giovedì 15 novembre 2018

FRANCOFORTE GRADITO RITORNO

Mancavo da Francoforte dal 15 novembre del 1979, e sono oggi trentanove anni esatti; ieri erano trentanove meno un giorno.
Avevo lasciato una città di cui conoscevo anche i vicoli, la sua aria di quasi metropoli sonnacchiosa che si svegliava soltanto dopo le ventidue a Sachenhausen, il quartiere dei tremila locali, delle luci rosse, delle bevute infinite, delle scopate sulle due sponde del Main, delle cazzottate furiose tra nativi e americani, tra americani , militari e no, coi nativi a fare il tifo e a scommettere come forse solo nei Far West classici, con il suo straordinario dialetto che si impara subito basato sullo strascicamento del gruppo "sch" presente quasi dappartutto nella lingua teutonica, e allora via ad una sfilza di mischhhhhh, dischhhhh, sichhhhh e tutte le musichette annesse e connesse. Soprattutto la città dove vivevano circa mezzo milione di persone, allegre e scansonate in un ambiente semi antico, da città riesumata dalle rovine dei suoi quasi duecento bombardamenti aerei alleati.
Conoscevo tutti i negozi della Zail, la via dove era proibito circolare in macchina o col tram -niente rotaie, strappate via dopo la guerra, lunga oltre mille metri- e naturalmente tutte le commesse carine, belle, bellissime e bellocce dei suddetti locali.
Mangiavo sempre alla sera nel ristorante da Piero, un'istituzione per tutti, non solo per tedeschi, coi camerieri, rigorosamente 'e Napule, vestiti in smoking con pantaloni sempre neri naturalmente e giacche variamente colorate ogni giorno della settimana: giallo limone il venerdì, senape il mercoledì, azzurre il lunedì, rosse il martedì, blu oltremarina giovedì, viola il sabato e verde prato alla domenica.
Sembrava che i russi non venissero mai, che gli americani non finissero mai i loro dollari, che gli italiani fossero realmente felici di essere italiani all'estero.
Ogni terza divisa americana imbottiva un negretto come un salsiciotto dentro il panino; e poi le MP femmine, negre e bianche, le negrette ostentando sempre culi meravigliosi come solo la gente di colore possiede, dove tenevano appoggiato il manganello, e tutti noi gelosi di quei manganelli depositati proprio nel mezzo delle dorate chiappe.
Un sogno adesso, una promessa di un mondo guidato da MP donna dopo il dovuto trapasso, che so, magari le custodi dei Lager.
Ci sono ritornato ieri a Francoforte con mio figlio ed Anna Maria, per ritirare la mia carta d'identità nuova, nel Consolato Italiano.
"Ma come ha fatto a dimenticare la data di scadenza?" Mi chiede l'impiegata. "Si dimenticano mica quelle cose lì". "Avevo in mente il 2018, invece era il 2016". "Adesso non potrà mai dimenticarlo. Guardi qui: scade il 9 febbraio 2029. Veda di non scordare il giorno del suo compleanno". 
Dieci minuti ed era tutto finito.
Ma non vedevo l'ora di soffermarmi a guardare ciò che avevo appena intravisto arrivando in macchina: una città incredibile, una città americana, un'altra città diversissima da quella che conoscevo.
Eravamo nei pressi della Bockenheimer Landstrasse, centro della city. Lungo la Taunus Anlage, vicinissimi alla Alte Theater Platz, la zona dove passavo la metà delle mie serate gloriose, e non riconoscevo niente. Al posto delle vecchie case una serie infinita di grattacieli come a Manhattan, tutti sui 40 o 50 piani; pareti di immensi finestroni, con nei piani bassi vetrate grandissime di colore scuro, certamente per schermare il sole anche d'inverno.
Insomma questi qua hanno rivoltato la capitale dell'Essen come un calzino. Pensare che mi trovavo esattamente nei pressi dei giardini della Guillotin dove una quindicina di anni fa avevo ambientato la storia del mio primo romanzo "Martedì dopo l'autunno", e non ci capivo niente. Dove stanno i giardini? In mezzo ai grattacieli sembravano microscopici e invece li ricordavo enormi. Dov'è il Polizei Presidium? Stavamo percorrendo a piedi la Mainzer Landstrasse e lo vedevo là in fondo come chilometri lontano.
Tutto a misura merregana, li possino a sti comunisti!  
Ci fermiamo a mangiare qualcosa in un locale di lusso vicino all'Alte Theater. Qui i clienti sono tutti impiegati di concetto. Vestono tutti eleganti vestiti, cravatte scure ed indossano tutti cappotti tre quarti scuri. Ma quello che è rimasto invariato è l'eleganza delle francofurtensi. Lo avevo già notato ai miei vecchi tempi: le donne di Francoforte sono le uniche tedesche che camminano come le italiane di Roma e di Milano, e come le parigine. Nemmeno a Berlino o a Monaco di Baviera le signore sono così disinibite e leggere e camminano col garbo delle donne di Frankfurt am Main.
Beh, io avevo la mia, friulana di razza, che da quando la conosco ha sempre avuto quel leggiadro modo di danzare camminando, anche con pancione. Lei a Francoforte nessuno l'avrebbe mai scambiata per una signora crucca di Berlino, di Köln, di Hamburg
o di Norimberga: alta, slanciata, occhi azzurri, capelli fulvi ecco una di noi, avrebbero pensato.
Sono stato benissimo ieri, tutto il giorno ad anche Anna Maria, glielo leggevo sul viso. Lei è ancora come era tanti anni fa: si esalta in certi ambienti.
Ho deciso di tornarci per una settimana, ma nella tarda primavera, perché questa città d'inverno è freddissima.


