lunedì 1 aprile 2019

SE CONTO I GIORNI


Se conto i giorni in cui la lingua serviva
a narrare storie quotidiane a me capitate,
oppure i dialoghi di ogni giorno delle nostre bambine,
meravigliosi come tu li traducevi ad ogni mio
rientro alla sera, dove noi due ridevamo
come alle comiche di Stanlio e Ollio,
mi vien da piangere: troppo poco tempo
lasciato a quelle gioie irripetibili.
Troppo interessati eravamo al lavoro, ai clienti
che non pagavano, che reclamavano,
che pretendevano recapiti immediati
delle merci; quel paio d'ore lasciate ogni
notte per salire in soffitta e tentare
di dipingere uno o due quadri. Mi viene da piangere
adesso per quanto tempo abbiamo passato
a non intenderci, a non esplorarci, a non amarci.
Eppure era così semplice starcene serenamente
ad attendere che una mia mano sfiorasse una tua,
un mio ginocchio toccasse un tuo
e ad ognuno il cuore rimbombasse dentro.
Sudore, preoccupazioni, rischi ad ogni chilometro
di strada, con qualunque tempo ma eravamo
felici e gai, disfatti dalla fatica eppur contenti,
ed ogni sera attendere quei momenti
di passione, dove nessuno chiedeva e tutto dava,
così, come veniva, esattamente come la prima
volta, quando dovemmo nasconderci,
tu per la vergogna, io per la sorpresa,
ché non credevo di riuscire mai a prolungare
la tensione in spasimo e poi alla fine
in gioia liberatrice, in paura poi, quasi terrore
fino alla fine del mese. E poi rifarlo
e di nuovo un nodo scorsoio intorno al collo 
e di nuovo quel paradiso, e di nuovo quel cappio,
ma nessuno di noi due si sarebbe rifiutato
allo spasimo del fine mese.
Angoscia e gioia, alternati come passi di danza,
come lingua che batte all'interno della corona di denti
come respiro assetato di scoperte sempre nuove.
Oggi si dovrebbe rimpiangere quei tempi, ma non
mi viene, non ci riesco perché nulla perdemmo
di quei minuti, nulla sprecammo e tutto resta divino
e immobile nella nostra storia, che scrivemmo ignari
a quattri mani in un linguaggio nuovo,
inventato da noi, che solo noi intendevamo.

Anche gli ultimi nostri nipoti, i due gemelli di undici
anni, divennero più alti di noi che mai fummo piccoli.
Ogni domenica tu lavori quasi solo per loro,
senza mai lamentarti, impasti e metti in forno
uno strudel di mele e pinoli, una crostata
con marmellata di mirtilli, l'unico modo,
ne convengo, per staccarli dai loro cellulari.
Soltanto il lavoro rumoroso delle loro mandibole.
Il miracolo avviene sotto i nostri occhi:
silenzio glaciale, poi un paio di grugniti di piacere,
e le nostre poltrone sono le loro per circa tre ore.



12  marzo  2019


*****














23 commenti:

  1. Caro Vincenzo, bello e poi bello ancora, un post che mi riporta molto indietro!!!
    Ciao e buon inizio della settimana, con un forte abbraccio e un sorriso .-)
    Tomaso

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  2. Hai preso la tua vita ed i tuoi ricordi nel giusto modo: senza rimpianti.
    Godendo anche di tutto il tempo (nelle tre ore soprattutto) che resta per assistere felici a ciò che continua a sorprendervi ed a farvi gioire. Tra sacrifici ed affanni.
    È bellissimo tutto ciò. Grazie di avercene fatto partecipi.
    Buona giornata Vincenzo! 😗

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    1. Non si deve rimpiangere mai il passato, Pia, battezzando il presente come cacca di cane. La vita è meravigliosa, il passato meraviglioso, il presente fantastico e il futuro ancora di più.
      Gli anni passano e si sa, guai se non fosse così, ma noi rimaniamo fino all'ultimo respiro e forse oltre. Mai più cercare di approfondire questo benedetto oltre, vederlo come un mistero misterioso e misteriante. Lo accoglieremo come verrà, come sarà: una Überraschung.
      Ciao, sorellina. Beso grandeoso.

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  3. Fantastica questa nostalgia gioiosa con cui ricordi eventi passati della tua vita. E bellissimo questo tuo entusiasmarti o volerti entusiasmare del tuo presente, senza rimpianti. Non avere rimpianti o saperli accettare è un dono immenso.

