martedì 16 ottobre 2018

NOI CHE INVENTAMMO IL POSTMODERNO

Ci bevevamo tutto quello che ci veniva raccontato. Parlavamo coi santi e la madonne in latino e qualche volta in greco classico; giocavamo a calcetto nel cortile dell'Oratorio con i nostri angeli custodi, coprendoci la bocca con una mano a ogni bestemmia che dicevamo perché se ci avessero sentito se ne sarebbero andati tutti quanti portandosi dietro il pallone che era il loro, benedetto e profumato d'incenso.
Noi conoscevamo tutti i motivetti sacrileghi, blasfemi e scellerati, ma ne accennavamo solamente una nota per poi guardarci tra di noi di sottecchi trattenendo la solita risata oscena, perchè don Italo B. non si accorgesse di nulla, ma lui ci puniva lo stesso perché le conosceva tutte a memoria le canzonacce sporche, tipo "con sta pioggia e con sto vento chi è che bussa al mio convento"
-Hai visto? Le sa proprio tutte, ma come farà lui che è un prete?
Ma poi capimmo: quando lo sorprendemmo una serata buia in borghese che usciva di nascosto dal portoncino sul retro della casa di Rosa Maria.
Succedeva poco dopo le bombe americane, pasticche nere che venivano giù come la pioggia quando c'è il temporale. 
Nella nuova classe eravamo tutti fuori corso, nel senso che avevamo tutti perduto almeno un anno o due dispersi tra boschi e campagne. Così a me capitava di stare nello stesso banco con Amleto P. che aveva quasi 17 anni e io ancora tredici. E allora io e gli altri mocciosi come me rimanevamo a scuola, ufficialmente per fare i compiti insieme, ma più che altro perchè Amleto ci faceva i disegnini e ci rivelava quei segreti che nessuno sapeva, nemmeno Gabriele che aveva a casa tre sorelle.
Così nel gruppo qualcuno di noi pose la domanda fatale: "Ci credete voi alle stronzate che racconta don Italo? Quella sui Vangeli e sulla Bibbia per capirci."
Lì, quel giorno, mentre Amleto ci spiegava quale fosse la differenza tra noi masculi e le femmine, sempre coi disegnini perchè Maurizio diceva che aveva visto lui che sua sorella ce l'aveva di traverso e non diritto lo spacco, quel giorno appunto tra un disegno e uno schiaffone a Maurizio, perché Amleto era un fusto incazzoso e Maurizio uno scassaminchia, un po' a tutti noi e a me in particolare, cominciarono a venire tanti dubbi sulla madonne e i santi, che pendevano in abbondanza da tutte le pareti di casa mia.
La conclusione dell'opera di disfacimento della pochissima fede mia avvenne in quarto ginnasio quando arrivò nella nostra classe Paola D.B., genovese ed ebrea, che durante l'ora di religione rimaneva in classe a fare compiti, ma ascoltava tutto.
Ora, Paola, debbo dire oggi che era di profilo come Dante Alighieri, ma dentro la testa aveva come minimo tre cervelli: mai incontrata una ragazza con tanta intelligenza.
E lei stava a sentire con sei orecchie -due per cervello e i conti tornano- quello che don Italo raccontava; per un po' non replicò, ma quando arrivò alla storiella del figlio di Dio tirò fuori dal suo armadio tutta intera la preparazione religiosa che aveva.
Iniziò un battibecco dove lei riuscì a ribattere argomento dietro argomento a tutto quello che diceva il prete, che, ad un certo punto, non riuscendo a tenerle dietro se ne uscì con una infelicissima battuta: "tu stattene finalmente cheta, ché non sei nemmeno cristiana e non hai il diritto di disturbare la mia lezione."
Allora tutti capimmo che Paola avesse ragione e il prete si era pisciato addosso.
Da quel momento una delle cose che ho intrapreso con maggior passione oltre a correr dietro a tutte le ragazze carine, è stato documentarmi sulla realtà della religione dei nostri padri e soprattutto delle nostre madri.
Ogni giorno mi capitava di grattare con le unghie quel muro spigoloso e tirarne fuori un mattone. Per me adesso è completamente abbattuto e sulle sue macerie non se ne può costruire nessun altro.
Ci devo aver messo anche abbastanza livore, me ne rendo conto, qualche settimana addietro nel mio post sull'argomento, ma non ho fatto altro che parlare in fondo della mia delusione, di essere definitivamente solo in questo angolo dell'Universo.
Perché l'ho rifatto adesso? Non sicuramente per pentimento, ma perché alcune sera addietro ho iniziato la bozza di una poesia, per accorgermi dopo un po' che non era affatto una poesia quella che mi brulicava dentro, ma certamente molta rabbia.
Ho chiuso la poesia ed ho scitto queste poche righe. Se non dovessero essere di vostro gradimento sappiate che ne sono spiacente ma continuerò imperterrito a pensarla così.

