sabato 7 ottobre 2017

POEMA SINFONICO


(allegretto)

In un sottofondo di corni inglesi
rimbalzano note sui ritmi scuri
dei contrabbassi e dei violencelli in doppia fila;
danno voce alle foreste appena toccate da venti
discontinui che lasciano vibrare
soltanto i rami più alti.
Un coro di bassi profondi accompagna
la notte che scompare,
rimbalza sulle creste delle cento colline
che circondano la vallata dove
continuo a vivere incontinente e fioco
a dispetto dei miei tanti non estimatori
riuniti in centurie attestate ai lati
delle strade in attesa del passaggio
del mio funerale.

Ho già sentito nella carne
l'urlo della terra violentata
e maledetta
penetrarmi a fondo dentro le costole;
abusivo in questo territorio desolato
non mi nascondo più
né mi proteggo:
i cani scatenatemi contro mi troverebbero
anche sepolto sotto cumuli di memorie,
di tempeste secolari, di rigurgiti
dei tanti veleni inghiottiti e mai digeriti
in cui galleggio, liquami infetti
dai quali non posso separarmi
e non riesco nemmeno a purificarmene.
Accelerando il ritmo del battito cardiaco
quel tanto che basta
a una semplice sopravvivenza
sento la terra respirare
e fremere e indugiare, inghiottendo
sapori nuovi lentissimamente per meglio gustarli,
e misurare il volume dell'aria
lasciata ondeggiare dal vento
e mai più prendere alcuna
decisione, rimanendo immobile
con gli occhi fissi alle gobbe
delle colline tutte intorno,
trattenendo il fiato
per lasciare inalterate luci e ombre,
trascurando di accorgermi delle cartilagini
di meteoriti di passaggio
che si avventano su di me,
fuoco che non riscalda
di un sole ucciso all'alba.

E adesso che ho trascritto le mie
riflessioni indigeribili la mia anima è perduta,
sacrificata ai mille demoni originali,
venduta ai diecimila santi
elevati alla gloria degli altari da un popolo
di pontefici traditori del vero Dio,
millantatori dei cento Cristi
clonati dal primo e mai crocifissi
nemmeno per gioco il giorno
della Pasqua ebraica,
nemmeno una stilla di sangue versato,
nemmeno una goccia di sudore
spremuto perché mai salirono il sacro monte.
E chi come me li disprezza viene
rinnegato da tutti e bollato di infamia.

(andante)

Cosa pensava quell'angelo
caduto a precipizio a testa in giù
mentre vedeva la terra
avvicinarsi a velocità vertiginosa
infocata meteorite di se stesso?
Gli avevano spezzato le ali,
strappato di mano il segno del comando,
scagliandolo nel vuoto assoluto
solo per avere detto un NO sonoro,
decisivo, a un comando che non riusciva a capire,
che non poteva discutere.
"Pensate con la vostra testa, diceva il despota;
discutiamone pure tutti insieme, siete
liberi di pensarla diversamente,
discutiamone dunque, purché
facciate poi quello che vi ho ordinato io"

Così aveva parlato il grande impostore,
il burattinaio massimo
e i cieli si spaccarono impauriti,
i tuoni e i fulmini si nascosero 
nelle tenebre. E fu allora che l'angelo
più luminoso di tutti oppose il suo diniego
e subito fu scaraventato nel vuoto assoluto.

Nulla pensava l'angelo in caduta, tutto malediceva
chiedendo alla sua Sorte di conficcarlo
nel cuore della terra
dove rimanere in eterno senza più nulla vedere,
senza più nulla sapere, ma il suo
crudelissimo creatore altro aveva previsto
per il suo figlio ribelle, il più intelligente,
il geniale, quello ancora più bello di lui
e lo lascia planare al suolo
che gli divenne soffice sotto i piedi
perché in eterno dovesse
disperare lo splendore della casa perduta.
Da allora ci sono momenti
in cui tutto accade e niente succede
e quella fu la prima volta che da allora
si ripete sempre più spesso.
Santi misteriosi e arcangeli asessuati
si sono infiltrati da quel fatale momento
nello spazio lasciato libero
dall'angelo caduto
mai raggiungendo però le vette
e gli sprofondi del primo e unico
e irripetibile.

