lunedì 10 dicembre 2018

CADRÒ ANCORA PIÙ VOLTE

Nessuno si faccia venire in mente
di redarguirmi, neanche solo sfiorandomi
le vette dei capelli accovacciati.
Vi aspettavo da tanto tempo, 
da troppo, sempre più ansioso di conoscere
il vostro responso, il colore
del vostro sguardo che si appannava
di giorno in giorno,
l'aria rubata al respiro contratto
da ventilare i miei giardini nascosti
nelle superfici oscurate dell'anima.

Ora tutti insieme voraci vi riconosco
uno ad uno, prodighe rughe ai lati 
delle bocche che furono sapide
e accoglienti; dispensarono omaggi
e strali velenosi in una
orrida altalena in cui sospettai la mano
dell'anonimo oscuro spianato nella mia
ombra, pervicacemente incollato
al mio io esterno, visibile per cui 
vulnerabile, soggetto a cadere in agguati.

Potevate farne scempio e finirla così,
ma volevate promuovere angoscia 
e risentimento, orrore disperato
e forse pianto, primo scalino che scende
nella resa più cupa
e incondizionata.

Ho retto bene finora, mi pare, ma la salita
alla vetta ancora è lunga,
laborioso percorso di fatiche scarnificate,
adesso che le forze si dimezzano ogni giorno.

Cadrò, cadrò ancora e ancora,
questa volta nemmeno un'anziana donna
a raccogliere in un telo il sudore
che allaga a me la faccia.


05 dicembre 2018

*****













20 commenti:

  1. Chi sono questi voraci esseri che ti circondano? I dubbi? le insoddisfazioni? I tormenti di cose non fatte o di cose purtroppo fatte?
    Cadrai.. tutti cadremo ancora e anora e ancora. E' condizione naturale dell'essere vivi.
    Ciao Poeta!

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    1. Proprio tutto quello che hai immaginato tu. Vedi che piano piano, a forza di frequentarmi diventi côrta e 'nteligente?
      ahahahahahahahahahahahahah
      Sì, vabbè, tutti cadremo prima o poi, io de capoccia visto che da luglio ce provo ma ancora nun me la so spaccata.
      Ma primma oppoi azzecco la vorta bbona.
      Ciao.

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  2. Che bello sarebbe avere sempre qualcuno pronto a tenderci la mano, quando cadiamo.
    E invece spesso siamo soli, seppur circondati da gente.
    Quindi tieniti forte, finché puoi. La salita non potrà spaventarti.
    Baci

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    1. La mano te la danno dopo che sei cascato, mica prima.
      Io mi tengo forte, stai tranquilla.
      La salita non mi spaventa. La guardo e dico: embè, si può fare.
      Quello che mi spaventa è che a metà strada me viè er fiatone.
      Nun posso più salì e de scegne nun me fido, visto li caprioli che fo nde st'urtimi tempi.
      Ciao.

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    1. Ho acceso il mio PC. Ho letto per prima cosa quello che mi interessava (perché volevo trovarlo) poi questo tuo commento telegrafico. Sorrido come mi capita spesso di questi tempi di magra.
      Sì, ci si rialza anche perchè alla mia età c'è chi aiuta.
      Ciao.

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  4. L’immagine della Veronica che asciuga il volto del Cristo è un po’ eccessiva, ma estremamente bella.
    sinforosa

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    1. È solamente accennata e senza nome proprio, volutamente. L'ho messa perché mi piaceva molto, ma so bene che io non sono e non mi atteggio a Gesù.

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  5. Un'altra poesia che fa pensare al 'cammino' che ognuno di noi deve fare. Percorsi di vita lungo i quali spesso si cade e la forza umana ci fa rialzare quasi sempre. È quasi sempre la vita comunque ci sorride.

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    1. È un periodo in cui se di sera, in silenzio, mi chiudo in me stesso e stacco la spina col resto del mondo mi si accalcano pensieri che ioimmediatamente trascrivo per intero, lascio lì fino al mattino successivo e quando li rileggo non perdo tempo e trascrivo il tutto senza correggere mai nemmeno una virgola.
      Anche rilette dopo mesi hanno una precisa valenza, quella che avevano al mattino successivo.
      È così che adesso tengo in bozza quattro poesie.

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  6. Nonostante queste rughe ti vogliano criticare e nonostante tu possa ancora cadere l'unica certezza che o sento di darti è che non sarai mai da sol nel rialzarsi. Bravissimo le tue ultime liriche sono una più grande dell'altra

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    1. Lo sento anche io, grazie anche a gente come te, soprattutto avrei dovuto scrivere.
      Tu sai cosa io penso di te, io quel che tu pensi di me.