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    1. Certamente! Avere rimpianti e ripeterli di continua significa rimpiangere il passato, il che significa che il presente, la tua essenza di questo momento la consideri pochissimo, significa squalificarsi.
      Alberto Giubilo, grande giornalista in genere e di ippica in particolare, sosteneva che la grandezza di un cavallo si vedeva non solo dalle vittorie in pista, ma anche dopo la fine della sua carriera, quando si vedevano i risultati della sua prole. Quando Ribot si ritiro e passo all'allevamento Giubilo scrisse che Ribot ara stato un campione, ma non inarrivabile.
      Poi alcuni anni dopo iniziò a correre il migliore dei suoi figli, che fu sconfitto alla prima gara, ma vinse poi tutte quelle che corse, se non sbaglio 39 in cinque anni. Suo padre. imbattuto in 41. Allora Giubilo scrisse il suo famoso articolo: Ribot, cavallo del millenio perché generò Molvedo, secondo solo a suo padre. No, c'entra col mio discorso di prima: se fui bravo da giovane lo sarò anche da vecchio e forse dalla mia dinastia qualcuno scriverà meglio di me. Allora potrete dire che ero bravo. Non si rinnega mai il passato o il presente, perché si cancella il futuro.
      Vale anche per te, per tutti i creativi come me e te, Daniele.

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  4. Che vuoi di più dalla vita? Bando ai rimpianti, altrimenti non godi mai il presente.
    Cri

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    1. Cris, hai perettamente capito la mia filosofia. Godersi la vita significa non rimpiangere il passato ma guardare il presente, tenendo presente che il futuro deve ancora finire.

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  5. bello questo sentimento "unitario" che collega passato e presente nel segno degli affetti di sempre: è per questo che non patirai mai veri rimpianti, perché hai vissuto e vivi...

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    1. Bello, vero? È poetico oppur normalissimo a seconda del posto che hai scelto in platea. Sono del parere che rimpiangere quel che è stato non sia generoso e sminuisca il senso di ciò che è, di quello che il rimpianto passato ci lascia in eredità per un presente, che mentre lo descrivi già è lui stesso il passato di se stesso. Brrrrr! se lo rileggo non ci capisco più niente. Ho deciso: non lo rileggo.

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  6. come vedi non sono sparita, solo sarò meno "regolare" nella presenza

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    1. Normale, Sabina. Un pochetto irregolare fosti sempre, qua e là. Ma un'irregolarità piacevole, simpatica, prettamente femminile.
      Te lo volevo già dire da tempo. A volte dai la stessa sensazione di una giovane, nuova amante, che al primo incontro segreto, quello da tempo aspettato, ti molla un paio di baci che ti tagliano le gambe, ma poi quando tocca a te prendere l'iniziativa ti acorgi che la bella si sta passando un vistoso rossetto color fuoco sulle labbra.
      Carina eh?

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    2. che paragone carino questo tuo!
      Vero, io non sono mai stata metodica nelle "cose d'estro", come potrei? Il mio carattere rifugge dalla ripetizione e, ancor di più, dai ripetitivi.
      Però, ti parrà strano, sono una di amori e amicizie sempre di lungo corso...

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    3. Non conosco artisti metodici se non nei contorni, mai nella sostanza. Gente estrosa neanche: preparano METODICAMENTE le loro cose solo per non dimenticarle a terra, come si dice. Ad ogni partenza volevo sempre fare da solo le mie valige, altrimenti mia madre avrebbe dimenticato quello che a me interessava, così poi quando riaprivo le due valige trovavo tre pigiama -e non ne mettevo nemmeno uno- due accappatoi che finivano in un cassetto, una marea di calzini e nemmeno un paio di slip. Ma la mia roba c'era tutta.
      Le amicizie quando vere sono eterne; così pure il vero amore.
      Io parlavo di amanti e non è la stessa cosa.

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  7. In effetti non c'è da piangere, avete goduto ogni attimo e ancora lo fate, questo è vivere, essere calati appieno nella vita. Il tuo componimento è un grazie che risuona tutt'intorno, per ciò che è stato per ciò che è.

