo di smettere. Per questo riesco a risponderti, altrimenti sarei morto molti anni fa.
      Ciao e buona fortuna a te, Tomaso, con un abbraccio ed un sorriso, come dici tu.

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  6. Che spettacolo! Oggi, sì, mi fai felice. Sublime ricordo, come fosse un racconto, come la scena di un film.
    Ho in mente l'immagine comica delle dita tra i denti per castigare il traditore... Che bella cosa, che bella cosa, poi, quel perdono di baci tra la scogliera, pronti a rinunciare alla Marlboro per amore dell'oscurità intrisa di passione.
    Io la prima sigaretta la fumai a 19 anni, nel collegio di studentesse gestito da suore dove ero finita dopo svariate peripezie. Ero la più piccola e le napoletane mi avevano preso sotto la loro ala: così, la sera, andavamo in terrazzo di nascosto a fumar le sigarette che arrivavano da Napoli. Dopo non ho più smesso se non durante le gravidanze e per allattar la prole.

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    1. Sei brava tu o disconnesso io. Pensa che sono andato a rileggermi il testo per trovare le dita tra i denti per castigare il traditore. Ti è venuta così spontanea da non farmi ricordare dove l'avessi scritta.
      Quando si incomincia a fumare rimane nebuloso. Le prime furono un pacchetto originale di Luky Strike, lanciatoci a me e Enrico, grande amico mio, da un camion verde con una grossa stella bianca. Appena arrivati gli americani ci tiravano di tutto soprattutto a noi ragazzi -io avevo 10 anni- mai viste prima, corremmo a nasconderci in un boschetto dopo che Enrico aveva fregato in casa una scatoletta di zampironi e cominciammo ad accendere e non ci riuscivamo perché rimanevamo fermi senza aspirare, così non succedeva niente e lo zampirone ci bruciacchiava sempre le dita. Passa uno e ci fa: "Tira su col fiato". Eseguito. Aspirato troppo. Tossito da matti per un'ora. Riprovato imbufaliti. Mezzo pacchetto finito. Vomitato il poco che avevamo mangiato. Tornati a casa come stracci vecchi e bagnati. Mia madre me le suonò col battipanni. Fine della prima volta.
      Poi mi presi il vizio al quarto ginnasio, perché tutti mi prendevano in giro: ero l'ultimo dei Moikani a resistere alla tentazione; mi ricordavo delle sigarette americane e del dolor di pancia.
      Tossicchiai un bel po', ma poi imparai. Ho smesso di botto dopo 36 anni. Ero arrivato a finire il quarto pachetto di Marlboro al giorno. Dai miei quattordici anni ai miei cinquanta.

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  7. Uh mamma mia, che poesia.
    Potrei stare qui per ora a raccontarti cosa ha evocato. Quanti ricordi, quante prime volte.
    La prima sigaretta fumata di nascosto con le amiche e quella più bella e attesa fumata con mio padre, sul balcone di casa mia, il giorno del mio 18esimo compleanno.
    Mio padre che aveva smesso da qualche anno per problemi di salute ma che aprì il pacchetto di Dunhill rosse conservate da tempo solo per quel giorno. Mio padre orgoglioso di me, con quello sguardo con cui mi avvolge anche adesso, sempre.
    E poi il mare, che amo e amerò, le dune in cui ci si nascondeva da ragazzini per non farsi scoprire e i baci e le carezze. Tutto l'amore e la passione di quei vent'anni; anche io ho tenuto tra le labbra la sigaretta stretta tra i denti, mentre piangevo lacrime assolute per un amore finito male.
    Sono passati anni come mazzi di fiori e di fave. Eppure quel tempo lì, vorrei poterlo riacchiappare al volo. Per la bellezza, per l'incoscienza. Ma il mare vigoroso di schiuma resta una promessa.
    Ti abbraccio.

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    Risposte
    1. Tu non immagini forse quanto piacere mi faccia questo tuo commento. La cosa più bella per chi scrive è suscitare sensazioni, ricordi, sollevarli dal piattume dove stavano sdraiati, in modo da essere esaminati uno ad uno, rivisti nel loro splendore, come se fossero lì avvenuti in quel momento.
      Stai con gli ochi trasognando quel che fu vita verace solo alcuni anni fa, vita visuta da te, che oggi racconti a noi tutti sollecitata da mio ricordo dei miei momenti eroici quando domai sigarette ed il mondo, e me stesso, acerbo diecenne, che aveva visto già tutto meno l'affetto che una bomba nel gargarozzo potesse procurare.
      Fai capire quanto ti abbia preso senza dire una parola.
      Non lo potrai ricordare, ma le Lucky avevano un tabacco nero come il carbone e ti introducevano nei polmoni puro veleno americano. Avevo letto il perché del loro nome: una partita di tabacco salvata da un incendio in cui i pacchetti si erano impregnati di fumo acre. Le provarono gli operai per vedere se fosse possibile recuperarne o no almeno una parte un paio di settimane dopo l'incendio. Erano fantastiche, da cui la fortuna del ritrovamento esaltata nel nome, ma ti raschiavano la gola soprattutto quella dei ragazzini.
      Questo ricordo me lo hai tirato su tu, come vedi.