(adagio)

L'hanno costruita da tempo questa strada
solamente in salita,
per scendere bisognerebbe retrocedere,
indietreggiare, rinunciare.
Questa è una strada per uomini
decisi, per donne di cosce solide
e carattere ferrigno;
questa è una strada dove non
si può dire ne ho abbastanza, mi fermo
qui, andate avanti voi senza di me.
Più tardi passeranno 
autobotti blindate che succhiano
tutti quelli fermi ai bordi
della strada, nel loro pancione
gonfio li inghiottono e dopo
non se ne saprà più niente.
A questa strada la Sorte
ci ha consegnato ma non dobbiamo
maledire la Sorte, non serve a nulla,
ché tutte le strade qui
sono uguali a questa.
Bisogna arrivare alla fine della
salita senza più chiedere notizie,
senza sapere cosa troveremo.
Forse il palazzo dell'oro,
forse il precipizio definitivo,
ma a nulla servirebbe appurarlo adesso,
ché non si può evitare di salire
fin lassù, inutile qualsiasi 
precauzione, ma avanzare decisi
senza fermarsi nemmeno per bere un sorso
d'acqua, senza chiedere, senza
lasciarsi sorprendere da nulla.

Intanto muore il pianeta soffocato
dall'indifferenza, inaridito
dalle ustioni dell'antica stella
non più amica, che gli succhia
umidità e umori dalle vene,
appiattito dall'effetto serra,
dal mare che si innalza
per via dei miliardi di metri cubi
di ghiacci polari disciolti
mentre appena sotto la coltre dei veleni
enormi schermi oleografici
trasmettono ininterrottamente
le curve della morte che si impossessa
delle ultime prede accessibili.
Alzando il naso potrebbero tutti osservare
la lenta agonia di quello
che fu definito il pianeta blu,
la prima meraviglia dell'Universo,
ma tutti procedono a capo chino
e nessuno sembra avere più voglia
di conoscere quello che capiterà domani.

(vivace)

Discolparsi di fronte al creato
è un atto dovuto quando si prende visione
dei millenari danni arrecati
per ambizioni personali,
orgogliose rincorse all'effimera bellezza
idealizzata magari da artisti inconsapevoli
deturpando tesori naturali,
rapinando al sottosuolo pietre
preziose e metalli raffinati
per questo distruggendo
ciò che in milioni di anni di solitudine
il tempo aveva abbarbicato a rocce
profondissime e silenti.
La natura violentata
non si ribella e non impreca
né condanna.
Si libera dei suoi dolori e delle sue delusioni
emettendo note musicali
coi suoi mille strumenti:
lascia stormire come flauti bassi
le sue foreste
sollecitate in cento direzioni 
da venti modulatori
e consensienti, autori di flessioni
ritmiche, allegre ma non troppo,
audaci, mai ripetitive
non orecchiabili dai silenzi del cosmo;
danzano immagini goffe
irriducibili, smembrate,
sogni decapitati all'alba,
tentativi di cogliere
significati da ombre che nessuno ne danno;
li mantiene vivi
l'illusione di poter sempre uscire vittoriosi
da qualsiasi conflitto,
che è il tallone di Achille
di questo nostro vivere sgangherato.
A guardarle bene sono offuscate
sagome di memorie lontane
profanate ogni notte,
seni vizzi di donne mai esistite
che versano liquido acido e maleodorante
che non è colostro ma veleno
per distruggere neonati.
Nessuno gode di questi immondi spettacoli,
nessuno però se ne duole veramente,
la cosa è accettata per buona,
per una calamità necessaria, come tante
con inumana insensibilità,
con sadica indifferenza, col piacere
di chi vede che il male è comune
e la sofferenza dilaga trionfante,
e poi affacciarsi tutti sul mare della morte
magari per scaricarvi vagonate
di corone di fiori a rinfrescare lo spirito
galleggiante di migliaia di morti annegati
che si lamentano ancora,
e il murmure si fonde allo sciabordio
delle onde sullo scafo del battello che abbiamo
noleggiato con tutta la squadra televisiva
per fare la nostra porca figura
sul telegiornale delle venti e trenta.
Gli occhi puntati sulla cresta delle onde
a catturare ombre di bambini annegati,
i microfoni affondati sotto il pelo dell'acqua
a cogliere l'ultimo borbottio dei morti.

"Mare.
Non avevo mai visto il mare, capotribù.
Pensare che mi avevano detto
che fosse blu.
Invece è nero, nerissimo questa notte
come il colore della
mia pelle.
Il gommone che mi reggeva a galla
è affondato da qualche parte
e in questo mare io non mi ero
mai mosso prima.
Invento tutto e per un po' 
galleggio, ma devo muovermi
non riesco a star fermo
e subito affondo.
Non si riesce a respirare
qua dentro
e io adesso incomincio
a galleggiare dentro questo
mare,
sopra e sotto lo sento
e tanti stanno come me.
Io adesso mi sento mare, capotribù,
ora son io mare, io e questi
fratelli miei
ed è meraviglioso
lasciarsi andare verso il fondo
senza soffrire, senza affannarsi, senza
pensare più a niente,
solo guardare
il mio fondale
del mio mare
che accoglie me abbracciandomi
come un fratello"