32 commenti:

  1. E fai bene a continuare a pensarla come la pensi, è un tuo sacrosanto diritto.
    sinforosa

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    1. Pensare controcorrente -quando si è convinti di stare nel giusto- è un mio diritto, hai ragione; ma dichiararlo chiaro e tondo senza nascondersi ipocritamente è un mio sacrosanto dovere.
      Dovrebbe essere così per tutti. Purtroppo no: viviamo nell'omertà e nell'ipocrisia e ce ne gloriamo pronti a snudare la scimitarra se qualcuno, di qualsiasi colore, tocca i nostri sacrosanti diritti. Allora li senti arrivare al cielo i lamenti e le parolacce.
      In due parola: facciamo schifo.
      Purtroppo tutto il mondo è paese, ma in nessun posto è paese più di questa Germania. Qui nessuno osa pronunciare la propria opinione con un volume superiore allo 0,000001. Poi la fuga verso il primo Kiosk a bere una birra, che metta fine alle palpitazioni.
      Ma non mi consola.

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  2. I tuoi racconti di vita mi riappacificano con il mondo. Per la libertà e la bellezza del vivere che ci vedo. E perché ti vedo. Così come eri e come sei adesso. Non ti sei spostato di una virgola. Per fortuna. Abbraccio.

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    1. Mariella tu oramai mi conosci: così ero e così sono rimasto. Vorrei poterlo dire anche dopo il passaggio attraverso l'ultima porta, ed esserne orgoglioso, ma non posso dimeticare che il 13 febbraio di questo anno, mentre stavo disteso sul tavolo operatorio di fronte ad una operazione ad alto rischio, mentre un nedico mi inoculava un liquido per farmi addormentare, rivolsi un pensiero al vuoto che forse mi attendeva e disi fra i denti, ma dissi: Dio, se veramente esisti, perdonami.
      Vedi, non sono integro, ho commesso un atto di vigliaccheria anche io.Potrebbe accadere di nuovo. Abbraccio.

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    2. Quel tavolo avrebbe potuto cambiare molto, ma sono convinta che non l'abbia fatto. Forse sei tu che vuoi dare un alibi al tuo momento di quasi resa.

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    3. Questo non credo, ma come si fa ad essere sicuri quando stai pensando di vivere le tue ultime ore? Sì, quel tavolo poteva cambiare molto, ma non lo ha fatto. Ma è stata una quasi resa, grazie per avermi aperto gli occhi con due parole.

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  3. Come già scrissi da Cristiana, io la penso come te.
    Adesso, però, aspetto la poesia.
    Magari puoi riprenderla da dove l'avevi lasciata.
    Buona serata.

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    1. Mi fa piacere sentirtelo dire.
      Per la poesia ci penso, promesso. Mi devo convincere e sono tosto de cabeza. Vedremo.

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  4. Un bel racconto caro Vincenzo.
    Amo tutti i tuoi scritti.
    Ma non credo sia della tua vita, perdonami se dubito. Anche se sei stato molto bravo a farlo credere.
    Poi se sbaglio chiedo venia.
    Abbraccio forte, ciao e notte splendida!

