venerdì 10 febbraio 2017

DONNA SENZA OMBRA


Come in un controluce fotografico
ti trapassava il sole
annerendoti i contorni,
e non avevi ombra.

Il tuo destino
generare uomini robusti;
tu lo facesti due volte
con enorme fatica,

due volte rischiando la vita
nell'estenuante travaglio.

Dopo, una serie interminabile
di giorni nutrendo quelle
piante che sembravano
appassire
nello spazio di una notte,
sempre sorpresa al mattino
che respirassero ancora.

Così, per ognuna di quelle
due vite, senza più
sonno tranquillo.

Poi, come a tutti succede,
si concludeva la tua vita
che credevamo infinita
e serro ancora
nel palmo di una mano
la tua ultima stretta.

Adesso abbraccio l'aria
dove tu già stavi
e dove non ti troverò mai più
donna senza ombra,
madre senza tramonto.


***

Maximiliansau, 9 febbraio 2017

Nell'ottantatreesimo anniversario
di una lotta che Lei vinse

***




32 commenti:

  1. Quanta tenacia, quanta forza, quanto Amore questa Donna! Abbraccio l'aria dove stavi! Ti capisco, è una cosa che ho fatto e faccio...l'Amore delle mamme arriva sempre, sono certa che arrivi anche quello dei figli! Ma...è il compleanno di qualcuno?

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    1. È come una serenata, Gabriella, suonata per mia madre che lottò ben due volte per mettere al mondo prima mio fratello, poi me.
      Sì, ieri era il mio compleanno.

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    2. Si, è evidente che il testo si riferisce a tua madre e ai suoi due parti! Ed è una serenata meravigliosa, tanto da commuivermi profondamente mentre la leggevo!
      Augurissimii per ieri ma anche per ogni giorno Vincenzo!

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  2. Cosa può chiedere di più, una madre, se non un ricordo tanto esplicito! Significa che non ha sbaglito nulla. Beata lei
    Cri

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    1. No, Cris. Non ha sbagliato proprio nulla. Lei ha per ben due volte dato anche l'anima per i suoi figli. Dopo quattordici ore di travaglio, allo stremo delle forze, al chirurgo che le diceva che non poteva salvare il bambino altrimenti sarebbe morta anche lei, mia madre rispose: "allora salvi lui". Per questo sono qui.

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  3. Una mamma è tuto e ce ne accorgiamo sempre poco, e a volte tardi. Grazie per avermici fatto pensare. Io che le dedico sempre troppo poco tempo, e dovrei, se non sapere, almeno capire, che potrebbe essercene sempre meno, anche solo per un ciao, un bacio, una carezza.

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    1. Verità sacrosanta, Franco. Lo sapevo anche prima , ma mi infastidiva la costante cura che aveva per me, le sue continue apprensioni che mi facevano sentire ancora
      un bambino. Ma più gli anni passano più quelle sue ansie mi mancano, e vorrei potermi sentire almeno un minuto bambino.
      Quando sono arrivato per raccoglierne l'ultimo respiro, non aveva oramai conoscenza. Stringevo tra le mie le sue mani calde, ma insensibili. Ho tenuto la sua mano fino alla fine, immobile dentro una delle mie. Poi, gli ultimi istanti della sua vita, ha aperto gli occhi, mi ha guardato e mi ha stretto quella mano in modo quasi convulso. Poi à andata. Sono sensazioni che non dimentichi più, Franco.

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  4. La mamma è amore. Quasi sempre assoluto, perfetto.
    Sei stato un uomo fortunato ad avere accanto una persona così. Con la mia ho un rapporto maturato con gli anni, sto recuperando distanze. Grazie, davvero.

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    1. Fortunato, certo. Purtroppo quasi sempre ti accorgi della fortuna che hai quando la persona è irraggiungibile ormai.
      Grazie del tuo grazie.