*****
Scritta tra aprile e agosto 2017;
finita di assemblare il 6 ottobre 2017
a Maximiliansau







39 commenti:

  1. Dante, ma quanta poesia ci hai messo in questi versi?
    Sono vibranti, toccanti, zeppi di riferimenti che però diventano universali e da te esulano verso tutti i lettori...
    Sono senza parole!
    Un grande abbraccio,
    Luzia :-)

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    1. Grazie Luc ma hai scomodato un nome tanto grande che mette paura. Sì, so di avere scritto una bella poesia, lo sento dentro, ma nessun paragone con Chi decollò verso l'infinito irraggiungibile. Grazie per il tuo bellissimo commento.
      Ricambio l'abbraccio immediatamente.

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  2. Abbiamo aspettato a lungo ma ne è valsa la pena. Un capolavoro ecco. Grande Enzo, da inchinarsi😘😘😘

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    1. Sono io ad inchinarmi dinanzi a chi, come te, mi segue da sempre con grande affetto. Te lo posso dire: l'ho riletta tre volte prima di postarla ed alla fine, per la prima volta, ero veramente appagato, per aver scritto prorio tutto quel che volevo che voi leggeste.
      Le tue parole, che so sincere, mi fanno un gran bene.
      Un abbraccione.

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    2. Io posso essere solo così: sincera.

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    3. Questa è una delle tante ragioni per cui ti voglio bene.

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  3. Epperò!!!!!
    Magari DAnte no ma quasi :)
    Scherzi a parte Vincenzo i miei complimenti. Versi forti e profondi. VErsi della vita di tanti e di tutti i giorni.
    Chapeau!

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    1. Eh sì, Pat, qualche volta s'ha da essere seri. Quel tuo "quasi" mi ingrifa. Mi piace molto. Vuol dire che la prossima "cotta e mangiata" te la dedico proprio come desideri tu, parola per parola. Ciau.

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    2. Ciantin... mi haai scritto mail sull'indirizzo del blog? Scusa la domanda ma su quella mail ricevo tanto di quello spam che non sono mai sicura.
      Se mi confermi. La apro.
      Ciaoooo Beatr... ops... Pat

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    3. Io sono convinto di avertela già spedita, ma non la trovo tra le "gesendet", cioè le spedite. Per cui te l'ho rispedita. D'altra parte non avevo ricevuto alcun riscontro da parte tua, che certamente me lo avresti fatto. Per cui delle due l'una: o non hai aperto, oppure ho dimenticato di cliccare l'invio. Qualche volta mi capita. Adesso però l'ho spedita, per cui puoi aprire. Magari sono due uguali. Sì uguali. Leggi e capirai perché.
      Ciao Beatr...ops...Pat.
      VIN...ops...Enzo
      ah ah ah ah ah ah

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    4. Apro subito allora!
      Grazie infinite e scusa ma sulla mail del blog c'è tanta di quella munnezza che non mi libero più e coi virus che circolano prima chiedo sempre.
      No, confermo. Non ho ricevuto altro.
      Bacioooooooooooooooooooooooooooooooo

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    5. Attenta ai virus. Non aprire mai mail di ignoto uno, due o tre fino a ignoto mille. Sono bravissimi nel nascondere sti virus del controcazzo. Tu che ne hai in casa potresti far fiutare le mail in arrivo, diciamo misteriose, dai tuoi gatti.....
      Ciao Beatr...ops...Pat.
      VIN...ops...Enzo.............ah ah ah ah

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  4. Ciao Vincenzo!
    Ci affidiamo ai grandi impostori nella speranza che sappiano, almeno in parte risolvere il problema...
    Ahimè, non sempre nonostante la fiducia che a loro doniamo ci riescono ad apparire come tali
    Baci

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    1. I grandi impostori, come li hai chiamati, vanno e vengono e tutti, sottolineo TUTTI, vogliono farsi solo i propri interesi e quelli dei loro amici. Non esiste nel quadro politico itaiano uno "statista" alla Alcide De Gasperi, alla Helmut Kohl, gente così sembra non nascere più e nemmeno politici accorti e capaci. Non resta che appellarci alla famosa stellona nostrana, quella che qualche volta ci ha dato una mano. I più attenti la chiamano col suo nome: CULO.
      In questo momento non ne abbiamo.
      Grazie Claudia, sei sempre la benvenuta.