*****


22 commenti:

  1. Bellissimo post.
    Berlino mi era piaciuta come città ma avevo trovato i berlinesi dei crucchi freddi fatti e finiti. Mi hai fatto venir voglia di visitare Francoforte, ho come l'impressione che mi piacerebbe di più. Per ora mi basta averla vista coi tuoi occhi, lontana nel tempo con la malinconia del ricordo, moderna e recente con lo stupore del tuo sguardo. Grazie di cuore💛

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    1. Mi parli di Berlino e dei cruchi freddi e mortalmente salaci -barzellette al veleno conoscono, solo quelle- vedessi gli amburghesi ma ci devi stare minimo una mesata, finché sciolgono il rivestimento di diffidenza che hanno già da neonati.
      Io sono rimasto sbalordito e ieri ho capito quanto siano lunghi 39 anni. La caratteristica di Francoforte centro erano le case tutte massimo quattro piani, le strade percorse da auto silenziose -o sembravano a me mute- la gente che camminava senza perdere tempo, l'elegante e unico per le crucche modo di procedere, di vestirsi e di muoversi. Quello è rimasto. Il resto non c'è più. Grattacieli non banali, cioè non casermoni verticali, ma ognuno cerca la sua brillante soluzione aerea con modalità e personalità propria, cosicché tu vedi questi denti di drago spinti a pungere il sedere ai santi, ognuno alla sua maniera, mai insanguinati ma come bambini cresciutelli felici di stare lassù a far pipì in testa agli adulti. Sarà il caso che tu ci vada. Certo la tua New York è come il paradiso e Frankfurt un purgatorio, forse meglio un piccolo paradisetto terrestre, ma ti farà sicuramente effetto. Puntato al mio corazon il tuo commento, Mary.

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    2. Da quello che racconti sembra assomigliare alla nuova Milano che sta nascendo nei quartieri Porta Nuova e City Life. Io quei grattacieli innovativi li vedo dal balcone di casa mia e nelle belle serate tutte quelle luci sembrano proiettarmi verso un futuro vicinissimo.
      Milano a volte mi sembra più bella della "mia2 New York.
      Bacio amico mio.

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    3. Purtroppo manco da Milano da troppo tempo, ma ti seguo. Credo che oggi in tutte le grandi città a perimetro chiuso, come Milano, come Francoforte, si tenda ad occupare lo spazio degli uccelli un po' per necessità di spazio, un po' per moda -perché no- molto per convenienza: il cielo è di tutti ed ancora non esiste, che io sappia, una tassa sui metri cubi di aria occupata. Temo però che a qualche cervellone politico cada sul crapon come un mattone precipitato dalla cima di un grattacielo.
      Bacio, principessa.

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  2. Non sono mai stata in Germania.
    É uno dei pochi stati europei che manca alla mia lista di viaggi.
    Ecco, me ne hai fatto venire voglia.
    Intanto, il 9 febbraio avrò degli auguri speciali da fare.
    Spero che la mia mente non faccia scherzi.
    Tu, però, ricordamelo più in là.
    Baci

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    1. Contento di averti fatto venir voglia di visitarla. Quello che avevo dimenticato di scrivere sul mio post: intorno al Flughafen prima c'era la campagna, adesso ci hanno costruito un immenso quartiere pieno di stradoni alberati. Senza il navigatore starei ancora là a cercare la strada giusta. E pensare che spessissimo, quasi ogni sera io ed i miei amici ce ne andavamo in uno dei tantissimi bar del'aeteoporto a far tardi, poi sceglievamo uno dei tremila locali di Sachsenhausen a finire la giornata e cominciare la notte.
      Il 9 febbraio è oramai la boa intorno la quale mutan rotta tutti i battelli della famiglia. Un punto di riferimento, l'inizio di un nuovo anno. Pensa che per quel giorno casa mia è un porto di mare. Vengono tutti gli italiani, in totale dieci pezzi da ottantanove, più tutti i crucchi, altri quattordici con qualche aggiunta solitaria e noi si affitta un locale per una giornata, perché a febbraio fa freddo e non si può stare all'aperto.
      Non c'è pericolo che non ti avvisi, c'è sempre chi suona il tamburo o il corno inglese.

