giovedì 11 ottobre 2018

VERSI UN PO' STANCHI

Quando tutto sarà finito
tu resterai la sola
a dare ombra e luce
alla mia casa.

Non vale che tu pensi di rifugiarti
in un angolo, so già quale,
ad aspettare che venga notte
per andare a nasconderti
nel tuo spicchio di letto,
raggomitolata e in lacrime;
non è così che funziona.
Farai come faccio io adesso,
come ho sempre fatto,
piantato a gambe larghe lontano
dalle pareti, nel mezzo
della stanza, come sul tavolato
di un proscenio
andando incontro al soffio
quasi sempre violento della vita.
Un piacere quotidiano,
una valenza
da sbandierarmi in faccia
come un monito continuo, un valore
aggiunto, una profezia.

Così da giovanotto e così adesso
che incomincio a imparare
qualcosa. Lo farai anche tu.

Io, per dirti la verità, cerco sempre
il semplice, garrulo tempo dell'estate
di quando ero ragazzo
che adesso non c'è più.
Tu dici che malgrado gli sforzi
di reggermi a galla sono io quello cambiato,
e forse hai ragione:
ho macchie rosse e ghirigori sugli occhi
e tutto quel che vedo
è soffocato in trasparenza laggiù.
Mi viene il fiatone se faccio
le scale un po' di fretta
così ho una scusa per sedermi 
sul divano e cominciare a scrivere.

Non è una scusa per non parlare con te
è un bisogno, un impulso, una passione,
una voglia di esprimere vita,
la volontà di esistere, una specie
di tormento che mi mette fretta
di scrivere una parola dietro l'altra
per un discorso che non vorrei
cessasse mai. Come tante volte ti ho detto
arriva il momento in cui
devi mollare gli argini perché
l'ondata che ti pressa da dentro
è troppo forte, è spietata.
Arriva per tutti
e allora non sta a te guardare
come deborderà quest'acqua lercia,
se in un ordine prestabilito
docilmente
oppure in modo tumultuoso.
A te è dovuto solo lasciarla
libera di uscire e di seguire
un corso nuovo, tutto suo.

Vorrei che tu ricordassi queste
parole quando tutto sarà finito,
magari di notte nel tuo angolo di letto
mentre che piangi.


Maximiliansau, 11 ottobre 2018

*****







40 commenti:

  1. Avrei voluto che qualcuno, al mondo, avesse scritto parole così per me, che sono inutile.
    Ho gli occhi pieni di lacrime amico mio💛

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    1. Tenerissima, ma non ti nascondere dietro un dito: certe parole si scrivono chi sa scriverle, ma possono essere normalmente dette ed avere lo stesso significato. Tu sei inutile? Chiedi a tuo marito, a tua sorella, chiedilo a me. Ti concedo gli occhi pieni di lacrime, ma non dire che sei inutile perché non è vero.

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    2. Grazie. Inutile perché mi crogiolo nel quotidiano e vorrei poter essere speciale. Mi arrabbio prima con me e poi con me. Anch'io a volte mi rannicchio in un angolo, rabbiosa. Invece dovrei avere sempre la schiena dritta e il sorriso sulle labbra. Poi ho paura, di cui che diventerò col tempo. Ecco cosa scatenano le tue parole. Bacio.

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    3. Ti hanno fatto fare queste riflessioni? Bene, bene! A csa servirebbero oggi sennò i poeti?
      Mi sta bene, veramente.

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  2. Sieditici su quel divano a scrivere.
    Cinque, sette, dodici volte al giorno.
    Fallo per te, per lei e per noi.
    Chiunque ella sia. 😗

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    1. Lei è Anna Maria.
      Meglio che sieda alla mia scrivania: sul divano dopo un po' mi viene sonno e vi farei addormentare tutti.
      Grazie comunque.

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  3. Ma è la stessa postata in parte da Patricia!
    Che bella leggerla tutta, wow!
    Quante cose ricorderemo dei nostri coniugi e cari quando non ci saremo più. Io ho il magone già se ci penso ora.
    È inutile farti complimenti e dico solo: Grazie!!!
    Bacini, ciao.

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    1. Saranno e non saremo...uffi

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    2. Sì, brava. La stavo sistemando ed ancora non l'avevo in bozza, poi è uscita fuori Pat col suo post e mi è sembrato andassero proprio a cecio quei versi.
      Sono io a doverti dire grazie, sorellina.
      Saranno - saremo, bene la correzione, ma aveva un senso anche saremo.

