sabato 18 marzo 2017

ISPIRAZIONE


Sopra una tela appena pensata
si spande un colore inesistente,
traspare il niente che resta sospeso
davanti agli occhi all'infinito;

parole senza suono si rincorrono,
si incontrano, si legano
sgrammaticate, serie
di avverbi senza
punteggiatura.

Il limite estremo dell'intelligenza
non si lascia scoprire.

Sono vicino al punto di rottura,
raggiunto il quale rimarrò
lontano da tutto,
battello senza scafo all'orizzonte:

veloce scende una notte senza luna.


***
Maximiliansau, 10 marzo 2017

***

10 commenti:

  1. E nel mare me ne andrò
    armato di pennelli e parole
    a dipingere quel cielo
    in un colore che ancora non esiste.

    ps scsa, Vincenzino... non ho resistito!
    Bravo!

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    1. Ma sì, ti scuso. Anzi ti do addirettura l'imprimatur visto che ti ho trascinato io a scrivere i tuo quattro bei versi.

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  2. Da una come me "diversamente ottimista" leggo nel tuo scritto l'avanzare di una persona che si rende conto del percorso della sua vita e' verso la meta.
    Dove i colori non son più vividi ed intensi come un quadro della frenesia di Van Gogh, ma alla quasi monocromia di De Pisis del periodo di Villa Fiorita.
    Ciao Vince'.

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    1. Splendida interpretazione Fiorella, completamente azzeccata.
      Bell'intuito, Brava.

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  3. Se guardi bene, vedrai quante immagini possono apparire su quella tela. Niente si perde per sempre,neanche ciò che non vorresti più vedere.
    Cri

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  4. Intendi quelle della fantasia e del ricordo. Sono convinto che in una parte del nostro cervello ci sia appunto una tela già intrisa di colore dove scorrono tra le tinte le immagini di tutte le cose belle e brutte che abbiamo già incontrato nel nostro cammino, e che la nostra fantasia ne forma sempre di nuove, coloratissime e fantastiche, anche se a volte traspaiono tra i colori primari anche i grigi, che sono tantissimi e in continua formazione, come le nuvole in cielo in una giornata di vento fortissimo.

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  5. il mio punto di rottura sarebbe uno switch off poetico e forse anche esistenziale ecco perché tendo a spostare l'asticella più in là per non arrivarci mai.

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    1. Sposto anche io l'asticella più lontano e più in alto possibile cercando di procrastinare nel tempo il mio punto di rottura, il più lontano che riesco. Per me si tratta sicuramente di uno switch off esistenziale, penso. Bene così, che arrivi senza lasciarsene accorgere credo faccia parte del gioco.
      Grazie delle tue parole.

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  6. Da brividi. Come dicevo da me, tu non hai bisogno di scattare un'immagine fotografica per arrivare dritto al centro.
    Di tutto questo viaggio ha senso la meta. È come un dipinto: si parte dalla tela, poi si usa una matita e infine il pennello e i colori. Il risultato sarà quello che avremo voluto.
    Un abbraccio.

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    1. Hai ragione: io voglio sempre rappresentare la mia realtà, cioè la realtà vista, trapanata e intuita attraverso i miei occhi ed i miei sensi. Per poter diventare l'occhio e il braccio del mondo, come sosteneva Paul Klee. Cioè vedo e rappresento per chi non lo vedrebbe mai un mondo diverso da quello che è a disposizione visiva di tutti.
      Quando si inizia una tela si ha spesso altra rappresentazione in testa del risultato finale, perché il pittore è spesso come lo scultore e la tela distesa, come il blocco di marmo su cui hai deciso di lavorare: la scultura è già dentro il marmo -Michelangelo dixit- si tratta di togliere il superfluo e liberarla. La pittura è già dentro la tela, farà di tutto per uscire fuori. Questa è la ragione per cui spesso ad un quadro ne seguono altri due o tre, perché l'azione di liberazione dell'immagine non è conclusa, e questo il motivo per cui a quadro ultimato -perché tu senti che è finito- non sei quasi mai soddisfatto. Ti manca sempre qualcosa. Spesso tele abbandonate perché brutte, non corrispondenti al tuo sogno ed intento realizzativo, quando te le ritrovi davanti dopo mesi o addirettura anni ti appaiono belle, a volta bellissime. Devi aver perduto il ricordo di quel che volevi ottenere in quel momento, e che non sei riucito a realizzare.
      Anche nelle poesie è lo stesso: vengono spesso da sole, tu non fai altro che trascriverle. Perché sono momenti, impressioni, espressioni captate soprattutto di notte, quando tutto è silenzio, quando lavoro io.
      Diverso è un racconto, ancor di più un romanzo, dove una trama ti costringe a camminare rasoterra.
      Un grande abbraccio.

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