mercoledì 3 maggio 2017

LO SPECCHIO GRANDE


In piedi di fronte
allo specchio grande del mio bagno
con una tazzina di caffè
nella mano sinistra.

Ma io non sono mancino.

Niente zucchero, puro aroma amarissimo,
è molto caldo il caffè, esce
vapore dalla tazza.

Mi gratto un orecchio, mi passo 
una mano fra i capelli,
sempre la sinistra;
insisto.

Dall'espressione della mia faccia
si nota che sono indeciso:
mi faccio la barba subito
oppure domani?

Adesso.

Mi insapono le guance, poi
incomincio a passarci
il rasoio.
Sempre con la sinistra.

Bevo il caffè che è diventato freddo,
tengo la tazzina con la sinistra.
Ricomincio a radermi.

Tutto faccio con la sinistra.

Ma io non sono mancino.

Mi guardo la mano che regge
il rasoio: è la destra.

Sto davanti allo specchio
come i due King di picche di un mazzo
di carte da ramino francesi,

sopra e sotto
capovolti
inesorabilmente.


***
Maximiliansau, 22 marzo 2017

***










16 commenti:

  1. Verità speculari ed ingannatrici. Due figure entrambe stanche ma entrambe appartenenti ad un unico soggetto, te stesso, ossia la tua personalità il tuo modo di essere, le tue emozioni i tuoi pensieri. e le proprie fragilità Lirica da immagini di vita quotidiana da cui prendere spunto per una riflessione esistenziale. Solo tu potevi fare questo parallelismo e comporlo in versi che toccano l'anima.

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    1. Non so capire se tu sia più bravo nello scrivere le tue poesie oppure nell'interpretazione delle poesie altrui, le mie in questo caso. Ti sto facendo un complimento perché azzecchi sempre gli angoli nascosti. Adesso tutti sono in grado di leggere e vedere la bellezza dei tuoi versi, ma solo un autore può dire quanto tu abbia capito dei suoi. Hai capito il significato intimo e non era semplice, perché io "da immagini di vita quotidiana" ne traevo spunto "per una riflessione esistenziale", come tu hai brillantemente evidenziato. È un'emozione leggerti, ogni volta, sia che tu componga una tua lirica, sia che tu commenti una mia. Grazie.

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    2. Ti ringrazio per questo tuo commento. Le tue poesie mi entrano nel sangue e le sento le avverto le respiro immediatamente.

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    3. Me ne sono reso conto e mi fa un piacerone. D'altra parte io lggendo le tue poesie ho capito qualcosa che in tanti anni mi era passata sotto il naso scappando via: che si può e si deve parlare sempre tra i denti, che poesia non è solamente lirica, che poesia è vita vissuta e da vivere, che poesia non deve sempre e solo guardare al passato ma anche al futuro e naturalmente al presente. Forse l'avevo inconsciamente dentro, ma è un dato di fatto -e di questo te ne do ampiamente il merito in esclusiva- che solo leggendoti ho capito e tirato fuori dalla palude certi motivi, e te ne rendo grazie e il merito.

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  2. Bellissimo Vincenzo...non ho parole. Ciao.

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    1. Avere lasciato senza parole una donna bella, anzi bellissima, ragazzi ammettetelo, questo è da iscriversi nel libro dei primati.
      Scherzo naturalmente, ma mi fa piacere. Ciao sorellina di Maria.

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    2. La bellezza è inutile Vincenzo...grazie.
      Ciao carissimo.

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    3. Mica tanto. Direi che è più utile la bellezza che la bruttezza. Certo che se poi la bella del momento è contemporaneamente un'oca giuliva la bellezza conta poco.
      Ciao sorellina.

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  3. Mi è venuto un brivido quando ti sei grattato la testa con la mano che reggeva la tazzina.. ..si lo so.. ma qualcuno che spoetizzi frantumando le malinconie riflesse in quello specchio.. ci vuole pure.. ;)

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    1. Non ti preoccupare, ti ho capito. Anche io nel mio piccolo spoetizzavo tutto -chiedendo venia per l'accostamento- soprattutto Dante, Carducci e Leopardi. Ma come fai a non tenerti la pancia leggendo versi come "Io sol combatterò/ procomberò sol io" vedendo lui gibboso e col fiatone per fare due scale battersi come nu lione contro tutti l'inimici della patria nostra?
      Quindi facciamoci pure due risate, che fa sempre bene. Ciao Franco.

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    1. Mi fa piacere assaje. Trattamela bene, mi raccomando. È un po' schifiltosa, ma tanto generosa...e poi...lo sai, è una delle pochissime che mi ha mandato in bianco. Per questo mi sta tanto simpatica. Adesso passo,

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  5. L'eterno dualismo dell'uomo. Essere e non essere, Volere e non volere. Dare o non dare.
    Per fortuna però poi la maggior parte delle persone sceglie.
    Ed ecco che il dualismo viene mandato a stendere e se ne torna bono bono in un cassetto della mente. Fino alla prossima volta.
    Ciaoooo

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    1. Bella interpretazione, non c'è che dire. Ripensandoci dentro ogni uomo c'è un eterno movimento di risacca: to be or not to be, sein oder nicht sein, wollen oder nicht wollen. Molti rimangono impantanati a metà guado e lì restano balbettando tutta la vita. Altri decidono e vanno.
      Sono i pochi che hanno raggiunto un traguardo alla fine, ma mai esserne troppo certi.
      Ciao Pat.

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  6. Mi sei sembrato (almeno per un momento) la protagonista di una delle mie fiabe preferite, Alice.
    Sì lei, con quello sguardo tra il furbo e l'intelligente che provava a capire cosa avesse davvero di fronte.
    Pronta ad attraversarlo quello specchio, per arrivare fino in fondo.
    Io sono mancina.
    Smack.

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    1. Buon ritorno sorellona della sorellina di Maria.
      Io come Alice? Mi stai facendo un complimento. Io il personaggio Alice me lo sono studiato ben bene per capirci qualcosa. È una fiaba per bambini ma ha una sua enorme valenza per coloro che bambini non lo sono più. C'era una stanza con gli specchi se ricordo bene.
      Io ho sempre avuto sensazioni polivalenti dvanti ad uno specchio, forte soprattutto di un esperimento fotografico che ho imparato da mio padre. Tagli una faccia a metà e replichi la metà sinistra per esempio sulla destra e così fai con la metà destra che replichi specularmente sulla parte sinistra: ottieni due facce diverse, a volte in modo assai incisivo, diversità evidenti.
      Attraversare lo specchio per arrivare a scoprire ignote verità.
      Sei mancina? Una volta si diceva che i mancini fossero falsi. Affatto vero, solite leggende metropolitane. Sono amico da una vita di un mancino.
      Tu sei una normalissima destrorza che da piccolina, seduta sul tuo seggiolone, hai attentamente osservato i movimenti di tua madre ripetendoli specularmente, mentre tua mamma rideva e non ti correggeva. Non esiste il mancino nato, ma quello specularmente costruito. Ogni riferimento a Maradona è casuale e non prova il contrario. Chi da piccolissimo inizia a fare le sue cosine con la mano sinistra, poi più grande esercita una pressione cerebrale sulla sua parte sinistra in generale. Il fatto che i mancini siano molto più bravi -quasi sempre- nel controllo palla dei normodestri, significa appunto che c'è stato un notevole sforzo cerebrale che ne ha accentuato migliorandoli i risultati.
      Doppio smack.

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