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    3. Vero il senso è diverso ma comunque giusto. 😘

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    4. Tutti e due i tempi verbali hanno senso in realtà😉

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  4. Straziante, bellissima ma straziante. Piena d'amore e di compassione ma straziante. Avverto anche in un punto un senso di lucida rassegnazione non solo al tempo che passa ma a quello che ciò comporta fino al momento finale. Un capolavoro che però per me che provo un grande senso di amicizia nei tuoi confronti, ha anche lasciato un senso di sconforto e di vuoto. E cmq i tuoi versi non saranno mai stanchi, magari amareggiati, un po' piegati dalla vita che ti può aver provato e stancato, ma loro saranno sempre intensi e vivi anche se respireranno la tua stanchezza, la nostra stanchezza e quella di ogni essere umano. Capolavoro, ora però devo terminare qui il mio commento per asciugare i miei occhi lucidi.

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    1. Non sono stanchi i versi, ogni tanto mi sento stanco e stufo...poi ci ripenso. Le tue parole sono toccanti. Anche i miei commenti ale tue poesie? Vuol dire che siamo in sintonia. Poco fa ne ho letta una tua strabellissima e dolorosissima, di quel dolore che trascina e strappa l'anima.
      Capisco che un anima sensibile si commuova a parole come le mie, come le tue. Avevo gli occhi lucidi anche io, e una grandissima rabbia feroce.
      Grazie di esistere, Daniele.

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    2. Ho letto il tuo commento da me ed ho risposto. Sì credo ci sia una profonda, sincera ed intensa sintonia, oramai comprovata dai fatti direi.
      Grazie a te di esistere ed essere entrato nella mia vita, Vincenzo.

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    3. Ti sono andato subito a leggere. Te l'ho detto: non ci siamo ancora mai visti ma non occorre vedersi con gli occhi; i sensi sono cinque, più uno al di sopra di tutti che è l'empatia, il sentire le stesse cose allo stesso modo. Ci siamo trovati. Una splendida coincidenza.

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  5. Questa è empatia allo stato puro e l’essenza dell’essere umano esce prepotentemente, struggente, sofferta, amorevole, cruda e bellissima.
    sinforosa

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    1. Dove hai trovato queste espressioni così calde, così aderenti ad una realtà che pensavo aver solamente accennata? Sei anche tu fatta di questa pasta, è evidente. Il bello e il brutto della Rete: si incontrano belle, bellissime persone e contemporaneamente se ne incontrano di false e bruttissime.
      Le belle persone galleggiano, le riconosci quando appaiono all'orizzonte. Grazie Sinforosa.

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    2. Sì, sono fatta di questa pasta, Vincenzo, e più di una volta “c’è lo siamo detti”, come te mi struggo e come te riconosco in rete belle e vere persone e anche persone brutte e “protagoniste”, che rovinano la rete, tu sei sanguigno io un po’ più paziente. Complimenti ancora.
      sinforosa

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    3. Io sono sanguigno, dici tu. Bello e verissimo, anche se c'è qualcuno che sostiene che io sia velenoso. Cuique suum, intendo le idee, poi che io piaccia o no non ha importanza purché io continui a dire proprio quello che penso.
      Di nuovo grazie, Sinfo.

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    4. Perdona quel “ce” lo siamo detti; c’è un apostrofo e un accento che non dovevano esserci.

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  6. Da poeta eccelso quale sei, hai espresso pensieri e sensazioni che assalgono , a volte, ognuno di noi 'adulti'.
    Mai farsene sommergere, però, altrimenti si rischia di non apprezzare più tutto ciò che la vita ci ha dato e anche una depressione.
    Cri

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    1. Dulcis in fundo Cris. Mi pare di sentirtele dire queste cose con la tua inimitabile voce arrochita. I complimnti da te li accetto, come quelli di altre che tu sai e conosci, perchè se ne sente la sincerità. Tu sai bene come io la penso e come io ragiono e sragiono. Tra un "ti voglio bene" e un vfc c'è lo spazio di una battuta su uno dei tasti della tastiera, e vogliono significare entrambi l'empatia, l'affetto che lega le due anime.
      Tranquilla, ne ho passate di cotte e di crude, ma una cosa è certa: io non cado in depressioni. Chi mi sta accanto...forse ha ragione colei cui è indirizzata questa poesia.