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    1. Certamente non c'è da piangere, né da rimpiangere. Anche i litigi occasionali, i primi tempi, dovuti all'inesperienza della vita nuova, che ti cresce davanti, che ti precede sempre almeno di un passo e che non puoi prevedere, e poi per orgoglio nemmeno ti scusi, oggi i litigi sono quotidiani, forse promossi ad arte per scuotere il monotono che altrimenti ci sommergerebbe, anche loro uniscono mentre sembrano dividere.
      E io certamente ringrazio il mio carattere forte, anche se a volte anche troppo, ma soprattutto il suo ché le riesce a rimboccare la coperta tutte le volte che mi trovo scoperto, senza rinfacciarmi mai che sul bordo del letto ho scelto io di deporre le stanche membra.
      Ci penso sempre a questa sua mansione di copritrice, e non gliel'ha insegnata nessuno. La vita in due è una raccolta di granelli di sabbia, che vanno spesso negli occhi, ma basta strofinare un po' e si vede di nuovo splendidamente.

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  8. Poi ci si domanda cos'è la Poesia. Il ritratto di un tempo vissuto ma non rimpianto. L'amore che si completa e si trasforma mentre le ore, i giorni, gli anni si accavallano. Quando sei arrivato ai nipoti gemelli, i miei occhi si sono riempiti di lacrime. Mi hai fatto pensare alla mia vita, che amo, di cui non rimpiango nulla a parte le due sedie vuote. Ti abbraccio amico mio e scusami.

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  9. Risposte
    1. Dulcis in fundo. Come spesso i succede. Messagi di un'amicizia che sembra sempre oltrepassare i bordi delle nostre vite parallele, ma che ognuno di noi tiene entro i limiti dell'estremo bordo. Cos'è la poesia, ti chiedi? Ognuno di noi credo sia capace di scrivere due oarole poetiche, magari noi italiani siamo specialisti e maestri, ma scriverne una così che porti tutti a fare pensieri profondi, comincio a pensare che occorra qualcosa in più. Forse ce l'ho veramente.
      Strano, capita anche a te commuoverti di fronte all'innocenza, e a quelle cosette carine che solo i bambini fanno apparire stramaledettamente semplici, e invece sono soltanto sincerissime, e loro te le sbattono in faccia così come arrivano trasparenti e bellissime.
      Ieri mio figlio Federico, il papà dei gemelli, mi ha spedito una sua foto di quando aveva la freschezza dei suoi 15 o 16 anni, Me lo sono ricordato subito col suo sorriso paragulo e la somiglianza strepitosa con mio padre. Poi mi manda una foto di Fabio che ride come lui. Anche lui somiglia adesso a mio padre giovanissimo. Istintivamente mi sono pulito via quella lacrima che immaginavo fosse in evidenza. Ho risposto che stesse attento "...perché questo è più paragulo di te e di me messi insieme. Non vedi la sua risata e come gli brillano gli occhi per la porcata giornaliera che ha in mente? Complimenti, somiglia tutto a te, solo molto ma molto più figlio di una gran mignotta"
      Mi risponde a stretto giro di posta: "Guarda bene, io te l'ho spedita per farti vedere quanto TI somiglia. Io ti ricordo così quando eri giovane".
      Stavolta l'ho dovuta prosciugare in fretta la lacrima, perché aveva ragione lui.
      Succede, Mariè. Quando meno me lo aspetto viene la lacrima.
      Starò invecchiando.
      Un grandioso beso grande.

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    2. Io mi commuovo ogni giorno, ogni momento, ogni volta che mi passa accanto un papà o una mamma con uno zaino con disegni buffi e colori cangianti mentre gli "caracolla" accanto o davanti un buffo ometto o una bimbetta sgambettante. Mi commuovo pensando ai miei nipoti che sono la risposta a tutto quello che ho desiderato e che non ho avuto, e mi commuovo pensando ad un nonno che riconosce il padre nel figlio e ad un padre che vede il suo nello sguardo del suo seme. A questi incroci, alla figliolanza, alla nipotitudine. Mi commuovo anche se, nella mia vita, alla fine di tutto, resteranno solo quelle due sedie vuote. Perché la rabbia è finita ed io sono in pace.
      Un abbraccio.

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    3. È dal 5 aprile che sta qui, ma non c'ero più passato, scusami.
      Capita anche a me, commuovermi per la borsa coloratissima portata da padre e l'ometto o la bimbetta scalpitante. Però dopo ti restituiscono tutto. Basta un colpo di telefono. Vuol dire che adesso lö zaino debbeno portarlo loro. È la vita e fa piacere che sta ruota abbia raggiunto il punto più alto r non ancora quello più basso.
      Un abbraccione.

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