mercoledì 6 marzo 2019

MILLE PAROLE


Mille parole si incastrano ascendendo come aria calda
in un cielo piatto e incolore, garrulo di migratori,
uccelli che mai prima si erano incontrati
e adesso impavidi, con sghembi tuffi tagliandosi
la strada, appena arrivano a sfiorarsi.

Parole morbide, espirate da liberi cieli,
ormeggiano a fianco di mille pensieri assonnati
ma pronti a librarsi in tutte le direzioni
sotto molteplici forme sconosciute ma reali,
che mai riuscii a realizzare compiutamente.

Quante volte ho tentato di arrampicarmi
per questi pendii mai riuscendovi, mai abbandonando
l'impresa, mai rinunciando, preparato
a ritentare da capo, ancora una volta da capo,
ignorando dove trovare le energie, mai pago.

Un sogno ibrido, scalzo e piagato nell'anima
ho inseguito. Mi sfuggiva tenendomi a distanza
beffardo, sapendo che io ostinatamente
mi sarei mantenuto sempre nei suoi paraggi,
inseguitore scalcagnato e ansante. Mi ero infilato
nel tunnel della vergogna, della beffa

che io stesso dalle sue orme succhiavo,
il disprezzo anelando dei miei cinque
alter ego: quello buono e pietoso piangente sopra
le mie disgrazie; quello livido di bile
oltreggiante che lui mi inoculava nelle arterie;

quello capriccioso e frivolo che sghignazzando
bloccava i cento messaggi che inviavo chiedendo
aiuto; quello indifferente che solamente segna
nel suo quaderno l'evolversi delle disgrazie
che aguzzano le unghie contro di me;

quello bastardo che tutto l'odio scava e divelle
dalle piattole del mio pube peloso, viscide, maleodoranti, conficcate le teste dentro la mia pelle,
producendo altro odio, mormorando bestemmie,
liberando da me tutto il mio impavido fetore.

Ma non mi accascio da vinto e sprovveduto
che raccoglie in un unico talamo le attese inconfessabili, i tepori della pelle ansimante,
le gravide gioie dei primi contatti prosciugate dall'ansia di una pagina scritta soltanto
firmata con un cauto autografo dall'esile profumo,
mentre cupe martellano le pietre
che vi abbiamo accumulate da giovani e che integre ancora ritroviamo adesso.

Noi che non siamo senza peccato siamo pronti
a scagliarle veloci e sicure a spezzare
le ginocchia dei nostri aguzzini.


14  febbraio 2019


*****




















8 commenti:

  1. Tanti Giano convivono in noi e s'azzuffano per avere il predominio , ma nessuno uscirà mai vincitore.
    Cri

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    1. C'è nelle tue parole una verità, una sfida e la delusione fuse insieme. Ti sostieni quel che dici; contemporaneamente speri che qualcosa si alzi a fare da barriera ma intanto una cupa delusione si fa strada. E di nuovo ricomincia la sfida.
      È così che funziona. Tu hai capito bene.

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  2. Hai una straordinaria capacità "istintiva" ed emotiva di scrivere la parola giusta al momento giusto che rende ogni tua lirica unica e sublime. Questa non è da meno.

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    1. E tu sai coglierla in modo eccezionale. La tua sensibilità non dorme mai. Hai il potere di emozionarmi con due parole e ti trovi -forse è questa la ragione prima- sempre sulla mia lunghezza d'onda.

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  3. Ciao , ho letto due tre volte la tua poesia , sarà l’ora non lo so ...ma quegli aguzzini a cui vuoi spezzare le ginocchia per me sono gli anni della vita che passano.
    Impietosi.
    Le mille parole sono i tuoi versi che hai regalato alla vita e a chi è riuscito a coglierli e ad amarli.
    Quel sogno ibrido forse è l’amore , che non ha regole ma conduce lui il gioco.
    L’amore che scatena tutti i tuoi alter ego.
    Le varie sfaccettature di un sentimento che non sai tradurre o magari pensi data l’esperienza dei tuoi anni di averlo ormai capito ma quel rialzarsi , non lasciarsi vincere e combattere dimostra che il fuoco arde e brucia forte come negli anni della giovinezza.
    Buona serata Vincenzo

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    1. L'hai dovuta leggere due o tre volte per convincerti -forse- che la tua prima impressione fosse quella giusta. In effetti avevi visto giusto. Che la vita sia una battaglia lo abbiamo capito tutti. Siamo in fondo un po' tutti dei sentimentali, che fin da piccoli ci innamoriamo degli aspetti romantici della vita, e ce ne sono, soprattutto nei sogni che facciamo. Siamo bambini, poi ragazzi ed è lecito sognare. Ma poi inizia la vita vera di ciascuno di noi, con le sue mazzate quotidianen tante da convincerti che i sogni siano quasi un retaggio di una diversa dimensione, bruciata appena nati; ma che vive dentro di noi come una promessa, che a volte si manifesta come una minaccia. L'esperienza della avanzante senilità, in cui " gli aguzzini " sono proprio gli anni che avanzano e che ti avvicinano alla Porta Rossa, per essere in tono con la serie televisiva, quando non ti sarà concesso di fare più nulla di creativo, ma solo resistenza passiva, mentre a me personalmente generano il contrasto tra il pochissimo che puoi ancora organizzare ed il tantissimo che devi ancora subire. Di qui quel senso di disperazione passiva che provo ad ogni sera facendo il conto di quanto poco ho prodotto.
      Ottimo Max il tuo intervento.

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  4. Quanto parole aspettano il via libera. Perché non saremo mai paghi, mai contenti. E tutti gli aguzzini che ci siamo creati nel tempo, non l'avranno vinta mai.

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    1. Il tuo sobrio ma elegante commento devi averlo scritto in pigiama. Liberata dagli abiti, liberata dagli orpelli, tutti, del quotidiano brutto o bello, ma sempre brutale.
      Centrato il tuo intento: gli aguzzini che noi stessi ci creiamo non l'avranno mai vinta, ma nemmeno spariranno. Da domani mattina sono sempre lì, infilati nei nostri vestiti. Noi li indosseremo e loro non faranno nemmeno la fatica di caderci addoso. Ma per gente come noi non possono sperare di avere vita facile.
      Questo era il cuore di questa poesia e tu e Max, ognuno a modo suo, lo avete azzeccato, con partecipazione.
      Coraggio, la settimana sta concludendo il suo percorso: un paio di giorni senza pensare alla routine ce la possiamo concedere.
      Ciao , grazie e buon wik end.

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