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    2. Anche io ho sentito la voce di Cri. Unica💛

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    3. Unnica sì, ma non perché bella. Non avrei mai potuto fare una telefonata anonima, mannaggia.

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    4. Unicissima Mari: tanto la tua è squillante e limpida, tanto la sua roca che ti graffia ad ogni sillaba. Siete Polo Nord e Sud, ma senza freddo glaciale, tutt'altro.

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    5. No, cara Cristiana, non avresti MAI potuto fare una elefonata anonima, è vero.

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  7. da questi versi secondo me emerge una "fame"di vita..che forse vai combattendo..
    o comunque vorresti lasciare in "eredità"a colei che piange..

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    1. Indubbiamente la mia è fame di vivere. Voglia di continuare a fare ed a scrivere quelli che so potenzialmente ottenere.
      Colei che piange e si lamenta DICE di essere stufa, ma ha tanta fame quanto me.

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  8. Arriva prepotente...ed è voglia di vivere,la tua, di dire tutto ciò che vien da dire...perché non c'è tempo...perché se non la fermi adesso, quando nasce e vuole uscire...poi puoi perderla...perderne la magia...hai ragione! E quelle scale che stancano, quegli occhi arrossati...hanno riempito gli occhi di lacrime anche a me...ma resti sempre un bel guerriero, Vincenzo sempre!

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    1. Grazie Gabriè, hai trovato le espressioni giuste, tu che le trovi sempre, garbatamente come sei solita parlare, scrivere e vivere. Hai notato le scale e gli occhi arrossati perché la tua sensibilità è tanta. Il tempo passa anche per i guerrieri, Gavrila (mi piace, è il tuo nome in russo, bello vero?), lascia acciacchi alle ossa, ammorbidisce i muscoli. Per ora non tocca il cervello, non incide sul cuore -non la pompa che sta dentro la gabbia toracica, ma l'essenza dei nostri sentimenti- e poi le belle persone che ho in casa e che ho avuto la fortuna di incontrare qui nel webmi aiutano a sopportare eventuali cedimenti.
      Siete voi una bella compagnia per me.
      Ringrazio tutti col cuore in mano.

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  9. Non sai quanto sia stato, e quanto è, bello per me conoscerti, non sai quante volte i tuoi commenti (a proposoto, mi mancano non poco) siano arrivati a centrare "il cuore di quello che dicevo", e gli spunti...che tu abbia trovato il mio blog e me è un dono, fortunata io! Il tuo Cuore, Vicé, splende come sempre ed anche la tua vita, il tempo passa sui corpi, è vero, ma non cancella chi siamo, la nostra essenza permane. Ti abbraccio forte con affetto, grazie di cuore a te!

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    1. Ti devo confessare uno dei miei difetti: se tu mi chiedessi cosa ho scritto ieri sera non te lo saprei dire, perché sono "scordarello" come si dice a Roma. Ho dovuto fare uno sforzo mnemonico assoluto per rintracciare nella mia memoria il lik del tuo blog, ma ci sono riuscito. Ci rincontreremo fra breve da te.
      Per il resto hai ragione. Per quel che mi riguarda io gigionesco un po' parlando della mia fine, che avverrà di sicuro, ma non adesso o nel prossimo futuro. Perché io voglio vivere e scrivere e perché la morte si sente arrivare.
      Il suocero di mio figlio Federico, mio grande amico cui ho dedicato una poesia, a dicembre dello scorso anno stava seduto sul divano. Fece un lamento e la moglie gli chiese cosa avesse. Lui rispose con quelle che furono le sue ultime parole: "Sento la morte". Pochi istanti dopo spirò senza un lamento. Non se ne rendeva conto ma aveva detto parole immense.
      Grazie di cuore delle tue magnifiche espressioni di stima nei miei confronti. Le contraccambio tutte.