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  3. Belli i ricordi di posti e luoghi cari, inn cui ci si è trovati bene nonostante tutto.
    Purtroppo ritornarci a volte regala sorprese e ci costringe a confrontare il presente col passato.
    Ciao bello!

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    1. Una rimpatriata che mi mancava e che mi è servita assai. E vedevo una luce speciale negli occhi di AnnaMaria, come se le facese piacere riandare a quel tempo in cui quasi tutti gli uomini si giravano quando passava. Ho messo quel "quasi" perché qui vivono in maggioranza crucchi, a Roma poraccia nun se poteva move e rimediava puro quarche bella strufinata.

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  4. Ti ringrazio per questa visita virtuale e “sentimentale” in una città che non ho mai visto. Buona serata e grazie ancora.
    sinforosa

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    1. Se ci capiti fermatici un paio di giorni, ci guadagni una risata.
      Sono come noi, non come gli abitanti di Monaco di Baviera, i napoletani della Germania, con cui immediatamente fai caciara, specie se vai all'Oktober Fest, ma proprio come i romani, assai poco tedeschi, e ci tengono a questa differenza.
      Perché sono così? Nel dopoguerra Francoforte è diventato il centro di tutti gli europei, un po' per il Frankfurter Messe, la Fiera internazionale di questo e di quello, un po' per la sua posizione centrale, un po' per la presenza della Banca Centrale Europea.

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  5. Mamma mia che bello ciò che hai scritto.
    Francoforte per me è solo la città del cartone Heidi, dove viveva la sua cara amica Clara...ahahahahah...
    A parte gli scherzi spero un giorno di poterla visitare e paragonare i tuoi ricordi a ciò che vedrò.
    Grazie Vincenzo!!! 😘😙😗

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    1. Me l'immaginavo che "qualcuno" avrebbe tirate fuori Heidi e Clara, e che quel qualcuno non potevi che essere tu!
      C'è tanto di più, credi a me, e ti conviene farci un salto per fare quel paragone.
      Ciao, sorellina.

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  6. Quante piccole riflessioni mi ha suscitato questo tuo, post. Provo a riordinarle un po':

    1) Un dipinto meraviglioso, un pastello forse, quello che realizzi nella prima parte quando ci racconti e ci fai respirare l'aria, i quartieri e la gente di ogni genere e nazionalità che vivevano a Francoforte ( o come è giusto dire Frankfurt am Main).

    2) Un profondo sgomento che anch'io ho provato in passato nel non ritrovare più certi luoghi di un tempo in una città o paese in cui si era stati anni prima.

    3) Come parli di Annamaria, sono profondamente avvertibili l'amore e la sintonia che vi uniscono.

    4)E per finire, una annotazione leggera: la Carta d'Identità: sì, perché l'ho rinnovata pure io che è poco (mi scadeva intorno alla metà di questo mese) ed anche a me hanno detto che scadrà tra 10 anni il giorno esatto della mia data di nascita! Incredibile, pensavo fosse un'idea pazzerella tutta italica, ed invece deve essere un'altra bizzarra idea dell'UE...

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    1. Hai fatto al solito riflessioni autentiche e prossime alle mie.
      Con ordine:
      1) l'esser pittore mi ha giovato, ma io avevo in cuore quei primi anni passati qui, intatti come li ho vissuti. Si guarda al passato sempre con nostalgia, perché quelli erano i miei verdi anni.
      2) Mi sono sentito pugnalato al cuore quando a Civitavecchia non ho più visto la casa dove ero nato, che aveva resistito a 49 bombardamenti, demolita -lei così carina- per far posto ad un indegno casermone color cesso, pieno di strilli e di finestrine come un carcere.
      3) L'ho rivista ieri con lo stesso sorriso e lo stesso brio di quando l'avevo conosciuta poco più che ventenne. In fondo nei suoi momenti migliori lei tira fuori SEMPRE quella ragazza lì, quella di cui mi sono innamorato.
      4) Davvero? Ma allora non è un caso! Devi aver fatto centro tu: una delle solite bizzarrie europee. Così pensano che non te la scordi. Ci credo poco: la mia scade il 9 febbraio del 2029. E se me lo ricordassi solo nel 2030?

