giovedì 15 giugno 2017

CHE SIA IL POPOLO


Quando tutti tacciono
vuol dire che molti
sono pronti a battere le mani.

Allora sollevate ben in alto
le vostre bandiere,
non disonorate il vostro
orgoglio, non calpestate 
la vostra dignità.

Non aiutate gli omuncoli
a diventare tiranni.
Riempite le piazze
col vostro clamore,
urlate nelle strade il vostro
disprezzo, non acquistate il cibo
nei loro mercati,
non fate il pieno di carburante
nei loro distributori,
ma tenendovi tutti per mano
marciate cantando
gli antichi inni della Resistenza,
le voci dei vostri padri.

Non abbandonate la speranza
non tradite la fede
dei vostri antenati,
tutti morti, che adesso
si rovesciano dentro le proprie bare.

Ricordate che tutto si può
barattare, anche la vita per un traguardo
migliore, ma non si può barattare
la libertà.

***

Maximiliansau,  23 maggio 2017

***







14 commenti:

  1. Un inno alla ribellione! Lineare, diretto, duro, un accorato appello a non lasciarsi lobotomizzare. Complimenti, i versi finali poi sono straordinari!

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    1. Ti ringrazio. Ormai non se ne può più. Noi cittadini, noi elettori siamo diventati carta straccia in mano a quella che ogni giorno di più mi appare come una associazione a delinquere. Sto parlando della nostra classe politica per intero dall'apice alla base. Leggi in favore del popolo perdute nell'orizzonte oscurato a bella posta. Io trovo questo esecrabile e vorrei che in ognuno di noi penetrasse la coscienza del nostro viver comune.

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  2. Bella, soprattutto per il suo carattere inconsueto: non siamo più abituati a sentirci così, a riconoscerci tra noi.
    Se posso aggiungere, riscrivo qui, integrandole, le parole di un mio commento ad una storiella da niente, ma con un pesante effetto di rottura di scatole per il protagonista, che si è trovato a dover protestare da solo:
    "Il coraggio del solitario è il più difficile da praticare, ma è quello che ti salva, che ti lascia alla tua identità, senza tramutarla in qualcosa di evanescente e senza senso".

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    1. Giustissime le tue parole del vecchio e nuovo commento. Quello che è sconsolante è la totale mancanza di interesse comune in quasi tutti i nostri concittadini. Una specie di scoramento si deve essere impossessato di quasi tutti: inutile fare tanto non cambia mai niente. Questa è la base disfattista su cui vengono costruite le dittature. Ho sentito addirettura parlare di dittatura democratica, una contraddizione in terminis evidente, ma tanto chi gli dà retta? Lottare si deve e pronunciare invettive anche se le orecchie di quasi tutti rimanessero chiuse. A me basterebbe che l'un per cento prendesse cognizione di questo abbattimento dell'interessa collettivo, poi, si sa, gli altri seguono come le pecore.
      Bisogna potersi accontentare.

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  3. Pensare invece che c'è gente che baratta anche la libertà: non la propria, ma quella degli altri, in nome del potere.
    Ti lascio dei versi di questa canzone che sicuramente ricorderai:
    "Cessa il vento, calma è la bufera,
    torna a casa fiero il partigian
    Sventolando la rossa sua bandiera;
    vittoriosi e alfin liberi siam."

    Un abbraccio.

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    1. Quelli che barattano l'altrui libertà sono dei delinquenti politici. Sanno il danno che fanno alla collettività e barattano l'altrui libertà per il proprio interesse peronale o di parte.
      La ricordo perfettamente. Sarebbe il caso di intonarla di nuovo.

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  4. Clap clap clap ... appalausi ad @Ofelia, ma debbo comunque obiettare che, ferma restando la purezza dell' ideale del Partigiano combattente, la primavera non può essere nè ROSSA nè NERA, e nemmeno VERDE o BIANCA ... ma solo fiorita ! Allora sì che che si è liberi tutti, e lo affermo io che sono di sinistra senza se e senza ma, e morirò a sinistra : ma non sarei mai veramente libero se non rispettassi chi la pensi diversamente da me ! ^_^

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    1. Cavaliè, tu sei buono, sono gli altri che sono guasti.
      La primavera deve essere azzurra come il cielo, poi avere tutti i colori dell'arcobaleno. Fuori metafora, deve essere uguale per tutti. Tutti chi, però? Non certo sti puzzoni che se porteno a casa li quatrini nostri. Tutti semo noi, la gente che conta solo quanno che va a votà e poi nun conta più na mazza.
      È brutto sentisse dì: tu sei bono, so l'antri che fanno schifo. È brutto no? Te fa sentì solo e cojone. Ma chi se ne frega: mejo cojone e libbero che strutto inteliggente e incatenato a na tavoletta der cesso.
      Ciao Cavaliè a risenticce.

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  5. Bellissima poesia indignata.
    Non se ne può più di questi politici che pensano solo al loro bene!
    Visto che eri interessato, volevo informarti che è uscito il mio romanzo in versione cartacea.
    Ti lascio il link del post:

    https://francescavanniautrice.blogspot.it/2017/06/nel-tuo-nome-versione-cartacea.html

    Un abbraccio!

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  6. Hanno creato un pianeta a sé stante, e questo andrebbe anche bene se lì dentro si rinchiudessero tutti con le loro ansie elettorali e le loro finte zuffe, lasciando noi in pace. Ma no! Noi occorriamo loro il giorno del voto per consacrarli ed elevarli al potere ed al guadagno.
    Grazie dell'informazione. Provvedo.

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  7. Ma ti devo insegnare tutto io?
    Uno dei principi fondamentali, su cui si sono sempre basati i vari leaders, da che mondo è mondo, è " Mors tua vita mea".
    Cri

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  8. Cris, ma se moriamo noi chi li paga gli stipendi di questa sanguisughe? Allora chi è lo scemo del paese, il povero votante coglione oppure il grande stronzo (uno a caso tanto sono tutti uguali)che si sente il nuovo Napoleone? Anche il grande côrso ha avuto la sua Waterloo.
    VIN

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