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  5. Vincenzo mio,
    mi sono a tratti persa ma non è colpa tua, solo mia.
    È un continuo strazio, non so...una musica che non mi piace.
    Abbraccio carissimo ed i miei complimenti sono inutili, posso dirti solo, grazie.

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    1. Ciao sorellina di Maria. Sai che mi fai tanta tenerezza quando mi dici che ti sei persa..."ma non per colpa tua, solo mia". Era forse troppo lungo? Troppo complesso? Quel continuo strazio non ti piace? A nessuno piace, ma sembra che noi se non stiamo nella cacca non stiamo bene e continuamente ci complichiamo la vita. Troppi cavilli, troppa disonestà, troppe bugie. La stupidità di un uomo si misura dalla "qualità e credibilità" delle sue bugie. Ci sono bugie che ti fanno sorridere, altre che ti mandano in bestia, tipo quelle elettorali di quello sgangherato ministro dell'Economia che annuncia a tutto tondo che..."stiamo uscendo dalla crisi"...e non si vergogna neanche un po'.
      È una musica che fa schifo, sorellina, fa schifo in tutti i sensi, perché IN EFFETTI a casa nostra NON FUNZIONA NULLA. E darci da bere simili corbellerie significa avere quotato il popol nostro una massa di pecore belanti e deficienti.
      Ti abbraccio, carissima, con vero affetto.

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    2. E come darti torto Vincent...poi come lo esprimi te...tanto di cappello! ;)*

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    3. Se ti riferissi alla poesia ti risponderei "grazie, sei un'intenditrice"; se invece tu facessi riferimento alla disanima sulla nostra situazione politica ti direi che te ne intendi, visto che paghi le tasse e le gabelle.
      Ciao sorellina.

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  6. Sono lieta che tu sia tornato a noi amici più impetuoso che mai con versi a suono di una musica che riesce a penetrare in profondità e sconvolge l'anima.
    Cri

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    1. Era il minimo che io potessi fare dopo tanto lunga assenza dal mio blog, non ti pare? Pensa che stavo in ospedale e prendevo appunti scrivendo le frasi che mi ballavano davanti agli occhi. Ma l'ospedale era un posto come un altro, avevo quei lotivi in testa da un paio di mesi forse da anni e volevo scriverli, li avrei scritti anche in cima all'Everest.
      VIN

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  7. Stupenda, più che una poesia è un breve poema dell'anima, un viaggio nell'infinito fra tenebre e luce.
    Mi fai venire in mente una canzone di Vecchioni, "L'ultimo spettacolo" dove dèi crudeli, navi fenici ed eroi vittime del destino prendono vita proprio come nei tuoi versi.
    Bravissimo, amico mio!

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    1. Bella interpretazione, la stessa che le ho dato io. Ci ho pensato un sacco prima di postarla, perché sentivo che il tema era troppo importante. Per questo le ho dato quel titolo e l'ho suddivisa in tempi musicali. A forza di rileggerla mi sono convinto che era estremamente sincera e che potevo esternarla.
      Non conoscevo la canzone di Vecchioni, ma anche lui secondo me più che un cantante è un poeta.
      Grazie Fran.

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  8. Profondamente commossa, e ho detto tutto!

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  9. Un primo movimento degno del miglior Trilussa nonostante non sia in dialetto. Ho amato tantissimo l'idea di un Lucifero cacciato dal Paradiso non perché cattivo, perverso e feroce ma solo perché spirito libero non disposto a piegarsi alla dittatura del Creatore. Struggente nelle liriche e nei contenuti è l'Adagio per arrivare ad un finale travolgente ed intenso. Sei tornato col botto, e sono veramente felice per questo!!!!

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    1. Ho sempre visto la cacciata di Lucifero come una violenza di chi tutto poteva, dittatore assoluto ma non perfetto. Non avrebbe avuto bisogno di dannare un suo antagonista se fosse stato essere perfettissimo, come di lui scrivono.
      Quello che tu pensi della mia poesia e quello che io penso della tua è oramai a entrambi noto. Io ammiro e apprezzo molto ciò che tu scrivi e come lo scrivi, e tu fai altrettanto con me. Siamo una buona squadra. A volte mi commuove leggere ciò che scrivi su di me.

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  10. Quel "sei tornato col botto", come ha scritto Daniele, rende benissimo l'idea, in ogni senso.
    E noi siamo contenti, contentissimi di rivederti in questa forma smagliante.
    Hip!Hip!Urrà!