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    2. Ecco, è sempre stata questa ma mia paura, per quel che riguarda i miei genitori. Soprattutto con il passare del tempo. Sai, mi rimprovero tante cose, tra le quali il fatto che sono lontana e loro hanno trascorso molta parte della loro vita senza di me. Niente potrà cambiare il fatto che gli anni trascorsi lontano non li potremo recuperare, spero solo di riuscire a riempire la loro vita, trascorrendo con loro giorni intensi e cercando di essere vicina con il cuore.
      Difficile farselo bastare però...

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    3. È capitato anche a me. Non ero presente quando è morto mio padre. Stava meglio, ci avevo parlato per telefono al mattino. Era nato Alessandro a giugno e lui non lo aveva ancora visto. Gli dissi che partivamo l'indomani per tornare in ferie a Civitavecchia e che lo avrebbe visto. Gli dissi che somigliava a lui, ed era felicissimo. Morì durante la notte e io avevo staccato il telefono perché non svegliasse il bambino. Eravamo a Treviso.
      Ho visto mia madre due ore dopo che era morta. Ho fatto Karlsruhe-Firenze con la mia BMW 2,5 volando. A Firenze ho fatto benzina, poi ho telefonato. "Sto arrivando". Rispose mia cognata: "Fai con calma. Non c'è più".
      Nemmeno ho visto morire mio fratello, il mio idolo.
      Chissà se sarò presente quando morirò io.
      Non te li togli più i rimorsi dal cuore, anche se per tutta la vita hai fatto del tuo meglio per vederli felice.
      Non ti dare pensiero: i rimorsi te li porterai sotto la pelle finché vivi. I miei genitori sapevano il gran bene che volevo loro. Anche i tuoi lo sanno.
      Bacio

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  5. io faccio sempre gli auguri alle mamme nel giorno dei compleanni dei figli

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    1. Una cosa bellisima, che io faccio da quando ero piccolissimo. Me lo ha insegnato mio padre spiegandomene dettagliatamente le ragioni. Il giorno della nascita di un figlio è il suo compleanno, ma deve essere esaltato il lavoro duro della mamma e il senso della maternità, la sua sacralità.

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    1. Ich hatte mich gefragt wo Du geblieben warst, weil ich wuste daß das Argument für Dich interessant wäre. Da bist Du, um mir und Hir Deine Glückwunch zu machen. Sie hätte gern, ich habe auch. Vielen Dank Sabina.

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    2. ci ho messo un po' a tradurre e capire...ma ci sono arrivata

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    3. Cinque giorni per un paio di frasette innocenti? Ti facevi un sonnellino ad ogni parola?
      Io ho scritto "Sie hätte gern", lei avrebbe gradito, col condizionale perché non le avevo riferito i tuoi auguri, non perché non volessi, ma perché frullava di qua e di là per fare la perfetta padrona di casa, che a tutti pensa e trascura suo marito (!!!).
      Es ist nicht war, aber macht's Spass so zu sagen.
      In effetti glieli ho letti l'indomani. e lei ti ringrazia.

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    4. No, molto meno di cinque giorni, è che all'inizio mi sono persa d'animo...ma poi sono tornata e mi sono sfidata!

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    5. Tutto è bene quel che finisce bene.
      A proposito ti è sfuggito il mio errore di velocità: vero si scrive non war (terza persona singolare imperfetto indicativo di sein) ma whar. Tanto per essere esatti. Se un tedesco mi leggesse riderebbe.

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    6. L'avevo intuito, ma mi sono tenuta il dubbio: so troppo poco per poter contestare anche solo una parola di tedesco!