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  7. Allora ritroverei i Musei---Stadel e Botanico--- ma forse sarebbe abbastanza nuova anche per me, Francoforte. Ci sono andata un paio di volte, alcuni anni fa con mio marito, alla Fiere del tessile e tra intrattenimenti vari e passeggiate sul fiume, mi ci divertivo.
    Scommetto che stai guardandoti in giro per scegliere il tuo mezzo di trasporto : scegli bene.
    Cri

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    1. I musei non li ho cercati, ma di sicuro sono là dove ricordi tu. I tedeschi non sono masochisti come tanti italiani e tengono aperti titti i loro musei per tutta la settimana, Sonntag incluso.
      In quello botanico ho passato bellissime giornate, e ci ho scritto anche un racconto, che se ben ricordo era piaciuto a tutti quelli che lo hanno letto.
      Hai perso la scommessa: sono un pelandrone. Aspetto e aspetto, ma poi mi decido e allora vado a colpo sicuro. Ho un paio di idee. I romani antichi con le idee costruivano porti e città.
      Io sono un romano vecchio, non antico, ma forse ce la faccio a comperare una macchina nuova prima che l'anno la faccia finalmente finita di esistere.

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  8. Questo incontro-scontro del tuo ricordo della Francoforte di quasi 40 anni fa con la realtà attuale ha dato vita ad un post molto bello, sfaccettato.
    Da donna un po' romanticona ho gradito il passaggio dedicato alla tua Annamaria. Se mio marito dovesse dedicarmi parole come le tue tra un po' di anni sarei veramente felice!
    Ciao Vincenzo e buonissima domenica 😊

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    1. Per scrivere parole sulla propria compagna di vita bisogna innanzitutto saperle scrivere, ma non è questa la qualità indispensabile. Bisogna sentirsele dentro, perché -credimi- una donna giovane e bella vorresti averla sempre vicina, ma dopo oltre mezzo secolo di convivenza hai bisogno di un po' di spazio intorno a te, come cuscinetti d'aria o piuttosto valvole di sfogo. Per me è stato come per tutti gli altri, dopo un quarto di secolo, ma vuoi che lei non mi ha mai oppresso, vuoi che io ho il mio carattere "abbordabile" solo sotto certi aspetti che lei conosce a memoria, è successo che gli anni dei grandi litigi e dei grandi abbandoni non arrivassero mai. Ma forse la parola da usare è un enorme amore reciproco -che non era più passione- ma "a mo re" quello che dura oltre le rughe ed i capelli che sbiancano.
      Quello fortunatamente c'è, da entrambe le parti. Di mio ci metto la sincerità nel mandare a cagare e nel fare quegli apprezzamenti che non sanno di ipocrisia, ma di onesto riconoscimento delle qualità sue di lei. Così ha funzionato per me e spero che funzioni per te e con tutte le persone cui voglio bene.
      Ciao e buonissima domenica.

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  9. Bellissimo questo tuo viaggio "del cuore" attraverso Frankfurt.
    Descrivi i luoghi e il tuo sguardo segue Annamaria.
    Ricordi le tue stagioni e il tuo sguardo segue Annamaria.
    La continuità del tuo sguardo su di lei è una meraviglia...poetica e rasserenante.

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    1. "La continuità del tuo sguardo su di lei è una meraviglia...poetica e rasserenante."
      E te credo!
      Era ritornata una trentenne, come quando arrivò qui coi ragazzini, che sgambettava con tutta la tribù dietro a curiosare nei negozi della Zail, a chiedere tutto anche se parlava due parole di tedesco, ma era così carina che tutti si sfozavano per capire cosa diavolo avesse detto, e poi sbucava sempre il solito italiano che ..."l'aiuto io, signora"....e te pareva.
      E poi un giorno mi scompare con tutti i bambibi e me li riporta la Polizei mentre io stavo diventando matto e non esistevano telefonini...: erano arrivati al bosco di Neu Isemburf a piedi...dico, sette chilometri a fette. E la poliziotta che mi guardava brutto..."ma lei se ne sta tranquillo e la sua famiglia non sa più dove si trova?" con la voce cattiva..."ma io lavoro, signora" ..."e dove lavora?"..."in teatro signora, sono erste Bühnenmaler"...sguardo sprezzante..."tutti matti voi artisti" e gira i tacchi sdegnosamente. I ragazzi erano affamati, io non dico, così lei nemmeno ha lavorato quella sera, porco boia!
      Sì, hai ragione, molto rasserenante.
      Ma oramai è matura in tutto,
      Ha scaricato tutta la batteria del suo telefonino per fotografare quella che era una città straniera anche per lei.

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