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  7. Ma li pubblichiamo tutti questi versi così intensi e sentiti? Voglio dire, li riuniamo in un volume e proviamo a farli circolare? ^_^... Magari l'hai già fatto e mo mi sparo una gaffe.
    Tu sei fortunato, Vincenzo, quando cadi hai un pensiero consistente su cui atterrare, la coscienza di tutti i limiti, gli errori, i difetti. Anche se nessuno corre a risollevarti, rimani accovacciato su una coltre di roba tua. Pensa a spiaccicarsi su una lastra fredda e vuota di un aridità che non ha occhi per guardare e neppure sangue per sentire.

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    1. Sono così ben incartocciato che dovrei prima di tutto rovinare le vacanze di mia nipote Cristina (quell'altra sta facendo il Master e avrà sicuramente da fare, la terza è ancora una bambina di 11 anni) e farmele ricercare sui dischi fissi di Word, ne ho due grandissimi. Poi scegliere. Un libro l'ho pubblicato e dovrei chiedere a Mariella che a suo tempo ne comprò una copia e adesso ricordo solo che la casa editrice era di Cassano d'Adda;insomma un lavoraccio perché sono tante e io avevo pronto un lro titolo: "viaggiavamo solo di notte" e questo già alcuno anni fa. Ci sto pensando.
      Fortunato dici? Ad essere così sensibile? Una bella fregatura.
      Oggi fortunato mortale credo sia colui che, ricoglionito dagli anni o dalla globalizzazione, vive beato perchè non capisce più un beato ca.
      Grazie comunque Irene, dell'idea che mi hai dato e della stima.

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    2. Vincezoooo... ma ne hai scritti tre di libri - anche due romanzi (??)! ^_^... trovati in giro per internet! Sei persino sul sito de La Feltrinelli *_*... ma due non sono ordinabili :/ voglio leggerliiii...

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    3. Vero. Un primo romanzo con Baku Editore, Milano, titolo "Martedì dopo l'autunno"; un secondo romanzo presso Arduino Sacco Edirore, Roma, titolo "Francoforte sul Meno andata e ritorno", per i quali non ho pagato un centesimo e una raccolta di poesie.
      Non sapevo di stare sul sito della Feltrinelli.
      Ignoro come tu possa fare per ordinarli.

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  8. Siamo tutti più o meno ammaccati e anche con tendini doloranti, perché ogni tanto tentiamo di rialzare qualcuno. I dubbi sono quelli che ci fanno far le capriole e finchè non troviamo una scappatoia siamo come i cani quando vogliono mordersi la coda.
    Comunque, l'importante è esserne consci e non credersi dei padreterni.
    Tu scrivi e scrivi e molto bene, ma sono convinta che sia più un esercizio mentale, perché hai un gran cervello e sai bene quali cadute evitare.
    Cri

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    1. Certo che lo so, ma è una forma mentis, vale in generale. Non è detto poi che chi abbia un gran cervello, inteso come capacità cognitiva e di riflessione, non inciampi di tanto in tanto in qualche pietra sporgente dal terreno per via delle
      radici di un albero, che spingono in alto -come è capitato a me nel mese di luglio- oppure non scivoli su un pavimento bagnato mollando una gran capocciata ad una vetrata, che fortunatamente non si è rotta, provocando un effetto gouillotine -come è ricapitato a me (a chi sennò) la settimana scorsa-.
      Anzi, secondo la tua interpretazione io sarei troppo intelligente da preoccuparmi de ste cosuzze, per quello ci casco. Il mio mitico papà invece era solito dirmi in questi casi "Enzarè, sei troppo cojone".
      Ho l'impressione che mi conoscesse bene, dato che ero la sua copia integrale.
      Abbraccio e ciao.

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  9. Parlavo in senso metaforico.
    Per le cadute reali sei solo un distratto.
    Ecchesaramai!

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    1. Chessarammai? Due finestroni di circa tre metri e mezzo, con doppio vetro formato da due lastre scorrevoli (ho visto mentre le rimontavano) che quando manca il supporo inferiori vengono giù con violenza. Pesantissime. Io ho preso la base e son rimasto lì aspettando perché altro non riuscivo a fare: ero senza fiato per via del colpo preso alla schiena....non si è rotto il vetro. Tutto qui, Cris, ma ero sicuro.
      Distratto certo. Guarda un po' che combinavo.
      Ma se non fosse per il dolore al groppone dopo un paio di minuti me ne sarei dimenticato. E questo è stato il mio guaio fin da quando ero un bamboccio: lo snobbare il pericolo e starci sempre dentro.
      Tschüss

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