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    7. Tu sai abbastanza per poter dialogare con me. In fondo è quel che mi interessa. Se tu volessi imparare il tedesco, che è una signora lingua, ti do immediatamente un consiglio: non tradurre dall'italiano direttamente parola per parola. Così nessuno ti capirebbe, perché sono due lingue concettualmente diverse, una è latina l'altra sassone. Devi imparare a pensare come pensano loro, perchéogni lingua esprime il modo di pensare di chi la parla; chiederti perché per esempio la forma verbale va SEMPRE come ultima parola; perché trentuno è SEMPRE uno e trenta -einunddreissig- sempre così mai colì.

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    8. Giustissimo quello che scrivi.
      Però ora ti faccio ridere: un mio conoscente, appassionato della lingua tedesca e autodidatta, per rendere la diversità tra le costruzioni italiana e tedesca, prese ad esempio una frase in cui qualcuno doveva dargli notizie della sorella. In un italiano pieno di intercettazioni partenopee- dunque molto efficace teatralmente- rese così il concetto (provo a scriverlo in dialetto):
      chisse tedesche me vene a dicere t"ua sorella così cosà" e nun me dice maje u verbe...allora nun cià fazze chiù e chiede o tedesche "cazze! ma mo vu dicere u verbe pe' capì si è vive o muerte?!?"

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    9. Bella. Adesso ti faccio un esempio ba na lis si mo di cosa combini se non dici TUTTO. Tu sai che i verbi con un prefisso si scompongono nella coniugazione tranne che all'infinito ed al participio passato, eccetto quelli che iniziano per "ver", come verbieten.
      Prendiamo il verbo telefonare, cioè "anrufen", coniugato "ich rufe an" dove "an" va ALLA FINE della frase, prima del punto. Mettiamo che io voglia dire (mi è successo per questo non lo dimentico) che domattina alle nove ti telefono. Io dissi con perfetta costruzione: "Morgen früh um neun Uhr rufe ich dich", dimenticando il suffisso. Il mio amico mi guarda, riflette due secondi, poi mi chiede: "Warum sollte du zu mir kommen um mich zu rufen?" Aveva capito che sarei andato sotto le sue finestre a "chiamarlo" magari con le mani ai lati della mia bocca come megafono, perché non intuiva che io avevo dimenticando il prefisso "an" usato il verbo rufen che significa appunto chiamare a voce.
      Mancano di elasticità. Magari i giovani con la frequenza con altri giovani non di lingua tedesca si arrangiano e capiscono al volo, ma gli anziani nisba.

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    1. Bene arrivato. Sì, la sento molto. Non ho pensato allo stile, ho solo scritto quello che mi dettava il cuore.
      Prendo i complimenti di un poeta con affetto.

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  8. Versi bellissimi, travolgenti... Allora, anche tu hai un cuore??? :)

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    1. Cuore? Qui dentro c'è qualcosa che batte. Io pensavo che fossero calcoli epatici in formazione, ma adesso che me lo dici mi ci fai pensare. Non lo so Silvana, devo controllare. Domani andrò dal medico e glielo chiedo.
      Scherzi a parte: ne ho talmente tanto che lo nascondo perché sono troppo emotivo. Mi sono indurito fin da bambino perché scoprii di aver la lacrima facile -vedere un grillo calpestato non mi fece mangiare per due giorni con disperazione di mia mamma- e non volevo sembrare una femminuccia piagnona. Così l'ho messa in burla e in sarcasmo.
      Mi è rimasta appiccicata addosso come la carta di una caramella Elah.

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  9. Ciaaaaao, vecchia pellaccia d' un civitavecchiese tedeschizzato !
    Che mi dai del ruffiano se scrivo qui, coram populo, che sei bravissimo nel comporre versi, o nel dipingere tele ... o nel tenere unita, malgrado questa vita schifosa, la tua bella famiglia ???

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    1. No di sicuro, non sei un ruffiano. Faccio sicuramente molto meno fatica -a dire il vero- a scivere versi, perché trascrivo quel che mi viene su, o a dipingere che a tenere unita una famiglia al giorno d'oggi. I tuoi apprezzamenti mi onorano, Cavaliere.

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