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  10. Gavrila 😊 si, mi avevi già chiamata così 😊

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  11. Ciao Vincenzo.
    Ho letto questa poesia già ieri e poi di nuovo stamattina e adesso ancora. Non trovavo le parole per commentarla, ecco tutto.
    Mi riesce difficile farlo un po' perchè voglio forse illudermi che questo che tu così intensamente descrivi sia ancora un qualcosa di distante da me, dal mio compagno di vita, da noi... anche se so che la vita stessa è così precaria purtroppo, nulla è certo e anche se siamo ancora abbastanza giovani il futuro è un punto interrogativo. Un po' perchè invece mi è sembrato di ritrovare tra queste righe poetiche i miei genitori, che sono stati una vita insieme, uniti indissolubilmente e ho ripensato a mia madre che senza mio papà ha resistito solo 17 mesi.
    Scusami davvero se invece di parlare di te alla fine sto parlando di me e dei miei ricordi familiari, ma spero che attraverso queste mie semplici parole tu capisca (o meglio che tu abbia conferma, perchè credo bene che lo sappia) che ciò che tu hai scritto ha un valore grande e profondo.
    E' tutto così lì davanti agli occhi mentre si legge questo post...
    Buonanotte caro Vincenzo, a presto.

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    1. Guarda che hai fatto una gran cosa: i miei versi ti hanno fatto fare riflessioni sulla TUA vita, sui TUOI sentimenti. Sentirsi dire queste cose è la soddisfazione più grande per chi scrive, perché questo in fondo è lo scopo della poesia, far fare di queste innocenti ma profonde riflessioni.
      Quindi sono io che ho da ringraziare te, Maris.

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  12. Ciao Vin, c'è un commento diretto a te sul mio blog : ultimo post, ultimo commento.
    Buona giornata!
    Cri

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    1. Penso tu alluda all'ultimo commento, che è un focoso applauso di Claudia al mio lungo intervento sul tuo post sulla 194. L'ultimo post è quello in cui correggi Neruda (cammina NUOTA).
      Spiega a Claudia in proposito che io non rispondo QUASI mai ad applausi; controbatto i fischi, se posso, con argomentazioni, non insulto nè mi offendo a meno che l'opinione altrui non colpisca me sotto la cintola. Allora so' cazzi!

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  13. Non trovo aggettivi sufficienti per dire quanto è bella: un quadro di sentimenti così profondi e complessi, come solo un uomo veramente vivo può descrivere.
    A tratti mi è sembrato di sentirci dentro persino l'andamento di una ninna nanna, quasi che tu l'avessi concepita per una bambina, che l'avessi scritta con l'animo di un padre che vuole rassicurare sì, ma senza mentire.
    E' questa la tua nota più bella: la sollecitudine amorosa,ed è anche la dimostrazione più grande e più difficile (così credo) di un amore lungo quanto una vita, la tua e la sua.
    Si vede che non vuoi lasciarla sola, che vuoi continuare a proteggerla anche là dove non potresti mai arrivare ad essere, a fare. Ma l'amore che le lasci e che hai descritto qui saprà fare, saprà consolare prima o poi, saprà fare del tuo ricordo una presenza viva, sarà un amore che non diventerà mai polvere.
    Vi abbraccio

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    1. Sai Sabina, leggendo i vostri commenti ogni volta ho scoperto qualcosa di nuovo nella mia poesia. Sembra una battuta di spirito, ma non lo è, è invece la verità. Si esprimono sentimenti senza capirne il volume e la valenza, a volte, d'istinto. Sono poi i critici, i commentatori, che decretano i confini dei versi che hai scritto. L'ultima tua frase è definitivamente una scoperta: sì, non vorrei mai lasciarla sola, perché la sua forza è sempre stata nascondere a me e ai figli nostri la sua fragilità. Io però la conosco a fondo. Le ho tenute serrate io le sue mani nelle mie la notte del 3 di febbraio del 1964, durante tutto il tempo dell'inizio del travaglio per Monica fio alla rottura delle acque, con il mio orologio davanti agli occhi per cronometrare gli intervalli tra una contrazione e l'altra. Era la nostra prima volta e lei tremava, sentivo i sussulti delle sue mani nelle mie.
      Quella fragilità non so come la farà reagire due minuti dopo che sarò andato via, e poi due ore dopo e poi due giorni e poi due mesi. Sinceramente non riesco ad immaginarlo. Spero che reagisca come mia cognata quando è capitato a mio fratello. Sapevo che era forte e non pensavo che le avrebbero ceduto i nervi così di botto. Di questo ho paura.
      Grazie delle tue parole, sinceramente assai intime e belle.

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