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    1. MISCREDENTE.
      Hai bagliato, chiedi venia :-))
      Ho però artatamente operato una krasi -penso tu conosca il greco antico- ho cioè compresso in poche righe, mettendoli in fila, fatti successi nell'arco di diversi anni, dal 1943 al 1952 per capirci. Don Italo Benignetti era il nostro parroco. Diventato Monsignore divenne insegnante di Religione dal quarto Ginnasio al terzo Liceo. Amleto Peroni è stato mio compagno di banco per anni; Gabriele La Rosa era mio cugino e stava con me una vita nella stessa classe; Maurizio Fanuele era mio amico -stranissimo, zucca dura "NO, mia sorella ce l'ha di traverso, non ce l'ha dritto lo spacco" e giù lo schiaffone di Amleto. Ce l'aveva dritto...lo scoprii qualche anno dopo...; Paola Di Benedetti è stata di certo una donna inteligentissima. Impossibile tenerle testa nelle sue argomentazioni.
      Maurizio è vivo e vegeto, -generazione troppo buona, la mia- sua sorella da nonna è ancora troppo carina, malgrado i suoi 80, ma era una bellezza e quando mi incontra mi fa l'occhietto.
      Vedi sorellina che non ho inventato niente?
      Ciao e buona giornata.

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    2. Ahahahah...il greco antico...sono bravissima in ciò, praticamente ci sono nata! 😁
      Ovviamente lo sapevo, o quasi, ma volevo esserne certa!
      Dai che così ci racconti le cose più complete e belle.
      Grazie Vincenzo! Smaaaaack!

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    3. Per CRISTIANA. Sto rispondendo al dubbio di Pia che mi sia inventato qualcosa o raccontato cose successe ad altri.
      Per PIA. Volevi esserne certa? Di solito in questi brevi racconti mi limito al mio orto. Nei pochi romani che ho pubblicato ho fatto una zuppetta di esperienze anche non mie,
      applicandole a personaggi di fantasia, che potevano considerarsi la mia ombra.
      Arismack!

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  5. Ti bevo avidamente anche quando scrivi in prosa. Sono pagine di un romanzo, quello della tua vita o cmq anche di aneddoti di vite di altri, che andrebbe scritto e fatto conoscere a tutti noi. Quel muro se l'hai abbattuto e non riesci a ricostruirlo è perché senti che per te sono falsità o cmq pensieri e filosofie che per varie ragioni non ti appartengono. Peccato solo che tu abbia interrotto quei versi, la poesia è sentimento interiore e quindi anche rabbia. Ripensaci, terminala e facci un regalo: postala.

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    1. Fai insomma quello che faccio io leggendo qualsiasi cosa tu scriva. Eccellente, non fa una grinza.
      Non ho voluto scrivere in romanzo sulla mia vita; molto volentieri lo avrei scritto sulla vita di mia madre, temo però che sia tardi, considerato che dovrei fare delle ricerche sulla Repubblica di Salò per ambientarcelo. Mamma mai ci andò ma ci sarebbe voluta andare perché lei non era fascista, peggio, era mussoliniana e nessuno è mai riuscito a convinverla che non fosse quel mito che lei credeva.
      Da anni h il titolo e un incipit. Lo intitolerei: E di donna che non vuole essere nominata.
      Sta frase è scritta sul mio certificato di nascita:
      V.I.
      figlio di Amleto Iacoponi
      e di donna che non vuole essere nominata.
      Mamma era già sposata e separata. Sposò papà quando rimase vedova, tre anni prima che papà morisse.
      La poesia, già. Come ho scritto sopra a Claudia, ci penso, poi decido. Ho promesso a lei ed altrettanto faccio a te.
      Grazie della soffiata.

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  6. Mi è piaciuto questo racconto, ancora sull'argomento 'Credere o non credere ?'
    Lo ribadisci spesso : non è che vuoi convincerti ?

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    1. Ma lo sai che sei maledettamente intelligente? È venuto il sospetto anche a me. Vorrei a volte ritornare a quando ero così ingenuo da credere a tutto. Perché alimenta una speranza: di ritrovarsi insieme a chi abbiamo amato e perduto e alle tante belle persone incontrate qui e che forse fisicamente non mi troverò mai di fronte. Se non altro per quello, ma non ne farò un dramma, stanne certa. Quello che è dificile comcepire è il concetto di fine totale e assoluta che arriva di colpo, zac ed è il nulla. È quasi intollerabile.