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    2. Le Lucky non le ho mai fumate. Chissà se mi sarebbero piaciute, mi sa di si.
      Ci viene facile a noi lettori farci trascinare dai ricordi in cui ci "lanciano" le tue poesie. Colpa tua :-)

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    3. Ho dimenticato di dirti che non fumo più da oltre 25 anni. Fu una scommessa tra me e mio marito. Lui disse che non ce l'avrei mai fatta a smettere. Io gli risposi: SCOMMETTIAMO?
      Lo feci immediatamente e non ho più ripreso:-)

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  8. Ho cominciato presto e mai più smesso.La prima volta fu come aspirare la libertà , una libertà sconosciuta , profumata. I sotterfugi e le poche lire per le sigarette erano un'illusine di indipendenza , con tutti i paletti che mi avevano messo attorno.
    Naturalmente fui scoperta e ricevetti una serie di schiaffi .Potrai fumare quando ti sposerai, diceva mia madre e quando ci sposammo, di ritorno dal viaggio di nozze, andammo a Nizza, dove viveva uno zio di mio marito con una tribù di figli.
    Mia madre ci raggiunse, pensa tu, e quando mi vide fumare mi chiese cosa stessi facendo FUMO!SONO SPOSATA!.
    Cri

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    1. Per voi donne la prima sigaretta era il primo passo verso l'emancipazione, ma anche per noi, non pensare. Quando mia madre al quarto ginnasio mi trovò al tavolo dove studiavo con una sigaretta accesa fece un finimondo. Mi difese mio padre, che le disse che ad una certa età si diventa umini, e se lei avesse cercato di impedirmelo io non avrei più fumato in casa ma raddoppiato la sequenza fuori. Non so come ma lei si convinse a lasciarmi un po' in pace, ma per me era un vero tormento. Quello che le madri di maschi non capiscono è che farsi da parte in alcune scelte -sempre le stesse, tabacco e ragazze- è molto salutare per loro, perché per un maschio la madre è il banco di prova dei suoi rapporti futuri con l'altro sesso, e più cerchi di obbligarlo a fare o non fare una cosa, più lui fa il contrario. Esperienza collettiva che ognuno affronta secondo la sua arte. Mio fratello, un furbacchione, diceva continuamente a mamma: "mammarè tu hai sempre ragione".Lui era il suo liebling, io il diavolo. A lui perdonava tutto, a me diceva che non venivo dal cielo ma dall'infernaccio. Curava solo me, la peste bubbonica, e mio fratello faceva il cavolo che voleva, lei era il figliolino io il cattivaccio. A proposito: le sigarette me le comprava lui. Glielo avevo detto io, perché la sua libertà senza controlli era merito mio che prosciugavo tutte le attenzioni di nostra madre.

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  9. Non mi basta leggerla una volta, perché l'amore, il fuoco, la passione ne sgorga come nettare...nonostante il fumo della Marlboro, ed io non fumo. Ricordo quando ci provai, ma proprio non mi piacque e subito chewing-gum per cambiare sapore...e per non essere scoperta da mia madre, al panino con il pecorino non avevo mai pensato :-)
    Versi stupendi Vincenzo, che fanno respirare aria di bei tempi, freschi come il mare, come il campo di fave...e se fanno respirare aria buona è perché aria buona c'è.
    Un saluto

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    1. Quando ho visto il tuo ritrattino accanto al nome mi sono rallegrato veramente. Avevo pensato a tante cose, anche che tu fossi stanca o ammalata e temevo che facendo richiesta con te sulla tua salute avrei fatto peggio. Almeno questo succede a me.Felicissimo di augurarti il buon rientro quindi.
      Stupendi, dici? Felici dico io, di chi ha ritrovato di colpo uno spezzone di freschezza di vita che riteneva sepolto nella sabbia.Era invece nascosto in quel campo di fave, legato ad una sigaretta, la prima di una quattordicenne che mi piaceva un sacco; il mio primo amore con la quale ero sempre in paradiso senza fare in fin dei conti un granché, ma per i miei diciotto anni -di quei tempi- significava la scalata dell'Hyverest in mutandine da bagno.
      Grazie dei tuoi apprezzamenti, e felice di averti rincontrata.

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    2. Ti ringrazio per aver pensato a me, per questa tua bella accoglienza e per l'augurio di buon rientro; sono felice anch'io di poter passare di nuovo a godere della vostra compagnia e dei vostri scritti, Vincenzo. Non sai quanto tutto ciò mi sia mancato 😊

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    3. Me lo immagino. Adesso stai bene. Allora OK. Quando si ricomincia è sempre bello.

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