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    1. Ho disinnescato la mina vagante. Questa poesia, nata in un momento piuttosto tribolato, era diventato il tormentone delle mie serate. Non riuscivo a pensare ad altro e non riuscivo a metterci mai mano. Gli appunti erano sparsi -alcuni al limite della leggibilità- su tre bloknotes, con l'aggiunta di alcuni tovaglioli di sostegno uno imbrattato di vino, che non essendo nemmeno numerati andavano clonati e risistemati. Ero sul punto di buttare tutto nel bidone della spazzatura dopo aver triturato i fogli per non lasciarmene più tentare, quando la nottebtra il 5 ed il 6 di ottobre con rabbia ho cercato -fortunatamente con successo- di rientrare nell'atmosfera che mi aveva prodotto quelle sensazioni iniziali. Bella o brutta che fosse volevo che venisse alla luce. Per fortuna non mi è venuto sonno.
      Grazie per il tuo entusiasmo.

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  11. Felice di leggere questa bellezza, mi piacerebbe commentare ogni passo, tocchi così tante cose...e vai da te agli altri e a tutto il mondo...da rileggere con più calma, mi dico :)
    Sei tornato alla grande Vincenzo, non avevo dubbi :)
    Un abbraccio

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    1. Sì, sono contento di avere ripreso un dialogo con chi di poesia s'intende perché ci vive dentro da una vita, come te.
      So pure che la rileggerai con calma, magari mandandomi poi le tue impressioni a posteriori. Ci tengo.

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  12. Ecco un'opera sinfonica che va in crescendo, trasportando il lettore con le parole attraverso una musica dell'anima che si conclude con uno spettacolare finale.
    Qui ci vuole un applauso a scena aperta!

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    1. Ciao Ofelia. Sei accaldata? Hai perduto un po' di voce? Mi stavo preoccupando da quando ho saputo che cavalcavi le onde dell'Atlantico a 165 all'ora e che ti accingevi a sconquassare le terre albioniche. Bellissimo, mi sono detto. ci pensi lei a dare a quei matti il contentino per il loro Brexit....ah ah ah ah ah
      Bene arrivata, ti aspettavo. Grazie per gli applausi e.....dimentica lo scherzetto.

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  13. Più la leggo e più è stupenda, dolorosa e vera...nel senso che dipinge egregiamente il nostro passaggio sul pianeta blu...le foreste suonano soltanto nei rami più alti...almemo così sembra, ma sotto a questi tante anime, che continuano a salire senza neanche fermarsi per bere, cantano, forse non ancora uditi, o non da i più,  il loro canto d'Amore...fino alla cima, alcuni fino al mare per giocare ancora la "speranza", carta irrinunciabile, ...un mare che si alza di livello grazie a noi.  E il tempo inesorabile che passa, avvicina il ritorno alla terra, alla casa...ma non si conta, e meno male!
    Quell'angelo caduto, monito ad obbedire, voce fuori dal coro.
    E la politica e le religioni, dentro o fuori, e chi ci sta a metà, forse un burattinaio eccolo là. Così Gesù, e non solo lui, manipolato e crocefisso ancora.

    Ma in realtà commentare questo tuo poema è quasi un affronto, come decodificare sensazioni che in questo perderebbero parte di quel che sono, incasellate, racchiuse in una definizione...che poi...vorresti forse commentare ciò che è sentito sulla pelle, dentro al cuore...ho iniziato a commentare più volte ma poi ho sempre desistito...e allora sono qui solo per apprezzare...struggente, bellissimo poema il tuo, ci respiro dentro il dolore e la rabbia per ciò che la nostra specie ha fatto e fa, agli altri e a sè stessa...ci respiro dentro amore...

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  14. Le tue straordinarie parole mi hanno costretto a rileggerlo 'sto poema. Come fosse nuovo, letto a voce alta con le pause al posto dovuto. Hai ragione. A volte mi viene rabbia rileggendo cose mie più o meno antiche perché avrei potuto scriverle meglio. A volte mi viene paura, un senso di sgomento di fronte alla rivelazione di essere riuscito a scrivere cose così. Ne sarò ancora capace?
    Ma questo importa assai poco agli altri, importa solo a me, egoisticamente. Eppure è noto che si possa vivere soltanto di aria ed acqua, non necessitiamo di pane e companatico in abbondanza, ma di ossigeno ed acqua. Quel che ho scritto resta, e in qualche parte di me giace ancora materiale simile. Basta scovarlo, ma anche se non ci riuscissi non dovrei per questo rompermi la testa se anime sensibili come la tua arrivano a dire che "...commentare questo tuo poema è quasi un affronto...commentare ciò che si è sentito sulla pelle, dentro il cuore...struggente, bellissimo poema il tuo, ci respiro dentro il dolore...ci respiro dentro amore..."
    Grazie con tutto il mio cuore, Gabriella.

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