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  7. Ho ammirato la forma e la sostanza del tuo scritto, a metà tra una lettera e un'autobiografia in poche righe.
    Sai cosa mi piace di più? l'intreccio di storie e di Storia, il tuo saperci regalare avvenimenti e costumi di vita del passato in questa forma così scorrevole, filmica direi, descrivendo gli avvenimenti in parallelo con le tue idee, le tue ragioni, le tue evoluzioni di pensiero.
    E' importante mettere insieme il piccolo che siamo con "il grande" che ci capita di attraversare, e saperlo raccontare non è da tutti: di sicuro è un regalo che ci fai.

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    1. Questo è un valore aggiunto, una qualità naturale che mi sono scoperto al liceo. Ci capita un compito in classe sulle Signorie e un parallelo coi Comuni. Professore cattivo. Delle Signorie non sapevo un cavolo, dei Comuni ancora meno. Mi intendevo solo di sistema feudale. E che cavolo scrivo? Tre ore per inventarmi una storia, che mano a mano mi trascina e alla fine consegno la brutta, lunghissima. Nasce allora la mia abitudine di non rileggere. Mi invento un commerciante che viaggia con un soldato di ventura, ci metto le pochissime cose che so dell'argomento e ci scrivo un racconto che mi piace tanto, ma sono certo che manderà in bestia quel mostro in cattedra. Una settimana dopo ci porta i compiti coi voti, chiamandoci in ordine alfabetico. "...Gambelli, 5. Grassi, 4"
      Adesso sono io, scommetto:3. "...La Rosa 5 1/2" e io? Arriva alla fine "Trubiani, 6-. Iacoponi....vieni qui alla cattedra e leggi il tuo lavoro alla classe"
      Ho capito: è uno ZERO, conoscendo quanto è carogna questo qui.
      Leggo e vedo facce prima stralunate, poi sempre più attente e sorridenti, in fin dei conti in Italiano scritto ho sempre avuto non meno di 7 1/2 da questo qui. Finisco.
      "Che voto dareste voi a questo lavoro?" chede il mostro.
      Tutti vanno sull'otto e un paio di nove.
      "Non ci sarebbe voto: questo è un racconto straordinario e merita un dieci!!!!!! Beccati questo Iacopo'
      E da quel momento ho scritto sempre racconti, perfino alla maturità dve sono stato esonerato dall'orale perché appunto avevo un 10 allo scritto.
      Mi è rimasto attaccato alla pelle del c... del sedere. Mi piace, sono forse in quest, ma solo in questo, un narcisista.

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  8. ...volevo finire con un "grazie", ciao

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  9. ti inondo di commenti, lo so, ma mi sembra giusto segnalarti questo post, affine per argomento:

    http://no.blog.kataweb.it/2018/10/16/prime-domande/

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    1. Trovato subito. Ma perché non mi si apre niente?

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    2. Prova a cercare via web con queste parole: Jonuzza blog kataweb. Il titolo del blog è "NO"- meglio esser pazzo per proprio conto..." ecc. ecc.
      Forse così riuscirai

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    3. DANIELE. Incredibile sta rete. A me non arriva il blog. Ci riproverò.

      SABINA. E mo ce provo, poi ti dico.

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    4. Finalmente letto e commentato. Non c'è che dire una che si pone certe domande a cinque anni un po' sconvolge, m forse aveva ascoltato qualcosa in casa. Penso di sì, altrimenti mi fa riflettere, perché a quell'età una bambina ad altro pensa, non al purgatorio e all'uomo erede delle scimmie.
      PS: grazie Sabì per la segnalazione del mio post che le hai fatto.

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    5. Figurati! È un piacere per me!
      💇

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  10. Essere se stessi fino in fondo. Dubitare, farsi domande, informarsi, cercare di capire e poi essere se stessi ancor di più. Anche contro l'universo creato. Anche a costo di recriminazioi altrui, discriminazioni, isolamento... insulti
    Questo è essere uomini

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    1. Sapevo che avevi capito chi fosse il tipo che ti pigliava per il sedere una volta sì e la volta successiva pure.
      "Questo è essere uomini": grande complimento, grazie. Aggiungo, perché c'è dell'altro: sentirsi dire continuamente che non cambiare idea è segno di stupidità e non mandare l'interlocutore/trice affanculo è segno di clemenza.
      Sì, sono clemente e me ne batto i coglioni allegramente.

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